La crisi climatica mette a rischio Paesi come Haiti, Madagascar e BangladeshLa crisi climatica mette a rischio Paesi come Haiti, Madagascar e Bangladesh

Cambiamenti climatici: i 3 Paesi più a rischio al mondo

8 Settembre 2021

Alluvioni, siccità e tempeste tropicali sono sempre più frequenti: negli ultimi 30 anni, i disastri legati alla crisi climatica sono raddoppiati. Tutte le nazioni, anche le più ricche, sono in pericolo a causa dei danni provocati dai cambiamenti climatici. I Paesi più colpiti sono abitati da persone per cui, a causa di povertà e disuguaglianze, sarà improbabile adattarsi alle conseguenze del cambiamento climatico. Se non si agisce ora, 100 milioni di persone in più soffriranno la fame entro il 2030.

I cambiamenti climatici e la fame

I disastri naturali dovuti a condizioni climatiche estreme causano sempre più povertà, fame e malnutrizione. La siccità contribuisce direttamente al continuo aumento delle persone che soffrono la fame a causa della violenta caduta della produzione alimentare. Questo causa un minor ricavo da parte dei piccoli produttori e l’aumento del prezzo del cibo, con conseguente impossibilità della popolazione più svantaggiata di scegliere una dieta sana ed equilibrata, favorendo la malnutrizione.

Sempre più Paesi dell’America Latina, dell’Africa e del Sud-Est Asiatico sono colpiti da periodi di siccità sempre più frequenti.

I cambiamenti climatici: conflitti e migrazioni

Molti dei Paesi più duramente colpiti dai fenomeni climatici sono affetti da conflitti di lunga durata. Ciò è particolarmente vero dall’Africa orientale all’Africa occidentale, dalla Somalia alla Nigeria, dove violenti conflitti tra eserciti regolari e gruppi armati ribelli si combattono in aree colpite da condizioni metereologiche estreme, rendendo la produzione di cibo ancora più ardua.

Nella regione del Sahel, che include Paesi come il Niger, il Mali, il Chad e il Burkina Faso, le continue violenze hanno costretto milioni di persone a fuggire dalle loro case: migliaia di sfollati devono condividere la terra con comunità già in difficoltà, la cui resa del raccolto sta diminuendo considerevolmente. Allo stesso tempo, le stagioni delle piogge stanno diventando sempre più irregolari. I periodi di siccità influiscono negativamente sulla produzione alimentare, mentre le alluvioni causano epidemie di malattie come il colera.

Con le temperature in continua crescita, le conseguenze dei cambiamenti climatici sulla produzione di cibo sono destinate a peggiorare. A meno che non si agisca subito con misure urgenti, il numero di sfollati colpiti dalla fame e dalla malnutrizione continuerà a salire.

Gli effetti dei cambiamenti climatici ad Haiti

A causa della diffusa povertà, del degrado ecologico, della eccessiva deforestazione e della sua posizione geografica, Haiti è altamente suscettibile ai disastri naturali. Infatti, il Paese è regolarmente affetto da catastrofi naturali, come gli uragani Matthew e Irma del 2016 e 2017, da terremoti e tempeste tropicali. L’ultimo episodio, il terremoto di magnitudo 7.2 seguito dalla tempesta tropicale Grace che ha devastato la regione meridionale dell’isola nell’agosto 2021, ha causato oltre 1.900 morti, feriti incalcolabili, e ha coinvolto 1.2 milioni di persone, di cui quasi la metà sono bambini.

Ogni due o tre anni, Haiti affronta cicloni, tempeste e depressioni tropicali, che sono a loro volta responsabili di inondazioni, frane, maremoti, epidemie, distruzione di abitazioni, perdite dei raccolti e del bestiame. A causa del solo uragano Matthew, ad esempio, l’80% dei raccolti e la grande maggioranza del bestiame sono andati distrutti.

Madagascar: sull’orlo della carestia a causa dalla crisi climatica

Il Madagascar è uno dei Paesi africani maggiormente esposti agli effetti dei cambiamenti climatici, come cicloni, siccità e inondazioni.

I distretti meridionali del Paese sono quelli con minore accesso all’acqua potabile e sono colpiti duramente dalle conseguenze della crisi climatica. Periodi di siccità sempre più lunghi e frequenti aggravano la carenza d’acqua cronica della regione. Negli ultimi dieci anni, questi prolungati cicli di siccità hanno devastato l’area semi-desertica a sud del Madagascar, erodendo i mezzi di sostentamento della popolazione locale. La situazione di grave insicurezza alimentare che ne è derivata ha influito in modo particolarmente negativo sui bambini.

