Prima dell’incontro che si svolgerà da domani a Bruxelles per mobilitare risorse e sostenere il processo di negoziazione per una soluzione politica al conflitto, Azione Contro la Fame chiede ai partecipanti di non perdere di vista le necessità umanitarie della popolazione, non solo in termini economici.
“I fondi sono ovviamente necessari per rispondere a questa crisi, ma gli impegni devono anche garantire l’accesso alla popolazione e un’intesa per cui lavorare a programmi di risanamento delle infrastrutture e dei mezzi di sussistenza sia importante tanto quanto soddisfare le esigenze più urgenti della popolazione,” spiega il Responsabile Emergenza per la crisi siriana, Rui Oliveira, che rappresenterà Azione Contro la Fame a Bruxelles.
Gli impegni presi sui fondi non diventano effettivi
Questa seconda conferenza si tiene dopo quella del 2017 a Bruxelles e del 2016 a Londra. In entrambe gli impegni di finanziamento assunti non solo non hanno soddisfatto le richieste espresse, ma successivamente non sono stati erogati.
Nel 2017, solo il 53% dei 3 miliardi di dollari stimati come necessari dalle Nazioni Unite sono stati effettivamente erogati. Per il 2018 l’ipotesi sarebbe di solo il 15% di copertura della richiesta.
L’impegno deve essere realistico in ciascuna delle tre fasi dell’appello ai donatori: la stima dei bisogni, gli impegni assunti e le cifre erogate alla fine. I bisogni umanitari della popolazione sono grandi e devono rimanere presenti anche dopo la foto di chiusura dell’evento”, afferma Manuel Sánchez Montero, Direttore Advocacy politica e relazioni istituzionali di Azione Contro la Fame.
Esigenze presenti e future nelle aree interessate da transizioni di potere
Lo sviluppo del conflitto sta riducendo il numero delle aree assediate in termini globali, ma sta aprendo anche nuove zone di assedio. In entrambi i casi, Azione Contro la Fame chiede a tutte le parti in conflitto di garantire l’accesso umanitario ai più di 13 milioni di siriani e siriane che necessitano di aiuto, quasi la metà con urgenza immediata, ed esorta le parti in conflitto a non utilizzare la popolazione civile come scudo umano per proteggersi dalle operazioni militari.
“Le necessità umanitarie di milioni di siriani si concretizzano nell’immediato nella soddisfazione dei bisogni di base come l’accesso a cibo, acqua e servizi igienici (fino al 35% della popolazione dipende da fonti d’acqua non sicure), ma sin dal primo momento e in parallelo dobbiamo sostenere la reintegrazione delle vittime in una vita attiva e le loro capacità di soddisfare i propri bisogni primari in modo autonomo e dignitoso,” sottolinea Sánchez-Montero.
Questo aspetto è particolarmente critico nelle aree che cambiano di mano, dove oggi la maggior parte delle persone si trova in condizioni di estrema vulnerabilità e la cui copertura è una delle maggiori sfide, in termini di accesso e supporto finanziario.
Supporto per il ritorno in condizioni di sicurezza
Allo stesso tempo, con oltre la metà della popolazione siriana sfollata dalle proprie case e in movimento, è necessario garantire che il ritorno alle aree pacificate sia sempre volontario e sicuro, soddisfacendo i bisogni primari di questa popolazione nel punto di partenza per il rientro e nel transito, oltre che a destinazione.
Per questo motivo, Azione Contro la Fame ha inviato una delegazione a Bruxelles che tenterà di esporre ai partecipanti alcune sfide per soddisfare i bisogni umanitari della popolazione siriana e le modalità per sostenere il loro futuro.
Insieme a un appello alle parti in conflitto, agli stati ospitanti e agli stati donatori per il rispetto dei principi umanitari, i punti principali di questa proposta sono:
- Impegnare fondi sufficienti per coprire i bisogni umani sia della popolazione evacuata, sia di coloro che sono intrappolati in assedi e di chi si trova in aree interessate da transizione di potere.
- Facilitare il dispiegamento della risposta umanitaria in tutto il suo potenziale, consentendo l’accesso, alleggerendo le procedure burocratiche e riducendo al minimo l’impatto delle sanzioni internazionali che ostacolano l’ingresso nel Paese di beni e fondi delle ONG internazionali.
- Garantire la protezione delle popolazioni in movimento, facendo in modo che le evacuazioni e gli spostamenti siano sicuri e sia fornita un’assistenza non discriminatoria e fin dal primo momento, dando la priorità alle donne e ai bambini.
- Sostenere da questo momento progetti incentrati sulla creazione e il rafforzamento della resilienza della popolazione siriana, come il risanamento delle infrastrutture di base, la ripresa del commercio al dettaglio, l’agricoltura, l’allevamento e altri mezzi di sostentamento