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Babywash e i primi 1000 giorni

16 Novembre 2018

Il 19 novembre è il World Toilet Day, un’occasione per ricordare che sono ancora troppe le persone prive di accesso ai servizi igienici. Ma è anche un’occasione per celebrare chi, giorno dopo giorno, cerca di cambiare la stituazione.

“Sebbene tendiamo a considerare la disponibilità di cibo o il trattamento della malnutrizione come le principali soluzioni per eliminare la fame, il nostro lavoro quotidiano sul campo mostra l’importanza cruciale di una gestione sicura delle feci umane e animali, per evitare che i bambini sotto i cinque anni contraggano la diarrea o un’infezione intestinale che può scatenare un episodio di malnutrizione acuta, o causare un ritardo nella crescita che comprometterà lo sviluppo fisico e cognitivo per il resto della loro vita,” spiega Celia González, tra gli autori del report “Babywash and the 1000 days”.

Infatti, diversi studi stimano che gli interventi diretti sulla nutrizione possono avere un impatto solo del 20% se non accompagnati da un lavoro sui fattori che causano la malnutrizione. E assicurare condizioni igieniche di base nelle strutture santiarie così come a casa è tra i fattori più importanti”.

ROMPERE IL CICLO INFEZIONI-MALNUTRIZIONE

“Babywash” è una proposta metodologica innovatrice, perché per molti anni si è ritenuto che la protezione delle fonti d’acqua o la promozione dell’igiene delle mani fossero gli interventi più importanti per lottare contro la malnutrizione, senza prestare attenzione  ai primi mesi di vita di tanti bambini che vengono allevati in ambienti insalubri”, spiega González.

“Un bambino che comincia a gattonare e a mettersi oggetti nella bocca in un ambiente non protetto, dove si pratica la defecazione all’aperto, o dove le feci degli animali non sono correttamente gestite, ha un rischio esponenziale di soffrire di malattie enteriche e diarroiche. Queste malattie non causano sintomi apparenti, ma distruggono i villi intestinali che facilitano l’assorbimento dei nutrienti e provocano l’infiammazione dell’intestino. La scarsa energia che l’intestino del bambino riesce a produrre, inoltre, è destinata a combattere l’infiammazione e non alla crescita e allo sviluppo cognitivo. “Questi fattori potrebbero spiegare i fallimenti dei vaccini orali o la resistenza agli ormoni della crescita”, continua Antonio Vargas, Responsabile Nutrizione & Salute di Azione Contro la Fame.

COS’È BABYWASH?

Si tratta di un pacchetto di misure promosse da una coalizione di organizzazioni, tra cui Azione Contro la Fame, per rompere il ciclo di infezione-malnutrizione nei primi 1000 giorni di vita, che iniziano ad essere contati dal concepimento e in cui sono incluse anche le donne in gravidanza e in fase di allattamento.

Queste misure comprendono la creazione di un ambiente sicuro durante l’inizio del gattonare, il lavaggio dei pannolini, la costruzione di latrine adatte ai bambini sotto cinque anni, la separazione degli animali dall’ambiente domestico, una corretta gestione dei rifiuti domestici e la fornitura alle famiglie di attrezzature per la pulizia della casa. Insieme a queste intervenzioni di carattere domestico, Azione Contro la Fame fornisce anche latrine nelle scuole,  come misura di base e prevenzione della malnutrizione infantile.

GABINETTI, IN CIFRE

  • Oggi, 2.5 miliardi di persone non hanno accesso a servizi igienici e 892 milioni defecano ancora all’aperto, quindi una grande proporzione degli escrementi umani non si ritirano o trattano.
  • Si stima che 1.8 miliardi di persone utilizzino una fonte di acqua potabile non sicura, che manca di protezione contro l’inquinamento causato dagli escrementi umane
  • 1/5 delle scuole al mondo non hanno installazioni igienico-sanitarie; questo è un problema, soprattutto per le ragazze durante la mestruazione.
  • 900 milioni di scolari in tutto il mondo non hanno strutture per lavarsi le mani, un atto che costituisce una barriera importante per prevenire la diffusione di malattie mortali.
  • In tutto il mondo, oltre l’80% delle acque reflue generate dalla società risale all’ambiente senza essere né trattata né riutilizzata e il 10% della popolazione mondiale consume cibo irrigato con acque reflue

 

 

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