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Cambiamento climatico: quali impatti sulla fame?

29 Gennaio 2025

Cambiamento climatico, sono sempre più frequenti eventi estremi come alluvioni, siccità, ondate di calore e tempeste. Ma quali sono gli effetti sulla fame? Gli scienziati non hanno dubbi: le emissioni di gas serra hanno modificato significativamente l’equilibrio naturale del nostro pianeta, portando a gravi conseguenze per la sicurezza alimentare globale.

Il rapporto SOFI (State of Food Security and Nutrition in the World) ha calcolato che nel mondo ci sono circa 735 milioni di persone che soffrono la fame. Secondo la FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura), il cambiamento climatico è uno dei principali fattori. E  entro il 2080, dalle analisi condotte dal Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (PNUD), senza interventi efficaci, il numero di persone potrebbe aumentare di altri 600 milioni.

Quali conseguenze per le popolazioni?

Gli effetti del cambiamento climatico danneggiano gravemente l’accesso al cibo, la sua disponibilità, la sua stabilità, nonché le abitudini alimentari, le pratiche di cura e la salute delle popolazioni vulnerabili. Il numero di persone denutrite tende a essere più alto nei paesi molto esposti a eventi climatici estremi, specialmente quando gran parte della popolazione dipende dall’agricoltura locale.

Il cambiamento climatico riduce o addirittura distrugge i raccolti degli agricoltori e minaccia il funzionamento dei sistemi di produzione agricola (distruzione delle colture, impoverimento del suolo, aumento dei prezzi degli alimenti…). Molte popolazioni, gravemente colpite, si ritrovano senza accesso al cibo e private dei loro mezzi di sussistenza.

Inoltre, l’instabilità dei raccolti accentua l’instabilità dei prezzi dei prodotti alimentari di base sui mercati internazionali, causando variazioni di prezzo dannose sia per i produttori che per i consumatori. Pertanto, i cambiamenti climatici amplificano le minacce già esistenti per i mezzi di sussistenza e la sicurezza alimentare.

Quando la situazione diventa troppo grave, le popolazioni non hanno altra scelta che spostarsi in cerca di alternative. Secondo la Banca Mondiale, se non si interviene, 143 milioni di persone potrebbero diventare rifugiati climatici entro il 2050. Tre regioni del mondo sono particolarmente interessate da questa previsione: l’Africa subsahariana, l’America Latina e l’Asia meridionale.


Chi sono i più colpiti dal riscaldamento climatico e in quali regioni?

I paesi in via di sviluppo sono i primi a subire le conseguenze del riscaldamento climatico. Oggi, 183 milioni di persone sono in stato di stress alimentare, il che significa che potrebbero cadere in una grave insicurezza alimentare se i paesi che le ospitano subiscono un altro shock, di qualsiasi natura (conflitti, epidemie, siccità, inondazioni…). Il 71% di queste persone si trova in circa trenta paesi africani

L’Africa ha il maggior numero di persone che soffrono di grave insicurezza alimentare e hanno bisogno di assistenza, specialmente nei paesi del Corno d’Africa e dell’Africa meridionale, gravemente colpiti da eventi climatici. Tra il 2015 e il 2016, molti paesi hanno vissuto gravi siccità a causa di una manifestazione particolarmente forte del fenomeno El Niño, responsabile di numerose anomalie climatiche in diverse regioni del mondo.

Ad esempio, l’Etiopia. Tra il 2015 e il 2016, il fenomeno El Niño ha ritardato l’arrivo delle piccole piogge primaverili che di solito seguono la stagione secca. Queste piogge sono essenziali per garantire la sopravvivenza del bestiame, dei raccolti e delle piantagioni degli agricoltori. Senza queste piogge, le popolazioni hanno visto i loro terreni coltivabili seccarsi, alcuni raccolti danneggiati a causa delle piogge irregolari e dei periodi di siccità.

Alcune famiglie utilizzano i loro raccolti per il consumo personale e si sono ritrovate senza risorse, costrette a consumare alimenti prodotti altrove che costano molto di più. Per coloro che vivono della vendita del bestiame, i loro mezzi di sussistenza sono scomparsi. Con le siccità, non potevano più nutrire o abbeverare il loro bestiame, che è diventato invendibile. Con i raccolti più rari, i prezzi sono aumentati e le famiglie non potevano più acquistare la quantità di cibo necessaria per la loro salute.

Nel 2016, il ritardo della stagione delle piogge e le siccità ripetute in Etiopia hanno lasciato milioni di abitanti bisognosi di aiuto alimentare. Il paese aveva già affrontato una delle peggiori carestie di questo secolo nel 1983, che aveva lasciato 2,5 milioni di sfollati interni.

Nel 2019, il ciclone Idai ha colpito il Mozambico e lo Zimbabwe. Dopo la catastrofe, si è diffusa un’epidemia di colera e sono stati registrati 4.000 casi. A seguito delle inondazioni, la mancanza di accesso all’acqua potabile costringe le popolazioni a bere acqua impura, con il rischio di proliferazione di malattie idriche come il colera. Dopo la catastrofe, solo in Mozambico si contavano oltre 161.000 sfollati interni.

cambiamento climatico

Quali soluzioni contro il cambiamento climatico?

L’impatto dei cambiamenti climatici è una realtà umanitaria che noi di Azione Contro la Fame affrontano ogni giorno. Ai rischi di catastrofi climatiche si aggiungono gravi conseguenze sanitarie, spesso legate alla pressione crescente sulle risorse naturali, in particolare l’accesso all’acqua potabile.

Inoltre, i cambiamenti climatici stanno già avendo un forte impatto sulla sicurezza alimentare e sui mezzi di sussistenza di un gran numero di piccoli produttori. Agiscono come un fattore aggravante in aree già estremamente vulnerabili e possono esacerbare le tensioni tra comunità quando l’accesso alle risorse naturali è una questione di sopravvivenza. Poiché rappresenta un ulteriore fardello per le popolazioni più fragili, affrontare il riscaldamento climatico è al centro del nostro lavoro.

Distruggendo abitazioni e raccolti, i cicloni e i periodi di monsone colpiscono particolarmente la sicurezza alimentare e i mezzi di sussistenza delle popolazioni. Le nostre azioni mirano a rafforzare la resilienza delle popolazioni e a promuovere pratiche rispettose della terra e dell’ambiente.

Il nostro obiettivo è insegnare alle popolazioni bisognose come coltivare rispettando la terra, praticando l’agroecologia

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