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Una canzone per accogliere i rifugiati

4 Dicembre 2017

Nyaluak è un operatore psicosociale. Ogni mattina, conduce la sessione di benvenuto con un volontario della comunità di rifugiati nel campo di Nguenyyel, che ospita oltre 82.000 sud-sudanesi.

Mentre madri e figli si siedono su panche di legno all’ombra di una tettoia fatta di ramoscelli, Nyaluak prende un megafono. Spiega il mandato di Azione contro la Fame e gli aiuti che vengono forniti dai membri del team per combattere la malnutrizione. In molti non hanno idea di come funziona il campo, quindi gli vengono fornite informazioni su dove trovare acqua potabile, dove ottenere materiale per costruire i loro rifugi, come ottenere la carta d’identità per rifugiati e altre informazioni riguardanti le numerose organizzazioni che lavorano nel campo.

La folla comincia a intonare la canzone di Azione contro la Fame, guidata dall’assistente della comunità balzato davanti al gruppo di 80 persone. “Abbiamo progettato questa canzone perché alla maggior parte delle persone la musica rende più facile ricordarsi le cose. Tutti conoscono la sensazione di una musica che ti resta in testa. Inoltre, è nella loro lingua madre e cantare insieme porta un po’ di gioia a queste persone. I testi parlano di come Azione contro la Fame può aiutarti se tuo figlio è malato di malnutrizione e dà consigli su pratiche di cura come l’allattamento al seno esclusivo,” aggiunge Nyaluak.

Il campo di Nguenyyel è uno dei sette campi profughi della regione di Gambella, vicino al confine con il Sud Sudan.

Dal dicembre 2013, la guerra civile che infuria nel Sud Sudan ha provocato lo sfollamento di migliaia di persone, con oltre 2 milioni di rifugiati e richiedenti asilo nei Paesi limitrofi di Uganda, Sudan, Etiopia e Kenya. La regione di Gambella ospita attualmente più di 398.000 persone, principalmente donne e bambini, una cifra che eguaglia la popolazione etiope locale.

Dopo la sessione di benvenuto, madri e figli si mettono in fila di fronte a uno degli edifici semi-permanenti di lamiera dove vengono distribuite le razioni di cibo. La zona  si è allagata due settimane fa e il terreno è diventato fangoso. La maggior parte delle persone indossa infradito di plastica, e per loro fare un passo significa sprofondare nel fango.

I bambini sotto i cinque anni vengono sottoposti a screening per la malnutrizione. Quelli che ne soffrono, ma non sono affetti da altre malattie come malaria o diarrea, sono presi in carico attraverso il programma terapeutico ambulatoriale.

Dopo che l’équipe medica ha completato i test e fornito consigli nutrizionali e di cura ai genitori, i bambini tornano a casa con una quantità di cibo terapeutico pronto per l’uso per una settimana. La pasta spessa di cui è fatto il RUTF (Ready to use therapeutic food, o cibo terapeutico pronto all’uso) contiene tutti gli elementi nutrizionali che devono essere recuperati.

Devono tornare tra una settimana, cosìcché gli operatori sanitari possano controllare la salute del bambino,” spiega Lemma, responsabile del programma Nutrizione per Azione contro la Fame. “Vedremo se il trattamento funziona e se il bambino sta ingrassando. Altrimenti, cercheremo di capire perché il bambino non reagisce al trattamento. A volte, questo ci porta a visitare la famiglia. Spesso le madri capiscono il funzionamento della terapia, ma pensano che non sia un problema condividere il trattamento con altri bambini nella famiglia. In questi casi,  gli spieghiamo perché è importante che il bambino malato riceva tutto il trattamento“.

Il programma terapeutico ambulatoriale è progettato per bambini malnutriti che possono essere curati a casa. I bambini con complicazioni mediche come diarrea e malaria, invece, vengono riferiti al centro di stabilizzazione, che opera 24 ore al giorno, sette giorni alla settimana.

Nella regione di Gambella, Azione contro la Fame lavora sia nel campo profughi che all’interno delle comunità etiopi locali per prevenire e combattere la malnutrizione. Le nostre attività sono sostenute dalle attività di protezione civile e umanitaria della Commissione europea (ECHO), dall’Ufficio delle popolazioni, dai rifugiati e dalle migrazioni (BPRM), dal Global Affairs Canada (GAC) e dall’Agenzia svedese per la cooperazione internazionale allo sviluppo (SIDA).

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