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Il porto di Hodeidah in Yemen deve rimanere aperto

26 Aprile 2017

Come organizzazioni umanitarie che operano in Yemen, siamo gravemente preoccupati da segnalazioni di un possibile attacco della coalizione guidata dall’Arabia Saudita sul fondamentale porto di Hodeidah. Un tale attacco rischia di condurre un Paese affamato da due anni di guerra a carestia certa, mettendo a rischio la vita di milioni di persone. La crisi dello Yemen non può essere affrontata con una soluzione militare. Anziché alimentare il conflitto, esortiamo gli Stati Uniti e il Regno Unito, come sostenitori chiave della coalizione guidata dall’Arabia Saudita, ad usare la loro influenza per sollecitare tutte le parti del conflitto a raddoppiare i loro sforzi per forgiare una soluzione politica e prendere misure immediate per affrontare la crisi umanitaria.

Il porto di Hodeidah è la linea principale di salvataggio per un Paese all’orlo della carestia. Lo Yemen è quasi totalmente dipendente dalle importazioni di alimenti, medicinali e dal carburante e fino all’80% di tutte le importazioni entrano nel Paese dal porto di Hodeidah. Qualsiasi attacco al porto disturba gravemente la capacità di importare merci attraverso questo percorso critico, compresa gran parte degli aiuti umanitari e la maggior parte delle importazioni commerciali che sono urgentemente necessarie. Anche le stime più ottimistiche indicano che un’operazione militare che apporti danni minimi alle infrastrutture metterebbe fuori uso il porto per almeno sei settimane. Per un Paese che in alcune aree potrebbe finire le riserve di frumento nelle prossime settimane, un’azione simile sarebbe catastrofica. La storia ci dice che le operazioni militari sono raramente rapide o “pulite”. Alle forze governative di Hadi ci sono voluti quasi due mesi per riconquistare il porto di Mokha – una città grande un decimo rispetto a Hodeidah – che rimane fortemente militarizzata anche tre mesi dopo. In realtà un assalto a Hodeidah sfollerebbe mezzo milione di persone, aumentando le vittime civili e impedendo la consegna di cibo, medicinali e carburanti a una popolazione in estremo bisogno.

Non esiste un’alternativa attualmente valida per il porto di Hodeidah. I principali importatori commerciali in Yemen hanno dichiarato che non saprebbero come consegnare il cibo se i porti del Mar Rosso dello Yemen venissero chiusi. Un attacco contro Hodeidah probabilmente bloccherebbe anche il vicino porto di Al-Saleef, che è destinato principalmente a ricevere le importazioni di grano. I porti di Aden e Mukala non dispongono della capacità o delle infrastrutture necessarie per soddisfare le esigenze di importazione alimentare dello Yemen. I ritardi e i maggiori costi di deviazione delle importazioni verso questi porti potrebbero significare la differenza tra la vita e la morte per sette milioni di yemeniti che sono già all’orlo della fame. Gli itinerari via terra dall’Arabia Saudita e dall’Oman richiedono almeno due o tre giorni e non sono adatti come corridoi umanitari: sono, al massimo, non testati e, al peggio, congestionati, costosi e pericolosi dato che i convogli dovrebbero attraversare le frontiere del conflitto.

Gli attori umanitari affrontano ostacoli operativi quotidiani, come il fatto che le parti in lotta bloccano deliberatamente l’approvvigionamento. Ma la risposta a queste sfide è nei negoziati politici, non compromettendo il funzionamento di un insostituibile centro commerciale e percorso di approvvigionamento umanitario, quando sono già tante le vite civili a rischio. La coalizione guidata dall’Arabia Saudita dovrebbe sollevare il blocco de facto e inviare i quattro rappresentanti del World Food Programme che siedono a Dubai, non bombe, se vogliono seriamente migliorare il flusso di beni che passa per il porto di Hodeidah. La comunità internazionale deve agire urgentemente per prevenire questo attacco ed esplorare tutte le opzioni, per impedire che i bambini dello Yemen e le loro famiglie siano affamati a morte. È un oltraggio che l’ultima azione significativa presa dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite su una delle più grandi crisi umanitarie del mondo, risalga a un anno fa. Quello in Yemen non deve più essere un conflitto dimenticato e non può essergli permesso di diventare una carestia dimenticata.

Firmato,

Azione Contro la Fame
Médecins du Monde
Norwegian Refugee Council
Saferworld
Save the Children
Tearfund
War Child

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