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La Sierra Leone è “Ebola free”

12 Novembre 2015

Passati i 42 giorni senza nessun nuovo caso di Ebola, la Sierra Leone si appresta ad essere dichiarata ufficilamente “Ebola free”. Azione contro la Fame, presente nel Paese da oltre 20 anni e per tutta la durata dell’epidemia, accoglie con soddisfazione la notizia dello sradicamento del virus all’interno dei confini delle stato africano. Alla vigilia di questa giornata storica che è caduta il 7 Novembre scorso, ACF ha richiamato l’attenzione sulla necessità di rimanere vigili e a mantenere un sistema di sorveglianza alto e buone pratiche di igiene per evitare eventuali ricadute.

All’indomani di Domenica 26 Settembre, quando gli ultimi 2 pazienti hanno lasciato il centro di trattamento del distretto di Kambia, la Sierra Leone ha cominciato la conta dei 42 giorni consecutivi senza la comparsa di nuovi casi conosciuti (vale a dire il doppio del periodo di incubazione del virus). Domenica 7 Novembre 2015 il virus Ebola è stato dunque ufficialmente sradicato dal Paese ed è iniziato un periodo di 90 giorni di attenta vigilanza per prevenire a ricomparsa del virus. Secondo il Ministero della Sanità e dell’Igiene, dal Maggio del 2014 il Paese ha registrato 8.704 casi confermati, 3.589 decessi (di cui 221 sono personale sanitario) e 4.051 sopravvissuti.

Azione contro la Fame ha lanciato un appello per rimanere comunque in allerta e per mantenere un livello elevato del sistema di sorveglianza e delle buone pratiche d’igiene per evitare eventuali ricadute. Il carattere endemico del virus, infatti, fa temere per la possibilità di potenziali ricadute nei mesi e negli anni a venire. La crisi dell’Ebola nell’Africa Occidentale ha messo in evidenza l’importanza della mobilitazione comunitaria, che permette una migliore comprensione e percezione delle questioni legate al virus. Mentre il trattamento medico dei pazienti è fondamentale per alleviare i sintomi e aumentare le possibilità di sopravvivenza, la partecipazione delle comunità ha un peso preponderante nel controllo dlell’epidemia.

L’approccio CLEME1 (Community Led Ebola Management Eradication) realizzato da Azione contro la Fame soprattutto nel distretto di Moyamba, ha permesso alle comunità di essere attivamente partecipi al controllo dell’epidemia, identificando i comportamenti a rischio e quelli che permettono la riduzione dei rischi di trasmissione. Alcune volontarie appartenenti alle comunità sono responsabili della realizzazione e del rispetto delle misure igieniche: “Questo approccio potrebbe rappresentare un modello per la lotta contro il virus Ebola perché permette alle comunità di trovare delle soluzioni in base ai loro bisogni specifici e alla loro cultura.” sottolinea James Senesie, responsabile dei programmi Acqua e Igiene di ACF.

Azione contro la Fame è presente in Sierra Leone dal 1991 sostenendo gli sforzi delle autorità nazionali nella lotta contro la malnutrizione nelle regioni di Moyamba e Kambia, e nei distretti rurali e urbani dell’Ovest (zone a trasmissione elevata dell’epidemia). Per rispondere all’epidemia, le squadre sul posto hanno formato ricercatori e personale sanitario sui temi della prevenzione e del controllo della diffusione dell’infezione. Le squadre hanno fornito impianti idrici e igienici alle case in quarantena ed alle strutture sanitarie, hanno apportato sostegno psicologico e mezzi di sussistenza alle persone sopravvissute al virus e alle famiglie delle vittime dell’Ebola. Oggi il miglioramento dell’accesso all’acqua e alle strutture igieniche, come quello delle pratiche di igiene, si raggiunge nei centri sanitari. Azione contro la Fame, ad ogni modo, rafforza la sorveglianza comunitaria alla frontiera con la Guinea – una zona già colpita da epidemie di colera successive – per evitare casi di trasmissioni transfrontaliere.

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