Oggi, la crisi in Yemen è una delle più gravi al mondo dal punto di vista umanitario. Dopo dieci anni, il conflitto ha determinato un inesorabile declino economico che porta il paese ad essere il più povero della penisola arabica e uno dei più poveri del mondo. Di questo abbiamo parlato insieme a Elena Testi nel suo podcast di politica estera Buongiorno Mondo di La7. In occasione del primo maggio, la puntata è stata dedicata agli operatori umanitari che “stanno pagando un prezzo altissimo a causa delle guerre in corso“.
A rappresentare Azione Contro la Fame Licia Casamassima, Responsabile partnership e programmi di Azione Contro la Fame Italia.
Licia ha raccontato come la popolazione sia duramente colpita dalla guerra e dalla fame, e delle difficoltà che le organizzazioni umanitarie incontrano nel fornire aiuti a causa della crisi nello Yemen.
Il podcast è disponibile qui sotto, alla fine dell’articolo.
La situazione politica e la crisi in Yemen
Il paese è diviso tra il Governo riconosciuto dalla comunità internazionale, che ha sede nel sud, e le autorità Houthi, che controllano il territorio del nord e la capitale Sana’a. L’intromissione di potenze straniere ha trasformato la guerra in un conflitto per procura, tra Arabia Saudita e Iran, aggravando ulteriormente la crisi umanitaria.
A gennaio, l’amministrazione statunitense ha classificato gli Houti come Foreign Terrorist Organization (FTO, Organizzazione Terroristica Straniera). Questo non ha fatto altro che peggiorare la situazione e ostacolare gli interventi umanitari.
Com'è cambiato lo scenario del conflitto a seguito del 7 ottobre 2023
La situazione è precipitata. L’escalation del conflitto nel Mar Rosso e sul territorio yemenita ha comportato un aumento dei bombardamenti aerei e, spesso, ci sono obiettivi civili come scuole o ospedali.
La crisi in Yemen da un punto di vista economico è estrema: la svalutazione della moneta locale ha comportato un aumento dei prezzi dei beni essenziali. La scarsità di carburante ha reso difficoltosi i trasporti e ha ostacolato la distribuzione degli aiuti umanitari. Anche l’industria della pesca, importante fonte di cibo per le famiglie costiere, è stata duramente colpita dalla guerra.
Gli ostacoli agli aiuti umanitari
Nonostante l’insicurezza, la burocrazia e le numerose restrizioni, noi di Azione Contro la Fame cerchiamo comunque di garantire un accesso rapido e sicuro agli aiuti. Ad esempio, utilizziamo i droni per fornire acqua potabile e cibo e utilizziamo le equipe mobili per raggiungere le aree più remote ed isolate.
Nello Yemen sono presenti tutte le principali cause della fame: il conflitto, la crisi economica e i cambiamenti climatici.
La popolazione, quindi, vive in una condizione drammatica con oltre il 75% della popolazione che vive in povertà e il 55% dei bambini che si trova in uno stato di malnutrizione.
Sono necessari centri salute, medicinali, attrezzature mediche e di riabilitazione. Inoltre, c’è il grave problema dell’acqua: bisogna riabilitare le reti idriche, anche per evitare la diffusione di epidemie come il colera. Per non parlare, poi, degli effetti psicosociali che il conflitto genera sulla popolazione. Problemi di salute mentale come depressione, stress post-traumatico e ansia sono molto comuni.
Il nostro intervento: soluzioni con impatto duraturo
In Yemen siamo presenti in tre aree: Hodeida, Aden e Hajjah. Sul territorio è attivo personale locale e, inoltre, lavoriamo in connessione con le comunità e in partnership con le organizzazioni locali, questo ci permette di essere capillari nel territorio.
Per noi la sicurezza degli operatori è una priorità. Per questo, facciamo un’intensa formazione anche in collaborazione con le autorità locali e cerchiamo soluzioni che abbiano un impatto duraturo come sistemi idrici solari e cliniche mobili. Anche la formazione di personale locale è funzionale a far diventare le comunità autosufficienti e a far fronte a crisi future, anche quando gli aiuti umanitari sono limitati o non disponibili.
Con i nostri programmi abbiamo conquistato la fiducia delle persone
L’impatto dei nostri programmi nel tempo ci ha dato modo di acquistare la fiducia delle persone perché, nel tempo. Solo nel 2023 abbiamo aiutato oltre 300.000 persone.
Attraverso anche i programmi di supporto psicologico riusciamo ad entrare in empatia con le persone vittime del conflitto. La popolazione subisce i bombardamenti di case, scuole, scuole o ospedali e pensa alla sopravvivenza delle proprie famiglie.
L'impatto dei tagli statunitensi USAID
L’USAID (United States Agency for International Development) è l’agenzia governativa statunitense responsabile dell’assistenza allo sviluppo e degli aiuti umanitari a livello globale. Nel 2025, la nuova amministrazione americana ha annunciato tagli a USAID significativi, con l’intenzione di ridurre oltre il 90% dei contratti di aiuto estero gestiti dall’agenzia, equivalenti a circa 60 miliardi di dollari.
Il sottofinanziamento degli aiuti umanitari colpisce tutte le principali crisi umanitarie nel mondo. Per quanto riguarda la crisi in Yemen, il bisogno aumenta. Lo Yemen è un Paese che occorre ricostruire. Quindi, se la risposta umanitaria resta sottofinanziata, significa che gli aiuti arriveranno in maniera sempre decrescente.
È importante non politicizzare i bisogni umanitari. Bisogna dare priorità ai programmi salvavita. Invece, nello Yemen è difficile intervenire a causa delle restrizioni, in particolare nel nord del paese.
A dicembre 2024 c’è stata una risoluzione votata all’unanimità del consiglio di garanzia delle Nazioni Unite che ha stabilito un’esenzione umanitaria permanente da applicare a tutti i regimi, proprio per evitare gli effetti negativi delle sanzioni sul lavoro delle organizzazioni umanitarie in tutte le aree. Comprese quelle più complesse da raggiungere.
L’intervento umanitario nello Yemen è fondamentale per garantire alla popolazione colpita dalla guerra cibo e acqua. Per saperne di più, ascolta l’intervista completa nel box qui sotto.