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821 milioni di persone in pericolo per il COVID-19

20 Marzo 2020

I nostri team hanno bisogno del tuo aiuto per affrontare l’epidemia

821 milioni di persone nel mondo sono, oggi, in pericolo per via del Covid-19. Soffrono, infatti, di fame e malnutrizione e, a causa di un sistema immunitario fortemente indebolito, rischiano di non sostenere gli effetti di un eventuale contagio da coronavirus, nell’ipotesi di una sua ulteriore diffusione. È l’allarme lanciato da Azione Contro la Fame, accogliendo l’appello lanciato, nei giorni scorsi, dall’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS), che chiedeva “a tutti i Paesi e singoli individui di fare tutto il possibile per fermare il contagio” per via della “profonda preoccupazione per l’impatto che potrebbe avere su popolazioni che hanno già molti casi di malnutrizione”. 

Azione Contro la Fame prende molto sul serio questa epidemia, che colpisce su più livelli. Operiamo in oltre 45 Paesi in tutto il mondo e oltre 20 di loro hanno confermato casi di contaminazione da COVID-19. I nostri team locali al momento sono vulnerabili e si stanno preparando a rispondere a questa crisi sanitaria.

L’epidemia non mette a rischio solo i nostri dipendenti e volontari che lavorano sul campo, ma soprattutto 821 milioni di persone che soffrono di fame e di forme anche gravi di malnutrizione: tra queste è presente un gran numero di bambini di età inferiore ai 5 anni il cui sistema immunitario, già fortemente indebolito dalla denutrizione, potrebbe rapidamente soccombere al virus.

 

“Al momento, oltre 20 Paesi in cui opera l’organizzazione hanno confermato casi di contagio ha dichiarato Simone Garroni, direttore generale di Azione Contro la Fame -. Pertanto, stiamo prendendo molto sul serio questa epidemia, che rischia di colpire chi è già provato, fisicamente e psicologicamente, da uno stato di malnutrizione, acuta o grave.  Per questa ragione, oltre a chiedere, laddove siamo presenti, il rafforzamento dei sistemi sanitari locali, stiamo promuovendo specifiche attività sul tema dell’acqua e dell’igiene. Il virus, infatti, è particolarmente pericoloso per chi versa già in uno stato di salute precario e, dunque, richiede risposte sanitarie forti e isolamento. Ci riferiamo alle 821 milioni di persone indebolite dalla fame e ai 200 milioni di bambini con scarse difese immunitarie, anche per la concomitanza con altre malattie quali malaria, polmonite e infezioni intestinali. Per questa ragione, oltre a chiedere, laddove siamo presenti, il rafforzamento dei sistemi sanitari locali, stiamo promuovendo specifiche attività sul tema dell’acqua e dell’igiene”. 

La nostra esperienza, che riguarda anche la gestione di aree colpite da epidemie, ci offre i mezzi per agire con l’arma della prevenzione per fornire una risposta concreta a questa crisi”.

Ogni anno, Azione Contro la Fame educa oltre 8,9 milioni di persone sul corretto lavaggio delle mani, favorendo la condivisione di pratiche igieniche di base utili per prevenire la diffusione di malattie in tutto il mondo.

“Anche negli scenari di conflitto, povertà o calamità naturali, la strada da percorrere per contrastare il contagio resta la sensibilizzazione – aggiunge Garroni –. Ce lo dimostrano gli interventi promossi dall’organizzazione per contrastare altre epidemie. Mi riferisco, in particolare, all’Ebola in Africa occidentale o a al colera nello Yemen e ad Haiti. Il caso di Haiti è emblematico: qui, abbiamo contribuito a contrastare il colera distribuendo kit igienici alle famiglie con casi sospetti e sensibilizzando le comunità ad alto rischio sulla corretta modalità di lavaggio delle mani”.


Le misure di Azione Contro la Fame contro il coronavirus

Di fronte a questa epidemia, chiediamo il rafforzamento dei sistemi sanitari locali, attraverso l’implementazione di specifiche attività idriche e igieniche e dei servizi igienico-sanitari nelle aree colpite. Aggiungendo queste azioni ai nostri programmi di nutrizione e sicurezza alimentare, continuiamo a combattere la fame e sosteniamo i più vulnerabili mentre li prepariamo ad affrontare l’epidemia.

Oltre a mettere in atto misure di protezione per i nostri team per evitare la loro esposizione al virus e la trasmissione alle comunità, vogliamo dare il nostro contributo ai Ministeri della Salute dei Paesi in cui operiamo colpiti dall’epidemia, in particolare mediante azioni specifiche a supporto dei sistemi sanitari locali.

La nostra priorità sarà l’identificazione e il rinvio delle persone contaminate ai centri sanitari, l’attuazione rafforzata di azioni igieniche a supporto dei cambiamenti comportamentali, la diffusione, quando possibile, di sostegno e coinvolgimento della comunità (supporto alla salute mentale in particolare). In tutte le nostre azioni, presteremo particolare attenzione alla protezione di ragazze e donne.

I gruppi di coordinamento umanitario nei settori dell’acqua, dell’igiene e dei servizi igienico-sanitari hanno invitato le ONG nazionali e internazionali a intraprendere azioni preventive e preparare piani specifici di risposta alle emergenze in coordinamento con le autorità per mitigare i rischi di trasmissione del virus COVID-19, in particolare per le comunità vulnerabili come quelle nei campi profughi spesso sovraffollati.


Esperti di acqua, sanificazione e igiene

Per quasi 40 anni, abbiamo lavorato a stretto contatto con le persone vulnerabili indipendentemente dal contesto. La nostra esperienza non solo nel campo della salute e della nutrizione, ma anche nel campo dell’acqua pulita, dei servizi igienico-sanitari e dell’igiene ci offre i mezzi per agire nella prevenzione e in risposta a questa crisi. Nel 2018 abbiamo educato oltre 8,9 milioni di persone e ogni anno insegniamo le corrette norme sul lavaggio delle mani e sulle pratiche igieniche di base per prevenire la diffusione di malattie, incluso il coronavirus in tutto il mondo.

Una indagine condotta in Pakistan ha dimostrato che nei bambini con meno di 5 anni di età sottoposti a una educazione al corretto lavaggio delle mani l’incidenza della polmonite è inferiore del 50%. 

Abbiamo già affrontato in passato emergenze simili di diffusione di un virus durante l’epidemia di Ebola nell’Africa occidentale o durante le epidemie di colera nello Yemen e ad Haiti. Ad Haiti, Azione Contro la Fame ha contribuito a eliminare il colera, distribuendo kit igienici alle famiglie con casi sospetti ed educando le comunità ad alto rischio su come lavarsi le mani, usare acqua pulita e migliorare i servizi igienico-sanitari.

 

Rischio di trasmissione a comunità vulnerabili

Per rispondere all’emergenza “coronavirus”, ad Azione Contro la Fame è stato richiesto nei giorni scorsi di fornire, nel campo di Azraq, in Giordania, i kit per la pulizia dei servizi igienici.

I gruppi di coordinamento impegnati nei settori dell’acqua e dell’igiene hanno invitato tutte le altre ONG a intraprendere azioni preventive, in sinergia con le autorità giordane, per affrontare i rischi della trasmissione del virus nelle comunità più vulnerabili e nei campi profughi, spesso sopraffollati.

È proprio il caso di quello di Azraq, che ospita 35.000 rifugiati, e oltre il Medioriente, del campo di Cox’s Bazar, in Bangladesh. Il campo profughi più grande al mondo ospita, infatti, oltre un milione di persone appartenenti alla comunità Rohingya.

“Nelle aree sovraffollate, come i campi profughi – conclude Garroni – i sistemi sanitari sono fragili e l’isolamento è impensabile. Occorre una presa di coscienza convinta del pericolo e, soprattutto, occorre agire senza esitazioni e in fretta”.


Appello alla solidarietà

Per poter garantire la continuità delle nostre attività mentre prepariamo azioni di prevenzione e risposta a questa crisi, abbiamo bisogno di sostegno. Facciamo appello alla solidarietà dei donatori il cui finanziamento è essenziale per la continuità delle nostre attività.

Chiediamo inoltre la solidarietà delle persone e delle imprese in modo da poter aggiungere con successo questa dimensione di consapevolezza delle buone pratiche igieniche e dell’accesso all’acqua e ai servizi igienico-sanitari contro l’epidemia. di Coronavirus.


Con il tuo aiuto, potremo impedire che questa epidemia si diffonda ai più vulnerabili.

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