Storicamente tutte le guerre hanno portato fame e l’hanno usata come arma. Il mondo sta cercando di dotarsi di regole per porre dei limiti a questa situazione.
Ogni giorno da 4 anni, Ibrahim Sangare percorre centinaia di chilometri in sella alla sua moto per raggiungere i villaggi di difficile accesso nella regione del Kita, in Mali. Il suo compito è supervisionare gli Operatori Sanitari di Comunità che sono stati formati da Azione contro la Fame per individuare e curare la malnutrizione acuta all'interno di queste comunità remote.
La crisi alimentare che di solito si verifica nella regione subsahariana tra giugno e settembre, quest’anno metterà 10,8 milioni di persone a rischio di fame.
"Vista l'esacerbazione dei conflitti e l'intensificazione delle operazioni militari nel nord e nel centro del paese, lo spostamento di civili continua ad aumentare mentre le nostre capacità di risposta come operatori umanitari si stanno affievolendo", si preoccupa Prince K. Lumueno, responsabile del programma di emergenza per il Consiglio Norvegese per i Rifugiati in Mali. Dal gennaio 2019, più di 87.000 persone sono state sfollate nel Mali centrale e settentrionale.
"È inaccettabile vedere bambini che muoiono di malnutrizione ancora oggi", dice Allaye Tembely, vice-direttrice della base di Kita di Azione contro la Fame in Mali. Tre milioni di bambini muoiono di malnutrizione ogni anno. Le cause sono complesse.
Fatumata ha 2 anni e vive a Kourougue, uno sperduto villaggio in Mali. Oggi è in perfetta salute, ma qualche mese fa avreste stentato a riconoscerla: non si reggeva in piedi e faticava a respirare, ma la sua famiglia non capiva cosa avesse. A riconoscere i chiari segni della malnutrizione è stata Hawa, una vicina di casa.
I nuovi scontri tra gruppi armati non statali nel nord del Mali, che hanno provocato più di 70 morti alla fine di aprile, hanno portato a massicci spostamenti di popolazione nella regione sud-occidentale del Niger. La violenza sta aggravando la competizione per l'accesso e il controllo delle risorse naturali, già scarse durante la "stagione della fame" tra giugno e settembre.
Non è un caso che, nello stesso momento in cui la fame tornava a crescere per la prima volta negli ultimi decenni, il numero di rifugiati e sfollati nel mondo è salito a 66 milioni di persone. Una delle forme di fame che le guerre portano è infatti legata ai massicci spostamenti di persone in fuga dalla violenza. Insieme alla loro casa, abbandonano il loro mezzi di sostentamento, diventando completamente dipendenti dalla solidarietà delle popolazioni ospitanti o, se riescono a raggiungere un campo profughi e ottenere lo status di rifugiati, dagli aiuti internazionali.
Ogni anno la stagione della fame si ripete nel Sahel tra giugno e settembre, minacciando la vita di migliaia di bambini. Quest'anno tutte le segnalazioni sono salite alle stelle: si teme una siccità  ancora peggiore di quella del 2012, quando c'è stata una delle più grandi crisi alimentari degli ultimi anni.Â