Scappare per sopravvivere è una reazione primaria dell’essere umano davanti alla violenza. Spesso per queste persone scappare significa andare via all’improvviso, con i vestiti indosso e nient’altro, abbandonando le proprie case e le proprie fonti di reddito. Quando riescono arrivare ad un campo profughi dipendono dell’aiuto umanitario per sopravvivere.
Tante volte finiscono in luoghi senza accesso ad acqua sicura e con condizioni igieniche precarie dove è facile che si propaghino malattie ed epidemie.
Questa è stata una delle chiavi del Rapporto Globale sull’insicurezza alimentare acuta, da cui abbiamo tratto 10 fatti chiave per invitare alla riflessione e continuare a combattere contro la fame nel mondo.
FATTI CHIAVE DEL RAPPORTO GLOBALE SULL’INSICUREZZA ALIMENTARE ACUTA
I dati più importanti del Rapporto Globale sull’insicurezza alimentare acuta sono:
- Il numero di sfollati a causa della violenza è raddoppiato tra il 2007 e il 2015.
- Il 56% delle persone colpite da conflitti vive nelle zone rurali.
- L’aumento dei prezzi del cibo e dei prodotti di base ha contribuito ad accendere la miccia in molti degli attuali conflitti e ad aumentare la fame nel mondo.
- I conflitti armati riducono in media il PIL di un Paese del 17,5%
- Gli sfollati trascorrono in media più di 17 anni nei campi o presso popolazioni ospitanti.
- Nel 2016, 101 operatori umanitari che combattevano contro la fame hanno perso la vita a seguito di attacchi diretti durante i conflitti.
- I conflitti più mediatici monopolizzano l’aiuto dei donatori internazionali, relegando altre crisi all’oblio.
- I conflitti armati continueranno a essere il principale motore della crisi della sicurezza alimentare e della fame globale nel 2018 in Paesi come l’Afghanistan, la Repubblica Democratica del Congo, la Nigeria, la regione del Lago Ciad, il Sud Sudan, la Siria e lo Yemen, nonché nella zona del Sahel.
- Il cambiamento climatico, con un clima estremamente secco, aumenterà l’insicurezza alimentare e la fame nel mondo nelle aree pastorali della Somalia, dell’Etiopia sudorientale e del Kenya orientale, così come nell’Africa occidentale e nel Sahel, in particolare in Senegal, Ciad, Niger, Mali, Mauritania e Burkina Faso.
LA FAME NEL MONDO COME ARMA DI GUERRA
L’uso della fame come arma di guerra è sempre esistito. L’assedio delle città è noto fin dai primi cenni storici sui conflitti. Proprio per questo motivo, il mondo deve dotarsi di limiti chiari, riconoscibili e concordati e stabilire meccanismi per sanzionare questo tipo di atti e perseguire la lotta contro la fame.
Inoltre, la maggior parte dei conflitti oggi non viene combattuta da eserciti regolari, ma da gruppi irregolari, inclusi civili armati, con poche risorse tattiche. E la fame è un’arma molto economica. L’incendio della terra, il furto del bestiame, il blocco degli aiuti… Sono tattiche molto accessibili e questo le rende molto attraenti per gli attori dei conflitti attuali, che puntano sempre di più a controllare popolazioni civili disarmate e facili da raggiungere. Questo vale anche per alcuni eserciti.
Tra i primi obiettivi militari in una guerra ci sonole reti di approvvigionamento idrico e le vie di comunicazione. Questo significa che l’approvvigionamento di intere popolazioni viene interrotto, gli agricoltori non possono vendere i loro prodotti in ambienti minacciati dalla violenza e l’inflazione sale alle stelle.
LE GUERRE PROVOCANO LA FAME
Conflitti e guerre provocano la fame, direttamente e indirettamente. Una delle conseguenze immediate dello stress post-traumatico dopo una fuga o un episodio di violenza è l’interruzione dell’allattamento al seno, che condanna migliaia di bambini sotto i sei mesi alla malnutrizione. In contesti di guerra, e anche nei campi profughi, aumentano i casi di violenza di genere o violenze intrafamiliari.
Le organizzazioni umanitarie devono garantire l’integrità dei loro professionisti per assicurare aiuti per prevenire la fame nel mondo e promuovere la lotta contro la fame. Ciò è sempre più difficile nelle guerre moderne, in cui gli aiuti non sono solo ostacolati o rallentati, ma spesso diventano un obiettivo militare diretto.