NEW YORK, 31 gennaio 2017 – Noi dell’organizzazione umanitaria internazionale Azione contro la Fame denunciamo fortemente l’ordine esecutivo dell’Amministrazione Trump di fermare l’ingresso di rifugiati negli Stati Uniti.
Azione contro la Fame implora il Presidente Trump di mantenere fede agli impegni presi dagli Stati Uniti in ottemperanza del Diritto internazionale dei diritti umani e con la Convenzione delle Nazioni Unite relativa allo status dei rifugiati, di cui gli Stati Uniti sono uno dei firmatari. Ridimensionare il programma di reinserimento – mandando via le vittime di guerre e persecuzioni brutali – lascerà donne, bambini e intere famiglie in una situazione di grande pericolo e sofferenza.
L’ordine esecutivo ferma l’ingresso di rifugiati provenienti da tutti i Paesi per 120 giorni, con l’eccezione dei rifugiati siriani, che sono banditi a tempo indeterminato. Noi di Azione contro la Fame siamo operativi nella maggior parte dei Paesi da cui i rifugiati vengono ricollocati. Ogni giorno, vediamo in prima persona la sofferenza disumana dei rifugiati siriani in fuga dalla guerra e le continue minacce alla vita dei civili in luoghi scossi dalla violenza come Somalia e Iraq.
Noi di Azione contro la Fame supportiamo popolazioni di rifugiati in tutto il mondo e siamo profondamente preoccupati per l’impatto che il divieto avrà sulle comunità di rifugiati all’interno di altri Paesi, così come sui governi che li ospitano. I governi di Paesi come Libano, Giordania, Turchia e Uganda hanno aperto le loro frontiere ai rifugiati, spesso sforzando le proprie capacità fino al punto di rottura. Fornire asilo ai rifugiati consente al governo americano – che ha una lunga e ammirevole storia di sostegno ai rifugiati – di sostenere il suo impegno con l’umanità e condividere la sua quota di doveri.
Gli Stati Uniti conducono già il processo di screening dei rifugiati più rigoroso al mondo, prima di concedergli asilo – una pratica che richiede tra i 18 e i 24 mesi per essere conclusa, e a volte di più. I rifugiati che sono stati selezionati per il reinsediamento negli Stati Uniti – ma a cui ora sarà negata la protezione – sono donne, bambini e famiglie sopravvissuti ad atrocità inimmaginabili e persecuzioni. Negargli asilo adesso è disumano.
Andrea Tamburini, amministratore delegato di Azione contro la Fame USA, ha detto: “Siamo particolarmente preoccupati per il divieto di ingresso a tempo indeterminato per i rifugiati siriani, che viola gli impegni internazionali degli Stati Uniti. Gli Stati Uniti sono obbligati, in quanto firmatari della Convenzione sui rifugiati, a rispettare e a seguire la sua applicazione nella massima misura, non a indebolire e restringere la sua applicazione a certe nazionalità, razze, religioni o posizioni socio-politiche.”
Negli ultimi anni, di fronte a una situazione di crisi e sofferenza umana senza precedenti, gli Stati Uniti sono stati un leader globale nell’offerta di protezione legale, fisica e di asilo alle vittime di guerre e persecuzioni, conducendo allo stesso tempo i più scrupolosi esami di screening. Noi di Azione contro la Fame sollecitiamo gli Stati Uniti a mantenere la propria leadership mondiale nella protezione dei rifugiati e di concentrare i propri sforzi diplomatici sulla risoluzione dei conflitti, oltre a finanziare generosamente le operazioni di risposta alle crisi umanitarie, contribuendo così alla sicurezza, alla protezione e alla stabilità globale.
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