Le proporzioni di questa crisi sono enormi. In alcune comunità, intere famiglie sopravvivono nutrendosi esclusivamente di foglie di cactus. In altre aree, le madri devono mischiare tamarindo e cenere per poter dare qualcosa da mangiare ai figli. A causa delle scarsissime precipitazioni, spesso le famiglie sono costrette a bere qualsiasi acqua trovano,  aumentando la possibilità di contrarre le malattie trasmesse via acqua.

L’impatto del Covid-19, inoltre, ha aumentato il prezzo degli alimenti e ha ridotto le opportunità di lavoro.

Si stima che oltre 1.3 milioni di persone nella regione soffriranno di grave insicurezza alimentare, e che 28.000 di queste si troveranno in situazione di carestia. Sono oltre 27.000 i bambini sotto i 5 anni che soffrono di malnutrizione acuta grave, lo stato di fame più pericoloso per l’incolumità del bambino.

Il Bangladesh tra cambiamenti climatici e malnutrizione infantile

Il Bangladesh è uno dei Paesi più popolosi del mondo e, con il 41% dei bambini sotto i cinque anni affetti da malnutrizione cronica, è anche quello che ha un tasso di malnutrizione fra i più elevati della terra.

La salute pubblica è compromessa dalle scarse risorse idriche, da servizi e pratiche igieniche inadeguate, da disastri naturali ricorrenti, come cicloni e alluvioni stagionali, aggravati dalla crisi climatica.

In Bangladesh, l’innalzamento del livello del mare potrebbe inghiottire quasi il 20% del Paese nei prossimi 20 o 30 anni, costringendo milioni di rifugiati climatici a fuggire dalla propria terra. Inoltre, si è verificata un’intensificazione delle tempeste, dei cicloni, dell’erosione del suolo e delle alluvioni, che inondano i campi coltivati e distruggono l’accesso a servizi igienici e all’acqua potabile.

In questo contesto quasi un milione di Rohingya, che si sono rifugiati in Bangladesh per sfuggire alle violenze subite in Myanmar, sono particolarmente vulnerabili ai rischi della crisi climatica poiché vivono per la grande maggioranza in campi profughi improvvisati. Questi campi sono costantemente a rischio di inondazioni, frane e altri disastri. A fine luglio 2021, molti dei ripari sono andati distrutti a seguito delle alluvioni e delle frane causate dalla pioggia intensa.

Azione contro la Fame e la crisi climatica

Da oltre 40 anni, lottiamo contro le conseguenze dei cambiamenti climatici che aggravano l’insicurezza alimentare in numerosi Paesi. I nostri operatori accompagnano le popolazioni più vulnerabili verso soluzioni che consentono di far fronte alla crisi climatica e adottare pratiche rispettose della terra e dell’ambiente.

Ad Haiti, offriamo sostegno economico alle famiglie che hanno perso i loro mezzi di sussistenza a causa dei disastri naturali, rafforziamo le capacità tecniche e materiali della popolazione affinché possa fronteggiare meglio le difficoltà della crisi climatica, educhiamo le nuove generazioni nelle scuole promuovendo pratiche sostenibili e rispettose dell’ambiente come l’agroecologia.

In Madagascar, abbiamo avviato 25 unità mobili mediche e nutrizionali nel sud del Paese per raggiungere anche le comunità più remote, utilizziamo un approccio integrato di sicurezza alimentare-nutrizionale per aiutare i villaggi a gestire e organizzare le proprie terre tramite i nostri partner locali, condividiamo tecniche di trattamento e prevenzione di malattie delle piante e offriamo formazione sull’utilizzo del compost.

In Bangladesh, In collaborazione con diverse organizzazioni locali e internazionali, abbiamo organizzato la prevenzione e il trattamento della malnutrizione acuta, nonché il sostegno alle persone vulnerabili nei campi formali e informali, attraverso interventi diretti nei settori dell’alimentazione e della salute, della salute mentale e dell’acqua e igiene. Allo stesso tempo, le nostre squadre hanno continuato i programmi per promuovere la riduzione del rischio di catastrofi, rafforzare la resilienza delle comunità e delle autorità per far fronte ai disastri e sostenere il governo locale nella lotta contro la malnutrizione acuta.

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