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Cause e conseguenze sulla popolazione delle tempeste tropicaliCause e conseguenze sulla popolazione delle tempeste tropicali

Tempeste tropicali: cosa sono, cause e conseguenze sul clima e sulla fame nel mondo

28 Ottobre 2021

Le tempeste tropicali (o cicloni tropicali) sono tra i disastri naturali più devastanti fin dalle prime fasi del loro sviluppo, spesso causando vittime tra la popolazione e danni economici ingenti.

Esse includono diversi pericoli collaterali che possono avere impatti significativi sulle persone e sulle proprietà, come onde anomale, alluvioni, venti estremi e tornado.

Combinati, questi eventi atmosferici interagiscono tra loro aumentando esponenzialmente la probabilità di ingenti danni materiali e di perdita di vite.

Entro il 2030, a causa dei fenomeni climatici come i cicloni tropicali, il numero dei poveri potrebbe aumentare fino a più di 100 milioni di persone.

Allo stato attuale, fino a 811 milioni di persone nel mondo ne soffrono (161 milioni in più rispetto al 2019), di cui 149 milioni sono bambini sotto i 5 anni.

Cosa sono le tempeste tropicali

Le tempeste tropicali sono un sistema tempestoso che si origina su acque tropicali o subtropicali del pianeta, caratterizzate da un centro o vortice di bassa pressione.

Iniziano nelle regioni marine tropicali durante l’estate e tendono a spostarsi inizialmente verso ovest, e in seguito verso est e verso latitudini maggiori.

Insieme ai conflitti e alle disuguaglianze, sono tra i disastri che più incidono sulle popolazioni vulnerabili e sui bambini, riducendoli a fame e malnutrizione.

Cause dei cicloni tropicali

I cicloni si sviluppano sui mari miti vicino all’equatore. L’aria riscaldata dal sole si solleva rapidamente, creando aree caratterizzate da pressione molto bassa.

Mentre l’aria riscaldata si solleva, si carica di umidità che si condensa in imponenti nuvole temporalesche.

L’aria circostante riempie velocemente il vuoto lasciato, ma a causa della costante rotazione terrestre sul proprio asse, l’aria viene inclinata internamente e in seguito a spirale, verso l’alto. Il turbinio del vento ruota sempre più veloce, formando un enorme circolo che può raggiungere i 1.000 km di diametro.

Il centro della tempesta, chiamato occhio del ciclone, è calmo e senza nubi né pioggia, caratterizzato da venti piuttosto deboli.

El Niño è un fenomeno climatico che ha un ruolo importante nella formazione dei cicloni tropicali: il riscaldamento dei mari intensifica le tempeste, rendendole più potenti e distruttive. 

Le conseguenze dei cicloni tropicali

Gli impatti devastanti dei cicloni tropicali sono dovuti principalmente a tre eventi collaterali del fenomeno ciclonico:

Onde anomale: l’onda anomala è un anormale innalzamento del livello del mare vicino alla costa causato dal ciclone tropicale. Come risultato, l’acqua del mare inonda le aree delle regioni costiere che si trovano vicino al livello del mare.

Gli impatti più drammatici includono l’annegamento delle persone e degli animali, l’erosione del suolo agricolo e delle spiagge, la distruzione della vegetazione e la riduzione della fertilità del suolo;

Forti venti: la forza più distruttiva di una tempesta tropicale è data dai venti impetuosi che la caratterizzano. Questi venti sono sufficientemente forti da rovesciare facilmente recinti, capanni, alberi e tralicci.

Molte persone perdono la vita a causa del crollo degli edifici dovuto al ciclone, così come i danni alle strutture sono ingenti;

Alluvioni: le forti e prolungate piogge causate dalla tempesta possono causare alluvioni e sommergere le aree più a bassa quota, risultando in perdita di vite umane e proprietà.

Alluvioni e inondazioni delle zone costiere, inoltre, inquinano le falde acquifere causando focolai epidemici e malattie legate all’acqua come la diarrea e altre infezioni.

L’ultimo fenomeno ciclonico, la tempesta tropicale Grace che ha seguito il terremoto del 14 agosto, ha scosso il sud di Haiti, causando morte e distruzione.

Lo straziante bilancio dopo il terremoto e la tempesta tropicale ci comunica una realtà drammatica: la combinazione mortale dei due disastri ha causato oltre 1.900 morti, molti altri feriti e si stima abbia colpito 1.2 milioni di persone, tra cui quasi metà sono bambini.

