In occasione della “Giornata internazionale dei diritti della donna”, in programma lunedì 8 marzo, Azione Contro la Fame riaccende i riflettori sulle enormi disparità che le donne sono costrette ad affrontare, oggi, in tutto il mondo e sulle conseguenze anche in termini di fame e malnutrizione.
In quasi due terzi dei Paesi, infatti, le donne continuano a rischiare, più degli uomini, di soffrire la fame e l’insicurezza alimentare. Le giovani che decidono di mettere su famiglia, inoltre, hanno il 25% di probabilità in più degli uomini di vivere una condizione di estrema povertà. Infine, sono donne l’80% delle persone sfollate a causa dei cambiamenti climatici (dati del Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite).
Si tratta di dati allarmanti e vanno tutti nella direzione opposta rispetto a quanto stabilito dagli Obiettivi di sviluppo sostenibile, che auspicano entro il 2030 le pari opportunità nello sviluppo economico, oltre che l’eliminazione di tutte le forme di violenza nei confronti delle donne.
Le donne, d’altra parte, nei paesi a basso reddito rappresentano circa il 50% dell’occupazione nel settore agricolo. Si stima che riservare loro più risorse, mettendole nelle condizioni di agire in qualità di decisori, potrebbe diminuire il numero di affamati di 100-150 milioni di persone.
Nel mondo, come nelle singole comunità, se le donne partecipano alle decisioni consentono alle proprie famiglie di godere di un aumento del reddito familiare fino al 20%.
Per questa ragione, quest’anno Azione Contro la Fame lancia l’hashtag #seledonne.
Ciononostante, in molte parti del mondo, continuano a essere oggetto di notevole discriminazione sociale ed economica. Una piaga, quella della disparità, che Azione Contro la Fame intende sradicare alla radice anche con un nuovo progetto destinato a sensibilizzare gli uomini nelle missioni in cui opera.