Sono passati 6 mesi dal terremoto che ha colpito il Nepal, e l’attività di ricostruzione è all’ordine del giorno. Ma c’è ancora molto da fare. I monsoni che durano da Giugno a Settembre hanno provocato, specialmente in alcune zone remote, smottamenti del terreno e inondazioni che impattano negativamente sulla distribuzione dell’aiuto umanitario. L’insieme delle organizzazioni umanitarie presenti concentrano i propri sforzi per evitare il deterioramento delle condizioni di vita delle persone colpite dal terremoto, in particolare adesso che l’inverno è alle porte.
Ad oltre 2.000 metri di altitudine vivono 81.000 famiglie che hanno bisogno di assistenza immediata in modo da evitare le conseguenze potenzialmente drammatiche dell’inverno. In un contesto di ricostruzione e di instabilità politica legata alla nuova costituzione, il paese si rialza lentamente.
Si stima che al momento circa 530.000 persone si trovano in uno stato di costante insicurezza alimentare in 11 distretti colpiti dal sisma.
3,8 milioni di persone hanno costante bisogno di supporto per accedere all’acqua potabile nonostante le agenzie specializzate nella fornitura di acqua siano a lavoro da diversi mesi. Bisogna ancora, infatti, garantire un sistema di approvvigionamento idrico e sanitario e di infrastrutture sostenibili nei distretti più colpiti. Le famiglie che vivono ancora nei campi per sfollati e che non sono potute ritornare nelle proprie abitazioni presentano dei livelli di stress elevati anche dopo sei mesi dal terremoto.
Fin da quel terribile 25 Aprile, Azione contro la Fame ha lanciato dei programmi mirati per rispondere all’urgenza nei distretti di Nuwakot, Rasuwa, Makwanpur, Ramechap, Kathmandu, Lalitpur e Bakthapur con interventi incentrati su nutrizione, salute mentale, per la fornitura di acqua e servizi igienici e per offrire ripari d’urgenza. ACF ha portato aiuti ad oltre 150.000 persone in meno di 6 mesi.
La comunità internazionale, mobilitata grazie agli appelli del governo nepalese, prosegue i suoi sforzi, seppure i ritardi dell’autorità nazionale nella gestione della ricostruzione non consentano ancora l’avvio di programmi su larga scala.