Dal 25 agosto, in soli tre mesi, oltre 620.000 rifugiati Rohingya sono fuggiti dalle violenze e dalle persecuzioni in Myanmar in cerca di sicurezza nel vicino Bangladesh.
Sei su dieci di questi rifugiati sono bambini. Vivono nei campi del distretto meridionale del Bangladesh, Cox’s Bazar, e la maggior parte di loro è sopravvissuta solo grazie ai servizi delle organizzazioni umanitarie autorizzate ad operare nella regione. Il ritmo e la portata di questo movimento hanno spinto le Nazioni Unite a definirlo “la crisi dei rifugiati in più rapida crescita nel mondo”, un fenomeno che mostra pochi segni di diminuzione. All’inizio del mese, in soli due giorni 2.800 persone hanno attraversato il confine con il Bangladesh.
La maggior parte dei rifugiati è fuggita solo con i vestiti che indossavano. Migliaia soffrono la fame e molti bambini non sono stati vaccinati per il morbillo o il colera. Ora dipendono dagli aiuti umanitari per soddisfare i loro bisogni primari. Le condizioni di vita nei campi della regione di Cox’s Bazar in Bangladesh, dove è arrivata la maggior parte dei rifugiati, sono particolarmente difficili. Il sovraffollamento, le scarse condizioni igieniche, la mancanza di accesso all’acqua potabile e le forti piogge hanno intensificato il rischio di un’epidemia di malattie trasmesse dall’acqua.
BAMBINI IN PERICOLO
La valutazione di Azione contro la Fame nei campi profughi di Cox’s Bazar ha rilevato che il 7.5% dei bambini soffre di malnutrizione acuta grave, che può essere mortale. Si stima che 40.000 di questi bambini rischiano di perdere la vita.
La maggior parte dei rifugiati Rohingya sono minorenni: comprendono tra il 55 e il 58% della popolazione totale di rifugiati. I bambini nei campi affrontano un alto rischio di abusi, negligenza, sfruttamento, traffico di esseri umani e discriminazione, nonché gravi minacce alla loro salute.
Le condizioni per bambini e adolescenti sono deplorevoli. Molti rifugiati non hanno altra scelta che creare ripari di fortuna sulle strade o dormire all’aria aperta, vicino a campi, strade e foreste. L’enorme afflusso di rifugiati in soli 100 giorni è stato travolgente per la comunità umanitaria di Cox’s Bazar. I nuovi arrivati sono estremamente vulnerabili, traumatizzati e hanno bisogno di assistenza immediata per soddisfare necessità di sopravvivenza quotidiana come cibo, acqua, riparo, servizi igienici e assistenza sanitaria di emergenza.
LA RISPOSTA DI AZIONE CONTRO LA FAME
Dall’inizio della crisi di fine agosto, le équipe di Azione contro la Fame sono presenti a Cox’s Bazar per rispondere alle esigenze di afflusso di rifugiati in collaborazione con l’UNHCR e il governo del Bangladesh. Negli ultimi tre mesi, abbiamo aumentato le nostre attività per soddisfare le crescenti esigenze e ricopriamo una posizione di leadership nella fornitura di nutrizione di emergenza, di acqua potabile e di servizi igienico-sanitari.
Negli ultimi 100 giorni, Azione contro la Fame ha:
- distribuito più di 1.237.586 pasti caldi al giorno ai rifugiati in campi di fortuna
- esaminato quasi 175.000 bambini sotto i cinque anni di età per malnutrizione
- fornito assistenza alimentare a quasi 9.000 donne incinte e madri che allattano
- costruito 2.000 latrine di emergenza nei campi profughi di Kutupalong e Balukhali a Cox’s Bazar
- fornito più di 2.300.000 litri di acqua potabile alle persone bisognose
- mobilitato più di 200 operatori umanitari e 700 volontari per rispondere a questa emergenza