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NEPAL: E’ GIA’ ORA DI RICOSTRUIRE

11 Maggio 2015

Dopo oltre due settimane dal terremoto che ha colpito il Nepal, la speranza di ritrovare dei sopravvissuti è ormai debole. Il lavoro dei soccorritori nepalesi ed internazionali ha permesso di salvare centinaia di vite, anche se questa catastrofe ha provocato la morte accertata di oltre 7500 persone e 14500 feriti. Mentre l’aiuto deve continuare a concentrarsi nelle zone isolate con i mezzi logistici e finanziari che ne conseguono, è giunto ormai il momento della ricostruzione delle zone colpite.

Rimangono dei villaggi estremamente isolati e difficili da raggiungere che hanno ancora bisogno urgente di assistenza medica, ma anche alimentare e di fonti d’acqua. Bisogna fornire rapidamente una soluzione a coloro che non hanno più un luogo dove vivere e aiutare le persone che sono state traumatizzate psicologicamente. Al di fuori delle zone isolate siamo in procinto di uscire dalla fase di emergenza e bisogna d’ora in avanti pensare alla ricostruzione” sottolinea Martin Russelot, direttore delle operazioni di ACF in Nepal.

La tragedia che si è consumata lo scorso 25 Aprile ha coinvolto tutti i nepalesi. Ma al di là del dramma collettivo, entrano in gioco le paure individuali. Le persone colpite direttamente dal sisma si contano in decine di migliaia ed è importante sostenerli anche psicologicamente affinché possano superare il trauma che hanno dovuto affrontare. Al momento risultano completamente distrutte 284000 abitazioni e almeno altrettante famiglie sono quindi rimaste senza tetto. E questo ad appena alcune settimane dalla stagione delle piogge.

Azione contro la Fame si è quindi rapidamente attivata per soccorrere le persone che hanno bisogno di sostegno psicologico. Nella capitale Kathmandu offrono sostegno psicologico presso due ospedali della città. “Le persone che incontriamo, già prima del terremoto non avevano che poche risorse. Sono state colpite nel profondo ed hanno perso tutto. Alcune donne hanno appena partorito e non sanno dove andare una volta uscite dall’ospedale. Come possono ricostruirsi una vita e allo stesso tempo prendersi cura dei propri figli senza un aiuto?” chiede Francesca Corna, psicologa inviata d’urgenza in Nepal.

La situazione nella capitale si sta normalizzando in questi giorni. I campi dove si trovano gli sfollati si stanno a poco a poco svuotando, e quelli che hanno ancora una casa cercano di tornarci.

Per la maggioranza delle persone, l’acqua e il cibo sono accessibili e i mercati stanno riaprendo gradualmente ma piuttosto rapidamente. Nelle zone rurali, specialmente nel distretto di Sindhupalchok e Nuwakot, dove si sono riunite le squadre di ACF, la gente è riuscita a preservare parzialmente ciò che permette loro di vivere nel quotidiano: una parte del bestiame, degli utensili per il lavoro agricolo e dei punti di accesso all’acqua. Le operazioni di Azione contro la Fame si concentrano dunque rapidamente sulla ricostruzione ed il recupero dei mezzi di sussistenza delle persone colpite dal sisma.

La stagione delle semina deve essere assicurata agli agricoltori. La gente deve ritrovare rapidamente gli strumenti per vivere nel quotidiano, ecco perché noi abbiamo pensato di offrire una azione flessibile attraverso una remunerazione diretta per ricostruire ciò che si è perso. La rimessa in funzione delle infrastrutture per l’approvvigionamento idrico e per le necessità sanitarie rimangono una priorità” spiega Chiara Saccardi, coordinatrice delle operazioni d’urgenza. I team specializzati in nutrizione hanno iniziato anche loro a lavorare nel distretto di Sindhupalchok, dove stanno rintracciando i bambini affetti da malnutrizione grave acuta e li stanno curando.

Parallelamente, la risposta all’emergenza di Azione contro la Fame continua a focalizzarsi sulle persone più vulnerabili che vivono nelle zone isolate . E’ in corso una distribuzione di teloni di plastica per ripararsi e di kit per i bisogni di prima necessità, come anche di sostegni economici diretti.

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