Dharni (India). Kavita lavora come Operatrice di Comunità di Azione contro la Fame dal 2012, ma da bambina non l’avrebbe mai immaginato: “Quando ero piccola non pensavo che avrei lavorato, ma solo che sarei diventata una brava casalinga”, spiega.
Finita la terza media, invece, entrò in contatto con l’Organizzazione umanitaria: “Nella mia zona Azione contro la Fame stava cercando un Operatore Sanitario e Nutrizionale di Comunità. Sono venuti a casa mia e mi hanno chiesto se mi sarebbe piaciuto lavorare con loro: ho detto di sì e da allora non ho mai pensato di cambiare posto”.
Quando iniziò a lavorare nel suo stesso paese, scoprì l’importanza di un programma nutrizionale: “Ho curato e guarito bambini malnutriti, con cui poi ho creato un legame speciale. Ho iniziato senza conoscere la materia, ma l’organizzazione mi ha formato e così ho potuto insegnare a mia volta alle famiglie a prevenire la malnutrizione. Mi motiva molto vedere che sto facendo un buon lavoro. E devo continuare a farlo, ecco perché sono ancora qui”.
Essere una donna in India però non è facile: “Le donne lavorano molto, molto più degli uomini. Lavorano nei campi e fanno i lavori domestici, mentre gli uomini lavorano solo nei campi. Le donne si alzano al mattino, vanno a prendere l’acqua, curano il bestiame… a tavola, se sei la nuora, prima devi servire tutta la famiglia e poi mangiare tu stessa“, spiega. Kavita si batte anche contro antiche credenze: “Nella nostra comunità, quando una donna ha le mestruazioni viene tenuta isolata per cinque giorni: non può cucinare né svolgere le faccende domestiche, ma solo lavorare nei campi – racconta – Le persone credono che quando una donna ha il ciclo sia impura e tutto ciò che tocca diventa impuro”.
Ma le cose stanno cambiando, anche grazie a lei: “nei tempi che corrono le donne devono essere libere di decidere cosa vogliono fare”. La lotta di Kavita per i diritti delle donne è appena cominciata.