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Nyalat e Nyahok, vite parallele: Giornata Mondiale dei Rifugiati

24 Giugno 2019

Quando scoppiò la guerra in Sud Sudan, Nyalat e Nyahok furono tra le milioni di persone costrette a fuggire dalle loro case. Camminarono mano nella mano con i loro figli e attraversarono il confine con l’Etiopia per cercare rifugio nella regione del Gambella. Lì erano al sicuro, ma le due donne caddero in una profonda depressione a causa della morte dei loro mariti.
Nyalat e Nyahok non si erano mai incontrate. Avevano vissuto due vite parallele senza saperlo. Finché, un giorno, si sono sedute nello stesso cerchio e hanno condiviso le loro storie.

Giornata Mondiale dei Rifugiati: Nyalat

“Posso iniziare?” chiede Nyalat, seduta su una stuoia cullando il suo bambino. Fa un respiro profondo e continua: “Abbiamo vissuto in una zona tranquilla finché non è scoppiata la guerra: poi tutto è cambiato per sempre”. Nyalat fuggì a piedi con i suoi cinque figli e, sulla strada, fu derubata di tutti i suoi averi da delle bande armate. “Hanno portato via le capre e tutto quello che avevamo. Abbiamo dormito nel fango, senza nulla per coprire i bambini. Non avevamo vestiti, scarpe, acqua o cibo”.

Dopo sei giorni nella foresta, Nyalat scoprì la terribile notizia. “Mio marito era stato legato a un albero, insieme a molti altri. Era stato mutilato con un machete e poi gli avevano sparato. Da quel momento, ho passato i miei giorni a piangere”.

Nyalat si arrese, non cercava più cibo né raccoglieva la legna. Quando lei e i suoi figli raggiunsero finalmente il campo profughi di Nguenyyel, la loro situazione migliorò poiché poterono accedere alla maggior parte dei beni di base, ma gli incubi continuavano a perseguitarla. “Anche se provavo a dimenticare i cattivi pensieri e ad essere positiva, i fantasmi tornavano ogni notte”.

Giornata Mondiale dei Rifugiati: Nyahok

Il viaggio di Nyahok è iniziato a Kaldak, Sud Sudan, dove vennero uccisi suo marito e suo zio. “Siamo scappati tutti in direzioni diverse – dice – Pensavamo che saremmo morti anche noi, così io e i bambini ci siamo nascosti nei boschi”. Era la stagione delle piogge e Nyahok si spostò diverse volte in cerca di rifugio, finché non raggiunse il confine con l’Etiopia nel marzo 2017.

Durante tutto il loro viaggio, l’unica cosa che fece andare avanti Nyahok era salvare la vita dei suoi figli. Quando raggiunse il campo profughi – e finalmente si sentì abbastanza al sicuro da smettere di scappare – il trauma la travolse. “Non riuscivo a dormire, non smettevo di piangere per la morte dei miei genitori, di mio marito e di mio zio” dice.

Ciò che ha salvato queste donne è stata la consapevolezza di non essere sole.

Giornata Mondiale dei Rifugiati: il campo profughi Nguenyyiel

Più di 400.000 rifugiati sud sudanesi vivono nella regione di Gambella, nell’Etiopia occidentale. La vita è una lotta quotidiana e la possibilità di tornare a casa è ancora un sogno lontano. Nguenyyiel – il più recente e il più grande dei sette campi profughi della regione – ospita circa 70.000 persone, di cui l’88% sono donne e bambini.

Secondo i dati raccolti da Azione contro la Fame, il 68% delle donne incinte e che allattano nel campo sono alle prese con problemi di salute mentale, tra cui depressione, ansia, panico e autolesionismo. Questo influenza direttamente i loro figli. Problemi psicologici possono ostacolare la capacità di una madre di accudire, curare e nutrire i suoi bambini, il che può portare alla malnutrizione.

Giornata Mondiale dei Rifugiati: il centro sanitario di Azione contro la Fame a Nguenyyiel

Nyahok e Nyalat si sono recate al centro sanitario di Azione contro la Fame a Nguenyyiel e hanno partecipato a sessioni di terapia individuale e di gruppo. In questo campo e in tutta la regione di Gambella, il nostro team di oltre 400 persone lavora ogni giorno per curare e prevenire la malnutrizione, migliorare la sicurezza alimentare e fornire consulenza per la salute mentale. Come parte del nostro impegno psicosociale, gestiamo gruppi di sostegno per le madri: uno spazio in cui possono incontrarsi per parlare, cantare e condividere esperienze. Qui, imparano anche di allattamento al seno, igiene e altre pratiche di cure parentali per prevenire la malnutrizione e mantenere sani i loro bambini.

“Dove c’è vita c’è speranza” dice Mary, un’operatrice psicosociale di Azione contro la Fame. Il messaggio chiave del centro a queste donne è che, insieme, tutto diventa più facile. “Abbiamo tutti bisogno degli altri per andare avanti”.

Giornata Mondiale dei Rifugiati: la rinascita di Nyahok e Nyalat

Il giorno in cui fu ammessa nel programma, Nyahok si rese conto che non era sola. “Azione contro la Fame mi ha aperto gli occhi” dice. Ora, lei è una delle migliori ambasciatrici del programma. Raccontando la sua storia, motiva le altre donne. Prima di entrare nel gruppo di supporto, Nyahok ricorda di non aver praticamente mai parlato con altre persone nel campo – ma ora la comunità di rifugiati è diventata la sua nuova famiglia. “Il tuo vicino può trattarti come una sorella – spiega – Se ti ammali di notte, può visitarti e se hai cattivi pensieri, può farli uscire dalla tua mente”.

Nyalat ha subito una trasformazione simile. “Mi hanno aiutata ad essere forte e a non farmi sconfiggere da ciò che mi era successo in passato. Ora so che non sono l’unica ad aver perso il marito. Devo guardare al futuro e concentrarmi sui miei figli” si ferma e fa un respiro profondo. “Ho iniziato una nuova vita”.

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