Sono diversi gli esperti internazionali che, alla luce dei dati che arrivano dal Paese, hanno confermato il rischio di una carestia nello stato del Borno, in Nigeria, per molto tempo tagliato fuori dagli aiuti umanitari a causa di Boko Haram. Secondo Azione contro la Fame, se la comunità internazionale e il governo della Nigeria non intensificheranno gli sforzi per consentire l’accesso e l’assistenza alle organizzazioni umanitarie, la situazione dell’area rischia di precipitare.
La IPC (Integrated Food Security Phase Classification), di cui Azione contro la Fame è membro, ha lanciato un allarme sulla situazione attuale, che rischia di degenerare fino ad arrivare alla carestia nelle aree inaccessibili dello stato del Borno. Secondo l’IPC, i conflitti ancora in corso sono la principale causa della fame e dell’altissimo numero di sfollati nella zona.
Secondo il direttore Paese di Azione contro la Fame, Yannick Pouchalan, “l’allarme suggerisce che i civili stanno soffrendo tremendamente in aree che non riusciamo a raggiungere. Non hanno cibo a disposizione, o ne hanno pochissimo, non hanno acqua e non hanno a disposizione strutture sanitarie. Siamo molto preoccupati del fatto che tanti bambini potrebbero morire ogni giorno a causa di malattie prevenibili se non riuscissimo a raggiungerli in tempo”.
Sempre secondo l’IPC la sicurezza alimentare è migliorata nelle aree dello stato del Borno che adesso sono accessibili alle organizzazioni umanitarie. I primi dati indicano che dopo 4 mesi di interventi umanitari il tasso di malnutrizione è diminuito fin sotto la soglia di emergenza; ma una eventuale interruzione rischia di minacciare questo fragile equilibrio. “Considerando l’enorme bisogno di aiuti e il trauma che le persone hanno sofferto, dobbiamo fare di più rispetto al semplice intervento per tenere le persone in vita – spiega Pouchalan – Le riserve di cibo sono molto limitate e la prossima stagione delle piogge esporrà i bambini più vulnerabili a un rischio maggiore di malattie come la malaria”.
Azione contro la Fame ha attivi dei progetti a Yobe, Jigawa e nello stato del Borno, in cui lavora dal 2010. Ad agosto ha lanciato un programma di emergenza nell’area appena liberata di Monguno, nel nord del Borno, dove al momento sta sostenendo i rifugiati assicurando cibo, acqua e servizi igienici e sanitari.
Inoltre ha inviato degli aiuti in un’area prima inaccessibile del nord del Borno: Cross Kawa, dove ha cominciato a distribuire cibo supplementare a donne incinta e in allattamento, oltre che a monitorare e curare i bambini che soffrono di malnutrizione acuta grave.