Nel Nord Kivu, nell’est della Repubblica Democratica del Congo, i combattimenti tra gruppi armati e l’esercito congolese hanno causato lo sfollamento di circa 2,7 milioni di persone. Localmente, noi di Azione Contro la Fame siamo attivi in diverse aree cruciali come salute e nutrizione, acqua e igiene, oltre a focalizzarci sulla salute mentale.
Il supporto psicologico agli sfollati di Nord Kivu
Elisabetta Dozio è responsabile della supervisione dei programmi di salute mentale e supporto psicologico (MHPSS) avviati nella Repubblica Democratica del Congo. Nel mese di aprile del 2024, ha visitato diversi campi per sfollati nel Nord Kivu, osservando la realtà drammatica di chi è costretto a vivere in condizioni disumane.
"Sono abituata a visitare i campi per sfollati, ma questa esperienza è stata molto violenta. Non vedevo nulla di simile da molto tempo. Le condizioni di vita sono insostenibili. Le persone vivono in rifugi di fortuna, molti di loro in spazi molto piccoli. Quando piove, il terreno diventa fangoso e i teli si danneggiano e si strappano. Le condizioni sono molto malsane, con accesso limitato all’acqua potabile. Le distribuzioni di cibo sono insufficienti e la gente sta morendo di fame. La risposta umanitaria non soddisfa i bisogni."
Due mesi dopo la visita, Elisabetta Dozio era ancora profondamente scossa dagli incontri con gli sfollati. La maggior parte di queste persone sono state vittime o testimoni di eventi traumatici: attacchi da parte di gruppi armati, sfollamenti forzati e violenze di ogni genere.
Gli sfollati affrontano un pesante carico emotivo che può compromettere la loro capacità di prendersi cura di sé stessi o dei propri bambini.
Protocollo di stabilizzazione emotiva per gli sfollati in Nord Kivu
Per supportare gli sfollati nel gestire le emozioni e alleviare l’ansia, noi di Azione Contro la Fame abbiamo implementato un protocollo di stabilizzazione emotiva dal 2022. Elisabetta Dozio ha partecipato personalmente a queste sessioni, condotte da operatori psicosociali, per garantire che le attività siano perfettamente adattate alle necessità degli sfollati.
Secondo Dozio lavorare sul disturbo post-traumatico da stress mentre la crisi è ancora in corso è molto difficile, sia nel campo sia nei suoi dintorni. Il Protocollo di Stabilizzazione Emotiva non è psicoterapia: fornisce strumenti per gestire l’ansia, i pensieri intrusivi e gli incubi. Aiuta le persone in difficoltà a recuperare un senso di sicurezza e stabilità emotiva che può incoraggiarle a concentrarsi su ciò che possono controllare.
È normale avere incubi, ma questi uomini e queste donne devono avere l’opportunità di prendere il controllo di ciò che sta loro accadendo. Nella marea di emozioni, a volte un pensiero positivo emerge. Alcuni vedono il loro villaggio nei loro pensieri, e lo vedono ricostruito. Per un momento sono rassicurati e non vogliono tornare alla realtà.
Nonostante i momenti di conforto, pensieri più cupi e oscuri possono prendere il sopravvento. Elisabetta Dozio ricorda diverse testimonianze toccanti degli sfollati. Una diceva: “Sono sola, l’unica soluzione è morire“. Un’altra diceva: “Preferiamo tornare sotto le bombe piuttosto che morire di colera o di fame“.
Il supporto psicologico per i bambini e le donne in gravidanza
Durante le sessioni di stabilizzazione emotiva, uomini e donne sono separati. I bambini vengono suddivisi in gruppi di età e partecipano a esercizi di respirazione e rilassamento, mirati a ridurre l’ansia e aiutare a gestire lo stress. Elisabetta Dozio esprime preoccupazione soprattutto per i bambini e le loro prospettive future.
I bambini sono inclusi nel protocollo di stabilizzazione emotiva fin da piccoli, con alcuni che non hanno ancora compiuto un anno. Un’attenzione particolare è riservata anche alle donne incinte e che allattano, al fine di limitare la trasmissione dello stress dalla madre al bambino.
Le sfide emotive per gli sfollati in Nord Kivu e la risposta umanitaria
Il Nord Kivu continua a essere una regione martoriata dal conflitto e dalle violenze. L’emergenza umanitaria è in costante crescita e le condizioni di vita degli sfollati sono estremamente precarie. La risposta umanitaria non è riuscita a soddisfare pienamente i bisogni della popolazione, soprattutto in termini di cibo, acqua potabile e assistenza psicologica.
Il programma di stabilizzazione emotiva svolto da noi di Azione Contro la Fame rappresenta una risorsa fondamentale per alleviare le sofferenze psicologiche degli sfollati in Nord Kivu. È necessario continuare a concentrarsi sul supporto psicologico e su soluzioni che possano restituire dignità e speranza a chi ha perso tutto a causa del conflitto.
Unisciti a noi nell’alleviare le sofferenze psicologiche!
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