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Lotta alla malnutrizione: le donne al centro dei processi decisionali

28 Febbraio 2019

“È inaccettabile vedere bambini che muoiono di malnutrizione ancora oggi”, dice Allaye Tembely, vice-direttrice della base di Kita di Azione Contro la Fame in Mali. Tre milioni di bambini muoiono di malnutrizione ogni anno. Le cause sono complesse. In parte hanno a che fare con la povertà e l’impossibilità di accedere a una dieta varia, ma anche per cause sociali e tra queste la mancanza di diritti delle donne.

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Allaye, che è anche sociologa, spiega alcune delle principali cause della malnutrizione in Mali, dove Azione Contro la Fame lavora da oltre quindici anni e dove il nostro operato ha avuto incredibili risultati. Abbiamo formato Operatori Sanitari di Comunità che vivono nei villaggi più difficili da raggiungere, così da individuare e curare la malnutrizione direttamente a casa. “Ci sono stati grandi cambiamenti – continua Allaye – Prima la gente non sapeva cosa fosse la malnutrizione. Se il loro bambino era malnutrito, pensavano che fosse una stregoneria. Ora, grazie ai nostri programmi, che educano anche le persone nei villaggi, tanti qui sanno che la malnutrizione esiste e che è in parte a causa della mancanza di varietà nella dieta e della mancanza di assistenza sanitaria”.

Lotta alla malnutrizione: responsabilizzare le donne

Allaye non ha dubbi: uno degli strumenti chiave per combattere la malnutrizione è dare potere alle donne”. “Dobbiamo dare alle donne il potere di scegliere il cibo giusto per la loro famiglia e dar loro anche opportunità economiche, mettendole nella condizione di poter diversificare la dieta famigliare”, dice. Se dai il potere a una donna, lei può davvero combattere in concreto la malnutrizione. In alcune famiglie, anche se le donne sanno come nutrirsi, è ancora l’uomo a decidere cosa mangiare. È per questo che il processo decisionale deve passare in mano alle donne”. “Le persone stanno cambiando”, continua Allaye. “Ci sono molti uomini esemplari che stanno davvero facendo lo sforzo di cambiare nei comportamenti. Gli uomini oggi vengono incoraggiati a tenere i loro figli e, anche i più restii a farlo, si rendono conto di quanto sia bello”.

Lotta alla malnutrizione: i problemi in Mali

Anche le piogge incidono sui tassi di malnutrizione, spiega Allaye. “Quest’anno ha piovuto, ma il 2017 è stato terribile”, dice. Se non c’è cibo, i prezzi salgono e siamo costretti a importarlo. Il riso arriverà dal Vietnam, dal Giappone e dalla Tailandia. Altri alimenti come cereali, farina e latte in polvere verranno dall’Algeria. In una stagione poco piovosa, il costo del cibo potrà aumentare anche del 40%. Il miglio però potrebbe anche raddoppiare, e 1 kg di fagioli salire addirittura da 45 cent a 1,15 €”.

In più, il maliano medio non ha abbastanza soldi per vivere: “Hanno un reddito troppo basso per poter comprare il cibo e questo è dovuto alla politica”, dice Allaye. “Il guadagno medio è di 6,30 € al giorno quando il pollo costa 4,60 € al chilo. Inoltre, la gente non sempre capisce l’importanza di una dieta varia. Normalmente mangiano riso, miglio, mais, noci di cocco, cuscus, panna e moltissimi cereali”. Gli ospedali non sono molto preparati a trattare la malnutrizione e hanno scarse conoscenze. “È necessario aumentare il livello tecnico degli ospedali e avere migliori servizi per la salute delle neomamme “, dice Allaye. “La richiesta è molto più grande di quella che oggi si riesce a soddisfare, soprattutto quando le persone vivono nei villaggi”.

Hawa, Operatrice sanitaria di comunità in Mali

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