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In India il covid impatta sull’accesso al cibo da parte dei più vulnerabili

28 Aprile 2021

È sempre più necessario sostenere anche le persone che hanno subito uno shock emotivo e supportare con la fornitura di dispositivi di protezione individuale gli operatori sanitari del Governo impegnati in prima linea

“L’india è alle prese con una ondata di infezioni da Covid-19 senza precedenti, ma oltre a mitigare l’impatto della pandemia, siamo impegnati al massimo anche per contrastare l’impatto sull’accesso al cibo e gli effetti psicologici di questa situazione, soprattutto per le donne incinte, le neomamme e bambini sotto i cinque anni di età”. Lo ha dichiarato Simone Garroni, direttore generale di Azione contro la Fame.

L’organizzazione, che attualmente opera in quattro stati (Maharashtra, Madhya Pradesh, Rajasthan e Gujarat), 554 villaggi e 6 aree urbane, ha garantito supporto nutrizionale alle famiglie più in difficoltà e, fino ad oggi, ha consegnato 200 tonnellate di alimenti e ulteriori 54 tonnellate saranno fornite nei prossimi mesi. L’orizzonte è quello di raggiungere sia le famiglie residente nelle regioni urbane sia quelle che vivono nelle aree urali. Fino ad oggi, hanno richiesto l’aiuto dello staff 41.400 donne incinte e in allattamento e sono stati raggiunti 6.300 bambini malnutriti.

Con una stima di 140 milioni di persone senza lavoro, mettere il cibo in tavola è, oggi, una sfida per milioni di persone. Inoltre, in considerazione della chiusura delle scuole, 300.000 bambini rischiano la malnutrizione, perché non hanno accesso regolare ai pasti.

“L’impatto di questa crisi incide sull’accesso al cibo, ma non solo – ha aggiunto Garroni – In questi mesi, siamo stati chiamati ad avviare servizi di counseling, supporto psicologico ed emotivo a distanza. Finora, abbiamo effettuato più di 48.000 telefonate sul versante del sostegno a distanza alle famiglie in difficoltà. Per i prossimi tre mesi, attraverso il telefono intendiamo dare aiuto su nutrizione, igiene, assistenza alle mamme, gestione dello stress e salute mentale, sensibilizzazione sulla prevenzione al Covid-19 e sulle vaccinazioni; ci occuperemo di madri incinte e neomamme e bambini sotto i 5 anni e famiglie vulnerabili, in tutte le regioni che, al momento, non possiamo raggiungere fisicamente”. In quest’ottica, Azione contro la Fame ha già formato 1.006 genitori sull’uso del braccialetto “MUAC” per consentire loro di monitorare, a casa, lo stato di malnutrizione del proprio bambino.

Per garantire che gli operatori in prima linea del Governo continuino a fornire servizi cruciali, uno staff di 200 professionisti umanitari sta lavorando con le autorità locali e i partner per fornire dispositivi di protezione individuale e altre attrezzature necessarie. Finora l’organizzazione ha fornito oltre 8.300 kit agli ospedali governativi e 249.264 tra mascherine guanti e disinfettanti alle amministrazioni locali nelle regioni in cui opera, con altri kit in preparazione per i prossimi mesi. Azione contro la Fame sta, inoltre, lavorando a stretto contatto con le autorità per fornire loro tutto il supporto necessario in tema di prevenzione, vaccinazioni, distanziamento sociale, trasmissione di annunci informativi, infrastrutture sanitarie. In tal senso, sta predisponendo un “sistema di supporto agile” con il quale fare assistenza in base alle necessità, dato che la situazione è in continua evoluzione.

“Stiamo facendo appello ai nostri partner e donatori per aumentare i finanziamenti e fornire sostegno sia ai governi locali che alle famiglie colpite con alimenti, kit sanitari e per l’igiene, campagne di sensibilizzazione su vaccinazioni e prevenzione – conclude Garroni -. Siamo ancora operativi nelle regioni ritenute sicure dai governi locali con misure rigorose per la sicurezza del personale. Stiamo nuovamente formando il nostro personale sulle precauzioni in termini di sicurezza da seguire, fornendo consulenza sui protocolli di trattamento e gestione”.

 

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