A San Andrés e Providencia colpito il 100% della popolazione; danni rilevati al 98% delle infrastrutture. Il racconto del team di emergenza impegnato a Guajira, nel nord del Paese
Non c’è pace in Colombia: alla difficoltà legate alla gestione dell’immigrazione venezuelana, della pandemia e delle tensioni interne, si è aggiunta una ulteriore crisi: l’impatto dell’uragano Iota. Il ciclone, che ha già devastato l’America Centrale, è “approdato” nei giorni scorsi anche nel Paese innescando una nuova emergenza alimentare e sanitaria. Più di 270.000 persone sono state colpite. “Il suolo non è in grado di trattenere tutta la quantità d’acqua caduta in pochi giorni, che ha così causato la tracimazione dei canali e l’allagamento di case, scuole e centri sanitari”, hanno dichiarato, dalla Colombia, i membri del team di emergenza di Azione contro la Fame a Guajira, nel nord del Paese.
Le popolazioni, al momento, hanno un immediato bisogno di sostegno umanitario: le loro case sono state distrutte, non hanno di che mangiare e, inoltre, non dispongono di oggetti per l’igiene personale. Necessitano anche di stuoie, amache e zanzariere. Lo stato in cui versano le strade in questa regione rende estremamente complicato il traffico veicolare: una circostanza che ha determinato anche l’impossibilità di fornire cibo e carburante; molte comunità sono, ad oggi, isolate e impossibilitate a recarsi nei mercati per provvedere all’acquisto di beni di prima necessità. “Le famiglie hanno subito una vera e propria interruzione del sostentamento, oltre che del proprio lavoro. Una circostanza che ha inciso sulla capacità delle stesse di generare un reddito. Si tratta di popolazioni che erano già colpite dalle restrizioni stabilite durante l’emergenza sanitaria legata al Covid-19”.
Una squadra di Azione contro la Fame ha, da poco, avuto accesso a San Andrés e Providencia, due delle tre isole che fanno parte dell’omonimo arcipelago. Qui, in particolare, il 100% della popolazione è stata colpita; danni sono stati rilevati al 98% delle infrastrutture. Lo staff ha dato priorità alla identificazione dei bisogni nei luoghi dell’isola considerati strategici, verificando le necessità della popolazione locale presente, al momento, nei sei rifugi istituiti a San Andrés, creati come punti di accoglienza per le vittime. Azione contro la Fame ha consegnato kit di prevenzione e igiene alle famiglie nel campo Bautista Elsybar e nella Casa per anziani.
Colombia, una crisi senza fine
Questa è la quarta crisi che nel 2020 ha investito il Paese. Oltre a questa emergenza invernale, Bogotà ha subito l’impatto del coronavirus, con oltre un milione di casi (la Colombia è una delle aree più colpite al mondo), la pressione esercitata dall’arrivo di oltre un milione di immigrati venezuelani, la gestione difficoltosa del post-conflitto. Troppo per un Paese che stava appena iniziando a rimettersi in piedi dopo più di cinquant’anni di forti tensioni interne.
Azione contro la Fame in Colombia
Azione contro la Fame, in Colombia, ha dato priorità in questi giorni ai dipartimenti del Paese più colpiti da questa ultima crisi, mobilitando immediatamente lo staff con l’obiettivo di fornire kit di prevenzione e di igiene e acqua. Attualmente i team sono attivi nei dipartimenti di La Guajira (Maicao, Uribia, Riohacha), Bolívar (Cartagena), Chocó (Lloró attraverso il consorzio MIRE) e Norte de Santander (Cúcuta, Los Patios e Villa del Rosario). L’organizzazione opera in Colombia dal 1998 con programmi dedicati all’accesso all’acqua, alle strutture igienico-sanitarie e all’igiene. Si occupa, inoltre, di prevenzione e trattamento della malnutrizione con particolare riferimento all’accesso ai mezzi di sussistenza, alla promozione dell’occupazione e al sostegno ai migranti venezuelani.