Le migrazioni climatiche sono una realtà sempre più presente, ma possono essere gestite attraverso strategie efficaci e sostenibili. Eventi meteorologici estremi come siccità, inondazioni e tempeste stanno portando molte persone a spostarsi all’interno dei loro paesi in cerca di condizioni di vita più sicure. Tuttavia, con azioni mirate, è possibile ridurre gli impatti del cambiamento climatico e supportare le comunità più vulnerabili.
Secondo il rapporto “Groundswell” della Banca Mondiale, pubblicato nel settembre 2021, fino a 216 milioni di persone potrebbero dover migrare all’interno dei propri paesi entro il 2050 se non verranno adottate misure efficaci per contrastare il cambiamento climatico (Fonte: World Bank).
Oggi, oltre il 40% della popolazione mondiale vive in aree vulnerabili agli effetti del clima. Investire in soluzioni come la transizione energetica, la gestione sostenibile delle risorse naturali e politiche di adattamento climatico può ridurre il numero di spostamenti forzati e offrire nuove opportunità alle comunità colpite dai cambiamenti climatici. Attraverso un impegno condiviso, è possibile affrontare le migrazioni climatiche con un approccio basato sulla prevenzione e sulla resilienza.
CHI SONO I MIGRANTI CLIMATICI
I migranti climatici sono persone costrette a lasciare le proprie case a causa degli impatti diretti o indiretti dei cambiamenti climatici. Questi impatti includono eventi metereologici estremi come uragani, inondazioni, siccità, erosione del suolo e innalzamento del livello del mare, che causano delle vere e proprie catastrofi ambientali e spesso aggravano le condizioni di vita in contesti già colpiti da crisi umanitarie. Tali fenomeni distruggono case, campi agricoli e servizi di base, costringendo le persone a cercare rifugio altrove.
Spesso ci si riferisce ai migranti climatici come “rifugiati climatici”. Tuttavia, questo termine non ha un riconoscimento formale nel diritto internazionale.
Un rifugiato, secondo la Convenzione di Ginevra del 1951, è una persona che attraversa frontiere internazionali per sfuggire a persecuzioni basate su razza, religione, nazionalità, opinioni politiche o appartenenza a un determinato gruppo sociale. Dunque, le persone costrette a migrare a causa dei cambiamenti climatici non rientrano in questa definizione. Di conseguenza, questa categoria di migranti che scappano dal proprio paese a causa degli effetti dei cambiamenti climatici è soggetta anche a minori tutele rispetto alle persone protette dallo status di rifugiato.
Eppure, le migrazioni climatiche sono già una realtà per milioni di persone. Nei paesi più colpiti dalla crisi climatica vi sono regioni soggette a siccità prolungate, come alcune parti dell’Africa subsahariana e del Medio Oriente, zone insulari vulnerabili all’innalzamento del livello del mare, e aree con comunità rurali che dipendono dalle coltivazioni per la loro sussistenza.
Le persone di queste comunità spesso sono costrette a migrare all’interno del proprio paese o a cercare rifugio all’estero, e i loro diritti sono protetti dalle convenzioni internazionali sui diritti umani.
LE MIGRAZIONI CLIMATICHE IN IRAQ: LA STORIA DI ABDUL
Abdul Hussein è un uomo che è stato vittima in prima persona degli spostamenti forzati a causa dei conflitti e dei cambiamenti climatici.
Nato e cresciuto in Iraq, ha dovuto allontanarsi dalla terra natia prima a causa dei conflitti e poi a causa della desertificazione. La sua famiglia dipendeva dalla pesca e dall’allevamento del bestiame, ma ora, a causa della carenza di acqua dovuta ai cambiamenti climatici, non può più portare avanti queste attività. Il degrado ambientale ha portato all’esaurimento delle risorse naturali e alla morte del bestiame, e Abdul e la sua famiglia sono rimasti senza mezzi di sostentamento.
"Siamo stati costretti a lasciare le paludi a causa della carenza d'acqua e della mancanza di fonti di reddito. Dipendevamo dal pesce e dalle canne e avevamo anche del bestiame, ma ora non c'è più nulla. La terra è diventata deserta e nessuna barca o auto può più raggiungerci. Anche molte persone hanno dovuto andarsene"
LE CONSEGUENZE DELLE MIGRAZIONI CLIMATICHE
Le migrazioni climatiche hanno delle conseguenze estremamente complesse, come insicurezza alimentare, tensioni sociali, conflitti, rischi per la salute e perdita dei mezzi di sussistenza. Inoltre, i migranti climatici spesso sono costretti ad abbandonare le loro terre d’origine e le tradizioni culturali, con un conseguente senso di smarrimento e perdita di identità.
La questione dei migranti climatici rappresenta una sfida crescente per la comunità internazionale. Senza politiche climatiche ambiziose, il numero di persone costrette a migrare a causa dei cambiamenti climatici potrebbe aumentare drasticamente, portando a ulteriori tensioni e crisi umanitarie globali.
Per affrontare la crisi dei migranti climatici, è essenziale adottare un approccio globale che includa la riduzione delle emissioni di gas serra, l’investimento in energia pulita, la promozione di misure di adattamento climatico e lo sviluppo sostenibile nelle regioni vulnerabili. È anche fondamentale garantire la protezione dei diritti umani e la cooperazione internazionale.