Lo scorso anno quasi 300 milioni di persone nel mondo hanno vissuto in condizioni di grave insicurezza alimentare, con un aumento di 13,7 milioni rispetto al 2023. Questi sono i dati del Global Report on Food Crises 2025: uno studio annuale prodotto da una rete internazionale guidata dal Food Security Information Network (FSIN) che analizza le principali crisi alimentari nel mondo, evidenziando le cause, le aree più colpite e il numero di persone che affrontano insicurezza alimentare acuta.
“Quasi 300 milioni di persone non sanno se riusciranno a mangiare domani: è un dato che parla da solo. A pagare il prezzo più alto sono le popolazioni intrappolate nei conflitti. A Gaza e in Sudan, la situazione ha superato ogni limite, colpendo bambini, donne e intere famiglie”
Simone Garroni, Direttore Generale di Azione Contro la Fame
La fame peggiora sempre di più a causa dei conflitti, del clima e dei tagli ai fondi
Le cause della fame si aggravano e si intrecciano sempre più. Una dimanica evidente all’interno del Global Report on Food Crises:
- I conflitti restano la principale causa dell’insicurezza alimentare acuta. In Paesi come Sudan, Gaza, Myanmar e Haiti la violenza persistente rappresenta un ostacolo per l’accesso al cibo.
- La crisi climatica sta aggravando eventi estremi come siccità e inondazioni. Milioni di persone in Paesi come Etiopia, Pakistan e Afghanistan si trovano sempre di più a lottare per la sopravvivenza.
- I drastici tagli ai finanziamenti umanitari minacciano servizi vitali: 14 milioni di bambini rischiano di perdere l’accesso all’assistenza nutrizionale. In alcuni contesti, i fondi per gli aiuti alimentari potrebbero essere oggetto di riduzioni fino al 45%.
Cos’è la classificazione IPC e cosa comporta la fase IPC 5?
Nel Global Report on Food Crises 2025, la classificazione IPC (Integrated Food Security Phase Classification) riveste un ruolo centrale nell’analisi dell’insicurezza alimentare acuta a livello globale. Si tratta di uno strumento riconosciuto internazionalmente che consente di valutare in modo comparabile la gravità delle crisi alimentari, suddividendole in cinque fasi crescenti di severità. La Fase 5 – Catastrofe/Carestia indica una situazione estrema in cui le persone hanno esaurito ogni capacità di procacciarsi cibo, si trovano senza altri mezzi di sostentamento e, quindi, affrontano un rischio concreto di morte.
Il Global Report on Food Crises 2025 offre ulteriori dati che evidenziano la drammaticità della situazione:
- Il numero di persone coinvolte nella Fase 5 è più che raddoppiato tra il 2023 e il 2024: questo è dovuto principalmente a causa dei conflitti. Oltre il 95% di questi individui vive nella Striscia di Gaza e in Sudan; tuttavia, anche le popolazioni del Sud Sudan, di Haiti e del Mali hanno raggiunto questo livello estremo.
- In Sudan, la carestia è stata confermata in 10 regioni, mentre altre 17 sono considerate ad alto rischio.
- Nella Striscia di Gaza, già nel 2024 si considerava che il 100% della popolazione soffrisse livelli di insicurezza alimentare acuta. Quasi il 50% si trovava nella seconda fase più grave: “Emergenza”, quindi a un passo dalla carestia.
- Sempre nel 2024 Nigeria, Sudan, Repubblica Democratica del Congo e Bangladesh erano i Paesi con il numero più alto di persone colpite dalla fame, con almeno 23 milioni di persone ciascuno. Insieme, questi quattro Paesi rappresentano oltre un terzo di tutti coloro che nel mondo si trovano in situazioni di crisi (fase IPC/CH 3, 4 e 5).
- Lo scorso anno, 37,7 milioni di bambini in 26 Paesi soffrivano di malnutrizione acuta, oltre 10,2 milioni erano affetti da malnutrizione acuta grave. Questo dato risulta ancora più grave se si considera che 14 milioni di bambini rischiano l’interruzione dei supporti nutrizionali a loro necessari a causa proprio dei tagli ai finanziamenti.
- In 21 Paesi, più di 10,9 milioni di donne in gravidanza o in allattamento soffrono di malnutrizione acuta.
È importante un’azione decisa contro la fame
“I dati contenuti nel Global Report on Food Crises 2025 rappresentano un appello urgente che la comunità internazionale non può più ignorare. Bisogna agire subito per fermare questa escalation. La fame si può fermare: occorre agire su disuguaglianze, conflitti, cambiamenti climatici e politica internazionale. Serve una risposta immediata, strutturata e all’altezza della crisi in atto."
Simone Garroni, Direttore Generale di Azione Contro la Fame
Noi di Azione Contro la Fame siamo attivi in molti dei Paesi maggiormente colpiti da crisi alimentari acute, conflitti e disastri climatici, tra cui Sudan, Yemen, Gaza, Sud Sudan, Repubblica Democratica del Congo, Nigeria e Afghanistan.
Ci occupiamo di fornire cibo, acqua pulita e assistenza medica a bambini malnutriti, donne incinte, sfollati e comunità vulnerabili. Inoltre, grazie a sistemi avanzati di monitoraggio siamo in grado di indentificare i territori e le rispettive comunità che potrebbero essere colpite da disastri naturali e intervenire prevenendo situazioni di crisi.
Per rispondere a questa emergenza serve solidarietà e risorse concrete. Ogni contributo può fare la differenza nel salvare vite e costruire un futuro di speranza per tutti coloro che soffrono la fame.
Insieme possiamo cambiare il destino di milioni di persone.