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Libano sei mesi dal cessate il fuocoLibano sei mesi dal cessate il fuoco

Libano, dopo il cessate il fuoco più di un milione di persone soffre ancora la fame

26 Giugno 2025

Libano dopo il cessate il fuoco: alla fine del mese di novembre 2024, è stato stipulato un accordo di sei mesi. Nonostante questo, l’attività miliare è rimasta intensa nelle parti meridionali del paese, a Bekaa e nelle periferie meridionali di Beirut. A causa dei recenti attacchi nelle aree popolate, i civili sfollati sono aumentati e la crisi umanitaria è ancora grave.

"Uno degli ultimi raid aerei è stato l'8 maggio. Quel giorno ci sono stati più di 19 attacchi nel giro di un'ora nel sud del Libano, vicino ai nostri punti di distribuzione. Ci hanno costretto a sospendere temporaneamente le nostre attività".

Libano dopo il cessate il fuoco, sono più di 900.000 le persone che hanno provato a tornare nelle proprie comunità, ma molti di loro non sono riusciti ad accedere alle loro case perché ora distrutte e inabitabili. Ad oggi, una persona su sei è impossibilitata a tornare nella propria casa.

Le famiglie sfollate hanno difficoltà ad accedere ai servizi essenziali come acqua potabile, servizi igienico-sanitari e assistenza sanitaria.

"Gli spostamenti, l'eccessivo aumento del costo della vita, le interruzioni dell'approvvigionamento alimentare, la perdita di mezzi di sussistenza e i danni alle infrastrutture idriche e igienico-sanitarie sono solo alcuni degli ostacoli che impediscono ai civili di soddisfare i loro bisogni primari".

Le famiglie sfollate sopravvivono grazie agli aiuti umanitari: la storia di Mahmoud

Quella di Mahmoud è una delle tante storie di famiglie che hanno dovuto lasciare la loro casa a causa del conflitto. Lui e la sua famiglia vivevano a Odeisseh, un villaggio molto vicino al confine tra Libano e Israele, una zona molto colpita durante l’intensificazione del conflitto nel 2023. Mahmoud racconta che la sua casa è stata completamente distrutta dall’impatto di due razzi e lui e la sua famiglia sono rimasti nel villaggio per 65 giorni nonostante i bombardamenti.

Oggi, da oltre un anno e mezzo, vivono in quello che una volta era il Montana Hotel a Marwanieh, nel sud del paese. Il rifugio è stato aperto il 2 dicembre 2023, a causa l’inasprimento del conflitto in Libano, ed è il primo rifugio collettivo della zona, oltre che il più grande. Mahmoud e suo figlio sono stati i primi a stabilirvisi, mentre ora vivono con altre 94 famiglie. Sono trascorsi 15 giorni prima che il resto della famiglia si riunì a Mahmoud al Montana Hotel.

Libano famiglie sfollate

"Non ci aspettavamo che il conflitto durasse così a lungo, quindi non abbiamo portato molte cose con noi. Se le organizzazioni umanitarie smettessero di lavorare qui, sarebbe come abbandonarci in un deserto".

La prima organizzazione che ha iniziato a sostenere il rifugio è stata Azione Contro la Fame che ha risposto all’emergenza fornendo alle famiglie pasti caldi, confezioni di cibo, frutta e verdura, oltre che kit igienici, materassi, cuscini, coperte e carburante.

Anche Mahmoud aiuta al rifugio. Inizia la sua giornata alle 6.30 e la finisce a mezzanotte. Grazie agli aiuti umanitari, riesce a costruire mobili di diversa tipologia per le famiglie che lo richiedono.

Noi di Azione Contro la Fame siamo presenti attivamente a Beirut, nella Bekaa, nel Baalbek-Hermel, nel Nabatiyeh e nei governatorati meridionali, per fornire aiuti essenziali. Alcune delle attività comprendono la distribuzione di beni come coperte, materassi, cuscini, bottiglie d’acqua, integratori alimentari e la fornitura di servizi sanitari, nonché il ripristino di terreni agricoli, punti d’acqua e il sostegno alle famiglie con assistenza in denaro, aiutando sia le famiglie sfollate che quelle rimpatriate.

Terra e conflitto nel sud del Libano: la storia di Jafaar

La parte meridionale del Libano, confinante con Israele, è una zona di terre coltivate e il sostentamento economico del 90% delle famiglie che vi abitano dipende dal settore agricolo.

Nonostante l’esercito israeliano si sia ritirato dalla maggior parte del territorio del Libano meridionale, alcune località rimangono ancora sotto al controllo militare. In questa regione di confine, quasi tutti i villaggi sono stati completamente o parzialmente distrutti e le persone rimpatriate affrontano gravi rischi a causa delle munizioni inesplose, delle infrastrutture danneggiate e della continuità delle operazioni militari.

A Beit Lif, nel sud del Libano e a 5 km dal confine con Israele, vivevano circa 7.000 persone. Ora, a causa del conflitto, ne rimangono solo 125. Tra loro c’è Jafaar con la sua famiglia: sua moglie Samira e i suoi due figli, il terzo figlio lo hanno perso durante la guerra. Queste persone non vogliono abbandonare la propria casa e la propria terra.

"Dopo un anno da sfollati, abbiamo deciso di tornare nonostante le operazioni militari. Siamo impegnati tutti i giorni nel nostro campo. Non so fare altro che coltivare la terra. Per questo, ora dipendiamo da dei familiari che ci danno denaro per comprare acqua, cibo e permetterci servizi essenziali."

In uno dei campi Jaafar aveva ulivi, fichi e peschi, alcuni li possedeva da più di vent’anni. Ora, sta cercando di coltivare olive, pesche, uva e pomodori. La mancanza di reddito e di accesso ai fertilizzanti, agli attrezzi da lavoro e alle infrastrutture idriche rende molto difficile il lavoro a Jafaar e alla sua famiglia che, come unica forma di sostentamento, hanno le loro terre.

"Io ho il diabete, ho avuto un'insufficienza renale e mi hanno rimosso uno dei reni. Ho bisogna di acqua sicura soprattutto per il mio stato di salute. Il pozzo da cui tutte le famiglie si rifocillavano è stato distrutto. Inoltre, nel villaggio non c'è la scuola, quindi dobbiamo pagare un insegnante privato per i bambini. Andiamo avanti giorno per giorno. Continuiamo come possiamo, ma è molto difficile e spesso soffriamo".

L'intervento di Azione contro la Fame in Libano: sostegno alimentare, agricolo e sanitario

Noi di Azione Contro la Fame visitiamo le popolazioni che vivono al confine. I programmi di sostegno del 2025 prevedono di aiutare 500 agricoltori, tra cui Jaafar, attraverso la combinazione di diversi interventi:

  • Distribuzione di sementi, attrezzi e fertilizzanti organici e rispettosi dell’ambiente;
  • Attività generatrici di reddito: assunzione di contadini per ripulire le terre in modo che esse possano tornare ad essere coltivate.

La crisi umanitaria in Libano continua a colpire migliaia di famiglie costrette ad abbandonare le proprie case, terre e mezzi di sostentamento. Con il tuo sostegno possiamo garantire accesso ad acqua potabile, cibo, cure mediche e altri strumenti per ricostruire un futuro ai civili sfollati in Libano.

Dona ora e aiutaci a portare speranza e aiuti concreti dove il conflitto ha lasciato solo bisogni.

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