Il conflitto in Yemen, in sette anni, ha causato la morte di 250.000 persone; più della metà dei decessi deriva da cause indirette provocate dalla guerra, come la mancanza di viveri o di cure. Per il quarto anno consecutivo, il Paese rappresenta, oggi, la peggiore crisi umanitaria al mondo ed è sull’orlo della carestia.
D’altra parte, oltre l’80% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà e almeno 20 milioni di persone hanno bisogno di assistenza umanitaria. Milioni di yemeniti, allo stato attuale, sono privati dell’accesso alle strutture mediche necessarie, all’acqua potabile e anche a una occupazione adeguata a far fronte ai bisogni essenziali.
Il conflitto armato, prima ancora dell’attuale pandemia, ha avuto un impatto devastante sulla popolazione. L’insicurezza alimentare e la malnutrizione, pure a causa degli effetti del Covid-19, costituiscono un grave problema. Più di 16 milioni di persone, infatti, soffrono la fame e 400.000 bambini sotto i cinque anni rischiano di morire di malnutrizione acuta grave se non ricevono cure urgenti.
LA STORIA DI MAIMUNA
Ad Al Khawkhah, un quartiere nel sud del governatorato di Al-Hodeidah, le tracce del conflitto sono visibili sui volti di adulti e bambini. Al centro di stabilizzazione gestito Azione Contro la Fame, in cui vengono trattati i bambini che presentano i casi più gravi di malnutrizione, sono numerose le storie di chi lotta contro la fame generata dalla guerra.
“Quando mia figlia si è ammalata, non poteva muoversi o piangere”, racconta Maimuna, una donna di 21 anni, mamma di una bambina di otto mesi, Raheel. La piccola riceve la sua tazza di latte terapeutico, fornito ogni tre ore dal centro per curare le forme più gravi di fame. “Dopo solo sei o sette giorni di cure – prosegue Maimuna – posso vedere che sta molto meglio”.
La guerra è ormai una circostanza quotidiana nelle vite di milioni di persone. E anche di Maimuna, che ha vissuto in prima persona la disgregazione della sua famiglia: “Il giorno del mio matrimonio, la paura era ovunque. Si sentivano i bombardamenti e i combattimenti tutto intorno. I miei fratelli vivevano vicino alle linee del fronte, quindi sono dovuti fuggire tutti e vivono ancora in un campo per sfollati”.
AZIONE CONTRO LA FEME IN YEMEN
Azione Contro la Fame ritiene che solo nuovi sostegni umanitari, importazioni agevolate di beni essenziali per la popolazione e un sempre maggiore rispetto del diritto internazionale umanitario delle parti in conflitto possano spezzare l’attuale circolo vizioso esistente tra guerra e fame.
L’organizzazione, oltre a effettuare programmi salvavita nel Paese, ha fornito agli operatori impegnati sul campo le informazioni necessarie per proteggere sé stessi e le comunità locali dal Covid-19. Ma non solo.
Il crollo dei servizi idrici e igienico-sanitari ha indotto i cittadini a dipendere dagli aiuti umanitari. Milioni di persone, oggi, fanno riferimento all’approvvigionamento idrico fornito dalle autocisterne. L’organizzazione, in tal senso, sta operando anche sul fronte dell’emergenza idrica con l’installazione di nuovi punti per il lavaggio delle mani e la fornitura di acqua laddove non c’è.