Testimonianza di Federico Sorenzo, sostituto Direttore Paese di ACF Yemen
San’a, 18 dicembre 2017
“È mattina, mattina presto.
Riesco a sentire le voci dei bambini e degli insegnanti della scuola di fronte al nostro ufficio: stanno praticando alcuni esercizi di ginnastica prima di entrare nelle loro classi e iniziare le lezioni. Riesco a sentire un gallo che canta alla luce del sole, che chiama le persone a iniziare le loro attività. Sento delle macchine che guidano sulla strada nelle vicinanze.
Sembra una giornata assolutamente normale in un Paese pacifico, ma non lo è.
La guerra civile in corso per il controllo del Paese sta affamando la sua gente. I prezzi di beni di prima necessità come cibo, carburante e acqua sono aumentati fino al 600%. Secondo le organizzazioni umanitarie, il 70% della popolazione vive con meno di un dollaro al giorno pro capite. Il blocco delle importazioni commerciali e umanitarie paralizza gli affari nel Paese, e di conseguenza incide sulla qualità della vita di intere famiglie, incapaci di provvedere ai bisogni primari dei i propri figli, come avere accesso ad assistenza sanitaria e acqua pulita.
I continui combattimenti e attacchi aerei sono la conseguenza quotidiana di un Paese diviso. Le scuole nelle aree di combattimento sono chiuse e alcuni ospedali sono distrutti. Il sistema sanitario è collassato, e in molti casi le persone non sono in grado di raggiungere le strutture sanitarie che sono ancora aperte. Le persone muoiono per malattie che in condizioni normali sarebbero facilmente curabili.
Più di tre quarti della popolazione è a rischio di carestia e l’azione umanitaria viene limitata, soprattutto per l’inaccessibilità di gran parte del Paese per motivi politici e di sicurezza. Gli yemeniti si stanno muovendo all’interno del Paese alla ricerca di sicurezza e opportunità per una vita migliore, ma è estremamente difficile . Tra loro, i bambini sono i più colpiti e mi domando che razza di vita stiamo offrendo questi bambini innocenti?
Il team di Azione Contro la Fame comincia a entrare in ufficio pronto per iniziare la giornata di lavoro.
Le voci degli alunni provenienti dalla scuola sono ancora in aria.
Sembra una giornata assolutamente normale in un Paese pacifico.
Ma non lo è.”