In vista dell’imminente summit conclusivo del G20, che si terrà in Italia il 30 e il 31 ottobre in Italia, Azione contro la Fame chiede al Governo di impegnarsi affinché la lotta alla fame, insieme con un’agenda di interventi e di impegni concreti, diventi uno dei “pilastri” della dichiarazione finale.
Sono quattro, in particolare, i punti cruciali che l’organizzazione ha individuato come prioritari nel suo Manifesto “Mai più Fame”, il documento-appello all’Esecutivo che presiede il Forum firmato, in questi giorni, da migliaia di persone:
- riconoscere la lotta alla fame e alla malnutrizione come priorità nazionale ed internazionale di ogni governo;
- fermare l’utilizzo della fame come arma di guerra;
- contrastare le disuguaglianze e promuovere il ruolo delle donne;
- fermare il cambiamento climatico e trasformare i sistemi alimentari per renderli più equi e sostenibili.
Nel manifesto sono indicate anche alcune raccomandazioni formulate da Azione contro la Fame, utili per condurre la lotta alla fame da un piano meramente intenzionale a un piano operativo: prevedere per il 2022 un fondo di solidarietà alimentare e sostegno alle famiglie in Italia adeguato ai bisogni delle fasce deboli della popolazione; impegnarsi in un ambizioso piano di sostegno finanziario al prossimo Nutrition For Growth summit di Tokyo a dicembre 2021 e aumentare progressivamente l’Aiuto Pubblico allo Sviluppo per la cooperazione internazionale fino a raggiungere lo 0,7% del PIL entro il 2030; adoperarsi per la piena implementazione della “Risoluzione 2417” che sanziona l’uso della fame come arma di guerra; dare nuovo impulso agli Accordi di Parigi del 2015 per contenere il surriscaldamento globale entro +1,5°C; promuovere lo sviluppo prioritario dell’agroecologia come strumento per assicurare sicurezza alimentare alle popolazioni più vulnerabili.
“Il presidente Draghi ha sempre mostrato coraggio e determinazione di fronte alle grandi sfide che ha affrontato, per l’Europa e, negli ultimi mesi, per il nostro Paese e ha il prestigio che merita sulla scena internazionale. Queste sue qualità, oggi, sono più che mai necessarie alla comunità internazionale per ambire davvero a liberarsi, una volta per tutte, della fame e della malnutrizione. Mi auguro che il Governo possa tenere in considerazione il nostro contributo in vista dei prossimi importanti appuntamenti internazionali: dal summit finale del G20 a presidenza italiana, alla COP26 sul clima a Glasgow, fino al Nutrition for Growth summit a Tokyo. Appuntamenti che possono rappresentare occasioni importanti per accelerare il cammino verso un mondo libero dalla fame”.
I “numeri” della fame e delle sue cause strutturali. Due esempi su tutti.
I dati dell’ultimo Rapporto sull’insicurezza alimentare mondiale diffuso dalla FAO (SOFI 2021, The State of Food Security and Nutrition), d’altra parte, testimoniano che, nell’ultimo anno, siano aumentate di 161 milioni le persone che soffrono la fame fino a raggiungere la cifra mostre complessiva di 811 milioni. Il Global report on Food Crisis 2021, inoltre, evidenzia anche il ruolo chiave delle sue cause strutturali: le guerre (sei persone su 10 tra quelle che soffrono la fame vivono in aree di conflitto), gli effetti dei cambiamenti climatici (per 15 milioni di persone che vivono di agricoltura e allevamento rappresentano il primo fattore di insicurezza alimentare) e le diseguaglianze economiche, sociali e di genere che rendono i più deboli particolarmente vulnerabili agli shock e alle crisi economiche (responsabili del 26% dell’insicurezza alimentare globale).
Il cambio di passo della comunità internazionale sul tema della lotta alla fame è dimostrato da quanto, in queste settimane, sta accadendo in due Paesi, Afghanistan e Sudan. Due “casi” che, pur calati in scenari distinti, presentano un unico “minimo comune denominatore”: l’insicurezza alimentare. Secondo il rapporto IPC (Integrated Food Security Phase Classification) appena pubblicato, in Afghanistan 19 milioni di persone hanno sperimentato, tra settembre e ottobre 2021, alti livelli di insicurezza alimentare acuta. Nel 2022, questo numero probabilmente giungerà a quasi 23 milioni. Se la comunità internazionale non agisce, il 55% degli afghani non avrà cibo sufficiente e soffrirà la fame nei prossimi sei mesi. In Sudan, quasi l’81% della popolazione è costretta ad affrontare, oggi, barriere per accedere all’assistenza sanitaria. Inoltre, si stima che il 14% dei bambini presenti una forma di malnutrizione acuta e che, da giugno a settembre, più del 21% della popolazione fosse in una condizione di grave insicurezza alimentare”, Secondo il rapporto SDG 2021 delle Nazioni Unite, quasi il 79% della popolazione vive, allo stato attuale, al di sotto della soglia di povertà. Alla crisi alimentare è associata quella igienica: in Sudan, il 50% della malnutrizione acuta nei bambini è associata a diarrea ripetuta o a infezioni da vermi legate alla mancanza di accesso all’acqua.
La mobilitazione della società civile
Alla maratona di raccolta firme lanciata da Azione contro la Fame, attraverso l’adesione al manifesto “Mai più Fame”, hanno risposto, in pochi giorni, migliaia di persone. Insieme con loro decine di personalità del mondo della cultura, dello spettacolo e del giornalismo. Tra gli altri, Tiziano Ferro, Federica Pellegrini, Dario Vergassola. Ma anche Carlo Petrini, Marco Cappato, Ferruccio De Bortoli, Peter Gomez e Marco Tarquinio. E ancora gli influencer Chiara Maci, Germano Lanzoni (de “Il Milanese Imbruttito”) e Vincenzo Maisto (de “Il Signor Distruggere).
Un appello al presidente del Consiglio dei Ministri, Mario Draghi, è stato fatto anche dagli studenti italiani per chiedere al premier di promuovere, nell’ambito dell’imminente summit finale del Forum, l’adozione da parte della comunità internazionale di misure decisive per contrastare l’insicurezza alimentare. Si tratta delle ragazze e dei ragazzi che, attraverso un movimento di pensiero nato all’interno delle aule scolastiche, svolgono le sessioni di educazione alla cittadinanza promosse da Azione contro la Fame. Saranno quasi 400 le scuole e quasi 100.000 gli studenti che si iscriveranno, quest’anno, al programma di sensibilizzazione promosso dall’organizzazione, che da anni illustra ai più giovani le cause, le conseguenze e le soluzioni più opportune per risolvere il problema della fame e della malnutrizione infantile nel mondo.