I progetti in Camerun e in Nigeria di Azione contro la Fame, i risultati nelle storie dei beneficiari. Un modo sostenibile e proficuo per sfamare esiste, è basato sullo sviluppo delle capacità locali.
L’agroecologia, in Africa, non è più solo una sfida per il futuro, ma una pratica innovativa e sostenibile diventata realtà. È il caso di alcune comunità in Nigeria e in Camerun in cui opera Azione contro la Fame.
Nello stato di Yobe, nel nord-est della Nigeria, è stato promosso un progetto che mira ad aiutare le donne in attesa, che allattano o che hanno bambini con età inferiore ai cinque anni a realizzare dei veri e propri “orti giardino”. L’obiettivo dell’iniziativa è quello di sostenere le madri che non dispongono di cibo nutriente, private delle vitamine e dei minerali necessari, a scongiurare danni alla propria salute e a quella dei nascituri.
In questa zona, i conflitti e la fame sono piaghe strettamente correlate: qui, del resto, le famiglie sono costrette a vivere in condizioni estremamente dure. Una situazione che mette a serio rischio la possibilità delle popolazioni di ricevere cibo sufficiente e nutriente. È il caso della famiglia di Maria Adamu: con 14 persone da sfamare, la donna ha fatto fatica a provvedere alle esigenze di tutti.
Non sono stata in grado di dare ai miei figli un pasto nutriente e a pensare, contemporaneamente, a una nuova sistemazione. Per questa ragione, ho preso la dura decisione di rimanere nella casa di famiglia nonostante le violenze a cui ogni giorno assistiamo.
Sia Maria che altre donne residenti nello stato di Yobe, hanno avuto l’opportunità di coltivare e di curare il proprio giardino dopo aver ricevuto semi, terra e attrezzi da giardinaggio da Azione contro la Fame.
Quando ho ricevuto, per la prima volta, i semi, due anni or sono, non vedevo l’ora di piantarli.
Adesso Maria coltiva quanto basta per soddisfare le esigenze della propria famiglia e, addirittura, per vendere alcuni prodotti con l’idea futura di acquistare, addirittura, una seminatrice. La semina e il raccolto costituiscono solo la prima fase del progetto. Nella sua seconda fase, l’organizzazione promuove sessioni di formazione per illustrare alle comunità in che modo adottare una dieta varia e nutriente e cucinare al meglio gli ortaggi, mantenendo il loro valore nutritivo.
In Camerun, con il progetto “PRO-Act”, promosso da Azione contro la Fame in collaborazione con altre realtà umanitarie internazionali, ben 27.400 persone complessive, di 24 villaggi del Dipartimento di Kadey, sono state beneficiarie di un vasto piano che mira a combattere la malnutrizione e l’insicurezza alimentare. L’arrivo dei rifugiati centroafricani nel 2014 aveva messo sotto pressione, nel Paese, le risorse naturali, oltre che i servizi e le infrastrutture di base (centri sanitari, scuole, pozzi, servizi igienici). Adesso l’agroecologia è diventata, sia per i rifugiati che per le comunità ospitanti, più di una timida prospettiva per il futuro.
Anselme Wondjang, facilitatore di uno dei gruppi che sono stati formati grazie al programma, ha spiegato che, qualche anno fa, l’arrivo di migranti aveva messo in crisi l’economia locale. Oggi, invece, grazie alla solidarietà e alla collaborazione, pare stiano emergendo nuove opportunità a beneficio di tutti.
Grazie al progetto, abbiamo imparato a coltivare un campo che appartiene a una delle persone che fanno parte gruppo. Ha accettato di collaborare e lavoriamo tutti insieme per piantare e coltivare mais, fagioli, arachidi.
PRO-Act, in pochi anni, ha prodotto risultati significativi: ha coinvolto 3.063 beneficiari unici sulle tecniche agrarie, impegnati in 218 ettari di terra. L’organizzazione ha offerto loro 77 corsi di formazione sulle tecniche agrarie e ha sensibilizzato, complessivamente, 159.556 persone in materia di nutrizione e diversificazione alimentare.
Le popolazioni già vulnerabili a causa delle guerre e dei cambiamenti climatici sono, oggi, più che mai esposte all'insicurezza alimentare. L’organizzazione sta lavorando con l’obiettivo di sostenere di più l’agricoltura di tipo ‘familiare’ e di prossimità capace, davvero, di far fronte alle esigenze alimentari e nutritive delle diverse comunità riducendo, allo stesso tempo, le pressioni sulle risorse naturali.