Si è da poco conclusa la COP28, il più importante appuntamento annuale in cui i Paesi del mondo si riuniscono per trovare soluzioni alla crisi climatica, una delle maggiori cause della fame nel mondo.
COP28: SUCCESSO O FALLIMENTO?
Alla COP28 sono stati fatti passi avanti verso l’abbandono dell’uso dei combustibili fossili e verso una giustizia climatica a sostegno dei Paesi più colpiti da una crisi che non hanno contribuito a causare. Tuttavia, questi risultati non sono sufficienti per fermare il riscaldamento globale né per garantire il diritto al cibo per le popolazioni più vulnerabili, non supportate da un’adeguata finanza climatica da parte dei Paesi responsabili dell’inquinamento globale.
A Dubai si è persa l’occasione per assumere impegni concreti per contrastare la crisi alimentare causata dai cambiamenti climatici.
LA DECISIONE SUI COMBUSTIBILI FOSSILI
Nonostante la decisione finale della COP28 sul documento finale menzioni per la prima volta esplicitamente la necessità di “abbandonare” i combustibili fossili, utilizza un linguaggio troppo debole che non riflette l’urgenza dell’azione e mantiene scappatoie che possono essere utilizzate per estendere l’era dei combustibili fossili, contribuendo ulteriormente alla crisi climatica che rischia di portare alla fame altri 80 milioni di persone entro il 2050.
LE DECISIONI SU FAME E ALIMENTAZIONE
Il documento finale della COP28 menziona la necessità di porre fine alla fame, ma non riconosce né il diritto al cibo né la necessità di mitigare le emissioni di gas serra nei sistemi alimentari, che costituiscono un terzo delle emissioni globali.
La dichiarazione adottata dai Capi di Stato sull’agricoltura e i sistemi alimentari ha riconosciuto la necessità di una transizione verso sistemi agroalimentari sostenibili, ma tale dichiarazione non impone alcun obbligo agli Stati e non è quindi sufficiente per affrontare gli impatti devastanti della crisi climatica sulla sicurezza alimentare e nutrizionale di milioni di persone.
È importante rendere concreta una trasformazione equa e sostenibile dei sistemi agroalimentari, ascoltando le voci di coloro che sono colpiti dalla fame e dall’insicurezza alimentare ed attingendo ad approcci inclusivi e trasformativi come l’agroecologia.
IL FONDO LOSS AND DAMAGE
Cos’è il Fondo Loss and Damage? È il Fondo per le perdite e i danni, istituito alla COP27 in Egitto con lo scopo di aiutare i Paesi vulnerabili a far fronte ai danni causati dalla crisi climatica.
All’apertura della COP28, il fondo è stato reso operativo, segnando un importante passo in avanti.Tuttavia, i finanziamenti promessi, incluso l’impegno preso dal Governo italiano di contribuire al Fondo con 100 milioni di euro, sono insufficienti per supportare in modo concreto i Paesi più colpiti dalla crisi climatica. Inoltre, i leader dei Paesi del Nord globale dovranno garantire che le comunità colpite possano accedere direttamente ai finanziamenti.
Oltre al Fondo per le perdite e i danni, servono maggiori finanziamenti da parte dei Paesi responsabili dell’inquinamento globale per supportare gli sforzi di adattamento dei Paesi più vulnerabili, i più colpiti dalle conseguenze dei cambiamenti climatici.
Si tratta di preservare i mezzi di sussistenza e la resilienza delle comunità più colpite e vulnerabili, alle quali è nostra responsabilità assicurare giustizia climatica e garantire il diritto a una vita libera dalla fame.
Il nostro appello contro la crisi climatica
Per questo motivo, a fronte di una COP28 non all’altezza delle aspettative rispetto alle nostre richieste e in vista della Presidenza italiana del G7 a partire da gennaio 2024, noi di Azione contro la Fame rinnoviamo il nostro appello al Governo italiano, già sostenuto da più di 2.000 firmatari, chiedendo di:
- promuovere azioni urgenti per un maggiore e più efficace utilizzo dei finanziamenti climatici,
- una transizione verso sistemi agroalimentari più sostenibili,
- La realizzazione del diritto di tutte le persone all’acqua.
Aggiungi la tua voce e firma anche tu l’appello: