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360.000 sfollati per il conflitto di Marawi

1 Settembre 2017

A tre mesi dallo scoppio del conflitto nella città di Marawi, a Mindanao, gli scontri continuano e il numero di sfollati interni è salito a 360.000 persone, di cui la metà bambini. Ci sono ancora 75 centri di evacuazione temporanei che servono all’incirca 23.000 persone. “In questi centri Azione Contro la Fame sta distribuendo cibo, acqua potabile e installando docce e servizi igienici,” dice Javad Amoozegar, Direttore Paese di Azione Contro la Fame in Filippine.

Necessità pressanti per le comunità che ospitano gli sfollati 

Oltre l’80% degli sfollati interni hanno trovato rifugio nelle case di parenti e amici in prossimità di Marawi, dove la situazione è comunque preoccupante. Il conflitto ha tagliato l’accesso ai rifornimenti per far fronte alle esigenze di base della popolazione in diverse zone, e la mancanza di sicurezza ostacola l’accesso delle organizzazioni umanitarie.

L’assistenza da parte del governo e di altri attori umanitari va principalmente ai Centri di Evacuazione Temporanei, che limita l’aiuto alle persone sfollate nelle case. “Abbiamo ripetutamente espresso la nostra preoccupazione per la necessità di fornire assistenza agli sfollati nelle case durante gli incontri di coordinamento con il governo e con altre organizzazioni internazionali,” spiega Amoozegar.

L’aiuto monetario è essenziale per questo intervento. “Attraverso progetti Cash for Work sosteniamo gli sfollati, che ricevono uno stipendio per svolgere attività comunitarie”, continua Amoozegar. “In questo modo contribuiamo alla riabilitazione dei mezzi di sussistenza degli agricoltori e dei pescatori che hanno perso la loro fonte primaria di sostentamento,” aggiunge.

Facilitare il ritorno è una priorità 

“Una volta che le ostilità finiranno, le condizioni in alcune aree della città di Marawi, dove ci sono stati forti scontri, probabilmente non consentiranno un ritorno sicuro agli sfollati,” ha dichiarato Amoozegar. Anche se lo sfollamento è tutt’altro che finito per coloro che hanno perso la propria casa e la propria attività a causa del conflitto, la riparazione e la ricostruzione delle infrastrutture saranno la priorità.

“Stiamo agevolando meccanismi di recupero veloci, sostenendo i servizi sanitari e nutrizionali nel momento in cui le persone tornano nelle loro case,” conclude Amoozegar.

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