Migliaia di abitazioni ed edifici, tra cui strutture sanitarie, chiese e scuole sono distrutte, intrappolando centinaia di abitanti sotto le macerie.

La nostra risposta di emergenza ha consentito l’accesso all’acqua pulita e a servizi igienici sicuri per prevenire focolai di infezioni, la distribuzione di kit salvavita, kit igienici, alimentari e altre provviste.

Abbiamo anche fornito supporto psicologico per i membri della comunità.

i cicloni tropicali e I cambiamenti climatici

Nella stagione degli uragani atlantici del 2020, iniziata il 16 maggio e conclusa il 18 novembre, si sono formati 30 cicloni tropicali, battendo il precedente record di 28 del 2005.

Questo numero elevato di eventi è legato a condizioni atmosferiche e oceaniche favorevoli alla formazione delle tempeste tropicali: è necessario avere una temperatura dell’oceano sufficientemente alta (non possono formarsi quindi troppo a Nord) e una forza di Coriolis (una forza apparente che si manifesta sui corpi che si spostano in direzione nord-sud sulla superficie della Terra) non nulla.

Il riscaldamento dell’oceano a causa dei cambiamenti climatici è il probabile carburante di tempeste tropicali sempre più intense.

La potenza distruttiva del singolo ciclone attraverso le alluvioni è amplificata dall’innalzamento del livello del mare indotto dalla crisi climatica. Inoltre, il tasso di precipitazioni durante le tempeste tropicali è destinato a crescere a causa della maggiore umidità presente nell’atmosfera risultante dal riscaldamento globale.

Negli ultimi decenni, la proporzione delle tempeste tropicali severe è aumentata probabilmente a causa dei cambiamenti climatici: velocità dei venti maggiore, onde anomale più alte, tasso di precipitazioni estreme più elevato.

Le ripercussioni dei disastri naturali come i cicloni sulle popolazioni più vulnerabili sono drammatiche, specialmente nei Paesi più esposti ai fenomeni climatici:

  • Il 26° vertice dell’ONU sul clima (Cop26) svoltosi a Glasgow è l’occasione di dare nuovo impulso agli Accordi di Parigi del 2015 per contenere il surriscaldamento globale entro +1,5°C. Gli attuali impegni sono lungi dall’essere sufficienti: attualmente ci stiamo dirigendo verso 2,7 gradi con possibili conseguenze catastrofiche sulla già precaria situazione alimentare di diverse centinaia di milioni di persone nel mondo;
  • Dei 35 Paesi più minacciati dal cambiamento climatico, ben 27 soffrono di insicurezza alimentare estrema;
  • Sta pagando chi ha inquinato di meno. Per esempio, le emissioni totali di gas serra dei 27 Paesi che presentano i più alti tassi di insicurezza alimentare sono meno del 5% delle emissioni totali di gas serra dei Paesi del G7. Allo stesso tempo, questi Stati presentano minori risorse finanziarie per assorbire e mitigare gli impatti del cambiamento climatico. La comunità internazionale deve urgentemente incrementare i finanziamenti per i danni legati al clima attraverso una assistenza umanitaria proattiva verso alcuni Paesi.

Il Ciclone tropicale del mediterraneo: Il medicane

Anche nel Mar Mediterraneo assistiamo a tempeste tropicali di inaudita violenza che hanno molte caratteristiche in comune con gli uragani atlantici, sono i “medicane” (parola che deriva dalla fusione tra “mediterraneo” e “hurricane”, uragano).

Questi cicloni tropicali nostrani si sviluppano su acque miti, assorbono il calore e l’umidità del Mediterraneo e sviluppano un intenso sistema a bassa pressione molto simile agli uragani americani.

Le differenze principali riguardano l’intensità, inferiore nei medicane, e la stagionalità: sono infatti più probabili in autunno con un picco in inverno per poi rallentare in primavera, mentre le stagioni degli uragani atlantici o pacifici sono l’estate e l’autunno.

Nel Mediterraneo esistono due aree particolarmente favorevoli alla formazione di queste tempeste tropicali: uno si trova tra la Spagna e la Sardegna, l’altro nel mar Ionio.

Secondo i ricercatori, anche se i medicane dovrebbero rimanere fenomeni piuttosto rari, l’aumento delle temperature superficiali del mare potrebbero renderli più violenti in futuro, senza escludere in assoluto il fatto che potrebbero raggiungere intensità dei veri e propri uragani.

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