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Un’altra crisi alimentare paralizza il Sud Sudan

13 Novembre 2017

In risposta a una nuova segnalazione IPC sulla sicurezza alimentare, l’organizzazione umanitaria internazionale Azione contro la Fame ha lanciato un invito alla leadership politica esortando a porre fine alla crisi alimentare causata dal conflitto in Sud Sudan.

Anche se la carestia non è più presente nelle due contee in cui è stata dichiarata all’inizio di quest’anno, l’insicurezza alimentare acuta ora interessa 1.4 milioni di persone in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno ed è stata classificata come “emergenza” (classificazione IPC fase 4) anche in parti stabili del Paese, non direttamente colpite da conflitti armati. Secondo l’avviso IPC, nel peggiore dei casi, nel 2018 è possibile una carestia in più località del Paese.

Non è insolito assistere a picchi stagionali nei livelli di fame,” ha affermato Guy Halsey, direttore Paese di Azione contro la Fame in Sud Sudan. “Ma quello che stiamo osservando è devastante. La prevalenza della malnutrizione acuta ha superato la soglia di emergenza ovunque. Il persistente conflitto, aggravato dall’instabilità economica e dal cambiamento climatico, ha eroso i mezzi di sussistenza delle persone e costretto milioni a fuggire.”

L’allarme IPC rilasciato dal governo del Sud Sudan, da diverse agenzie delle Nazioni Unite e dai partner umanitari, tra cui Azione contro la Fame, avverte che il 45% della popolazione del Sud Sudan dovrà affrontare una grave insicurezza alimentare durante la stagione della raccolta di quest’anno, da ottobre a dicembre, quando il cibo è di solito più abbondante. All’inizio del 2018, la stagione magra (il periodo tra i raccolti in cui i prodotti alimentari si esauriscono, nota anche con il nome di “stagione della fame”) dovrebbe iniziare tre mesi prima del solito, mettendo a rischio ancora più persone vulnerabili.   

Un aumento dell’assistenza umanitaria internazionale dopo la dichiarazione di carestia all’inizio di quest’anno ha migliorato la sicurezza alimentare e ha salvato la vita dei bambini malnutriti nelle aree di Unity, Jonglei e Northern Bahr el Ghazal.

Ma le scarse fonti di finanziamento per la risposta umanitaria internazionale hanno causato ritardi, una limitata copertura dei servizi e la carenza di prodotti di assistenza essenziali. Infatti, i finanziamenti per le emergenze umanitarie sono spesso a breve termine e non consentono una programmazione nel lungo periodo che aiuti le comunità a riprendersi – in Sud Sudan come in altri Paesi che hanno subito gravi crisi.

Mobilizzare le risorse per interventi immediati e salvavita così come per gli sforzi di recupero nel lungo termine sono priorità urgenti, ma Azione contro la Fame avverte che una necessità ancora più pressante è trovare una soluzione politica per porre fine alla crisi in Sud Sudan.

“Gli sforzi umanitari hanno salvato le persone dalla catastrofe,” ha affermato Hajir Maalim, direttore regionale di Azione contro la Fame per l’Africa orientale. “Ma l’aiuto umanitario non può concludere il conflitto nel Sud Sudan. Senza una soluzione politica, la fame continuerà a peggiorare, nonostante i nostri sforzi”.

Azione contro la Fame soddisfa i bisogni umanitari più urgenti delle popolazioni di Jonglei, del Bahr el Ghazal e di Warrap, raggiungendo più di 580.000 persone con programmi nutrizionali salvavita, fornendo interventi igienico-sanitari e rafforzando i mezzi di sussistenza. Il nostro team conduce valutazioni di emergenza e consegna aiuti umanitari salvavita in parti del Paese dove i bisogni sono estremi, comprese le contee di Ayod e Pagiur a Jonglei, dove non sono presenti altri attori umanitari.

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