Dal 2014, il Paese soffre di una crisi economica e finanziaria che si unisce agli effetti devastanti della guerra contro l’ISIS. Povertà, vulnerabilità e disoccupazione: il conflitto ha colpito le comunità locali, gli sfollati e i rifugiati dalla confinante Siria.
Il campo di Chasmisku ospita circa 30.000 persone fuggite del gruppo terroristico. Alhan, il nostro collega curdo responsabile dei programmi di supporto psicologico, ci racconta che Chasmisku è uno dei campi con le condizioni più accettabili. Il campo è stato creato quattro anni fa e, per far fronte alle difficili condizioni di adattamento, le persone hanno ricreato situazioni simili alla loro precedente vita, al fine di stabilire nel campo la maggior normalità possibile. Ogni giorno, attraverso la loro straordinaria capacità di recupero, gli abitanti ricostruiscono le loro vite nonostante la dura realtà di essere lontani da casa, esiliati a causa del conflitto e colpiti da traumi.
Ameera ha vissuto qui per quattro anni. Ora ne ha 20 anni e ricorda: “Ero incinta quando sono fuggita in montagna. Ho visto bambini morire di fame e sete. Ho perso ogni contatto con mio marito durante la fuga perché lui non ha è fuggito con me. Fortunatamente, ci siamo rincontrati dopo… però, quel giorno, ho perso tutto. Prima eravamo felici, avevamo una fattoria ed una casa”. Oggi Ameera ha aperto il suo salone di bellezza nel campo. Suo marito, che è malato, non può aiutarla a sostenere i bisogni della famiglia. Non sanno ancora se saranno in grado di tornare a casa un giorno o in quali condizioni.
Oggi il conflitto è finito; ufficialmente da dicembre 2017.
Tuttavia ci sono ancora quasi 2 milioni di persone sfollate; 3,9 milioni sono potuti ritornare a casa, ma a condizioni spesso molto precarie: le reti idriche sono distrutte, i campi devastati e i servizi sanitari mancano nelle aree rurali e urbane.
Purtroppo, in un contesto post-crisi, con un mercato del lavoro fortemente in declino, trovare un lavoro o una fonte di reddito è una sfida. Per rispondere a questa situazione, Azione contro la Fame ha sviluppato un duplice programma di creazione di occupazione, che consente ai più vulnerabili di iniziare a guadagnare di nuovo, fornendo consulenza psicologica, aiutandoli a superare i loro traumi e ripristinare la fiducia in se stessi.
Altri, come Rundik – 24 anni, del Kurdistan iracheno – non aveva esperienze lavorative precedenti. Disabile per una malformazione dell’anca, ha dovuto lasciare la scuola per potersi pagare il trattamento medico. Ora è apprendista in una fabbrica di dolciumi con suo fratello, che ha beneficiato del programma. Insieme, mantengono i loro genitori e i loro parenti. Rundik spera di essere operata al più presto.
Oltre alla formazione tecnica, sono stati forniti anche supporto e consulenza psicologica. Come spiega Andrea Bigio, il Project Manager che supervisiona questo programma: “Quando si svolgono questo tipo di progetti, si devono considerare i diversi bisogni delle persone. Tutti abbiamo bisogno di un sostegno speciale dopo una crisi per poter affrontare le difficoltà e poter ricominciare le nostre vite. Essere un membro attivo di una comunità è molto importante per riprendere in mano la propria vita. Abbiamo notato un enorme miglioramento nella loro autostima “.
Ufficialmente, la guerra è finita e oggi è il momento di ricostruire, non solo le infrastrutture e i servizi, ma il tessuto sociale distrutto a causa del conflitto che ha lacerato la società irachena. Azione contro la Fame sta aiutando queste comunità di iracheni e siriani sfollati a superare questo periodo cruciale.
Gran parte della città è in rovina, le infrastrutture sono distrutte, ci sono pochi servizi sanitari funzionanti, c’è carenza di cibo e acqua e molte aree sono disseminate di esplosivi. Lo scorso febbraio, il governo iracheno ha stimato che sono necessari 88 miliardi di dollari (71 miliardi di euro) per la ricostruzione. Questa situazione rende ancora più difficile il ritorno degli sfollati.
Azione contro la Fame opera in Iraq dal 2013, in risposta all’afflusso di sfollati siriani. Dal 2014 ed il conflitto con l’ISIS, i nostri team hanno assistito iracheni sfollati e le comunità ospitanti con acqua, attività igienico-sanitarie, programmi di nutrizione, salute mentale e supporto psicologico così come programmi di sicurezza alimentare emezzi di sussistenza.
A Mosul, abbiamo riabilitato parti della rete idrica della città e abbiamo programmi operativi in due campi per gli sfollati del sud, Hammam-Al-Ali 1 e 2, per donne in gravidanza e in fase di allattamento e per i loro bambini che soffrono di malnutrizione, e anche per quelli che hanno subito un trauma.
Nel Kurdistan iracheno, grazie a un programma di formazione e creazione di occupazione per gli iracheni sfollati, i rifugiati siriani e le comunità ospitanti, stiamo lavorando per migliorare le condizioni dei giovani, in particolare quelle delle donne che sono maggiormente svantaggiate nell’accedere all’occupazione dal momento che spesso sostengono la loro famiglia da sole.