Il 5 dicembre l’IPC (Integrated Food Security Phase Classification), un riferimento essenziale per il monitoraggio e la lotta contro l’insicurezza alimentare, segnalava la presenza di una “situazione catastrofica” in diverse parti dello Yemen. Riferendosi ai risultati della sua ultima valutazione, l’IPC mette in evidenza la situazione umanitaria in rapido deterioramento causata da un conflitto mortale che si protrae ormai da quattro anni.
Azione contro la Fame ribadisce il suo appello per un’immediata cessazione delle ostilità nello Yemen e ricorda la necessità di garantire un quadro adeguato in cui il sistema di aiuti e le agenzie umanitarie possano operare e rispondere ai bisogni dei più vulnerabili.
“20 milioni di persone nello Yemen hanno estremo bisogno di assistenza umanitaria. In mancanza di una soluzione politica, maggiori aiuti non faranno altro che prolungare l’agonia del popolo yemenita. Se la pace non arriverà presto, il sangue di decine di migliaia di yemeniti sarà nelle mani delle parti in conflitto, così come di quelli che permetteranno loro di condurre una guerra con tanta impunità “, ha dichiarato Jonathan Cunliffe, Regional Operations Director di Azione contro la Fame.
Un gran numero di yemeniti non sono in grado di soddisfare i fabbisogni alimentari minimi, che corrispondono alle fasi 3 (Crisi) e 4 (Emergenza) della Classificazione Integrata IPC sull’insicurezza alimentare[1]. Circa 250.000 persone sopravvivono a malapena o si trovano nella fase 5, ossia in una “situazione catastrofica“. Questo significa un alto livello di malnutrizione acuta e un tasso di mortalità estremamente elevato.
“I colloqui di pace in corso in Svezia dovrebbero riuscire ad assicurare la cessazione delle ostilità, in riferimento alla drammatica situazione che si sta verificando nello Yemen”, ha aggiunto Jonathan Cunliffe.
Assieme ad altre organizzazioni umanitarie che operano nello Yemen, Azione contro la Fame continuerà a migliorare operazioni e attività per raggiungere le persone più vulnerabili. Tuttavia, sono necessari maggiori sforzi a livello nazionale, comprese maggiori risorse immesse nell’economia, in modo che la gente abbia più denaro per comprare cibo e altri beni essenziali per sopravvivere.
[1] Scala IPC
1) Generally Food Secure: oltre l’80% delle famiglie può soddisfare i bisogni alimentari di base senza strategie di adattamento atipiche.
2) Borderline Food Insecure: per almeno il 20% delle famiglie, il consumo di cibo è ridotto ma minimamente adeguato, senza dover affrontare strategie di coping irreversibili. Queste famiglie non possono soddisfare pienamente le esigenze di protezione dei mezzi di sussistenza.
3) Acute Food and Livelihood Crisis: almeno il 20% delle famiglie presenta significative lacune nel consumo di cibo oppure sono marginalmente in grado di soddisfare il fabbisogno alimentare minimo adottando strategie di coping irreversibili come la liquidazione dei mezzi di sostentamento. I livelli di malnutrizione acuta sono alti e superiori al normale.
4) Humanitarian Emergency: almeno il 20% delle famiglie è esposto a divari di consumo alimentare estremi, con conseguenti livelli molto elevati di malnutrizione acuta ed eccesso di mortalità; oppure le famiglie si trovano ad affrontare una perdita estrema di beni di sussistenza che probabilmente porteranno a divari di consumo alimentare.
5) Humanitarian Catastrophe: almeno il 20 percento delle famiglie si trova di fronte a una completa mancanza di cibo e / o di altri beni fondamentali e la fame, la morte e l’indigenza sono evidenti; la prevalenza di malnutrizione acuta supera il 30%; e i tassi di mortalità superano i 2/10000 al giorno.