A pagare le conseguenze della violenza delle tempeste tropicali sono le popolazioni più bisognose
Le tempeste tropicali (chiamati anche cicloni tropicali o tifoni) sono fenomeni metereologici che si originano su acque tropicali o subtropicali del pianeta. Le tempeste tropicali hanno effetti estremamente devastanti, causando vittime tra la popolazione e danni economici ingenti.
Pericoli collaterali associati a queste tempeste sono onde anomale, alluvioni, venti estremi e tornado. Se combinati tra loro, questi eventi atmosferici aumentano esponenzialmente la probabilità di danni materiali ingenti e perdita di vite.
Secondo i dati del rapporto della Banca Mondiale, entro il 2030, a causa dei fenomeni climatici estremi come i cicloni tropicali, il numero dei poveri potrebbe superare i 100 milioni di persone. Questi fenomeni estremi portano via tutto: case, servizi, mezzi di sussistenza. Le popolazioni più colpite sono quelle che hanno anche meno risorse per rispondere a tali eventi e si ritrovano senza più nulla.
In base al Rapporto SOFI, attualmente sono 733 milioni le persone nel mondo che soffrono la fame, di cui 148 milioni sono bambini sotto i 5 anni.
Cosa sono le tempeste tropicali e il ruolo dei cambiamenti climatici nella loro formazione
Le tempeste tropicali sono fenomeni meteorologici estremamente violenti che si originano quando l’aria calda sale rapidamente, creando un vortice di bassa pressione che attira aria più fredda e densa circostante. Questa, carica di umidità, riempie velocemente il vuoto, condensandosi e formando grandi nuvole temporalesche.
Man mano che la pressione continua a diminuire, i venti cominciano a ruotare – per via della rotazione della Terra – creando quella spirale tipica dei cicloni che si intensifica, acquisisce velocità e aumenta di dimensioni. Così, una tempesta tropicale può arrivare a coprire un’area di oltre 1.000 km di diametro. Al centro si trova l’occhio del ciclone, una zona di relativa calma priva di nubi e pioggia.
Le cause dei cicloni tropicali sono quindi naturali e intensificano il loro potenziale distruttivo principalmente durante l’estate, nelle zone equatoriali. Le tempeste tendono poi a spostarsi verso ovest, verso est e infine verso latitudini maggiori. Tuttavia, anche se un tempo rari, questi fenomeni stanno diventando sempre più frequenti anche nel Mediterraneo (dove prendono il nome di “medicane”) segno che gli eventi climatici estremi non riguardano solo zone lontane, ma possono colpire anche il nostro territorio.
Una conseguenza del cambiamento climatico che negli ultimi anni ha contribuito ad aumentare la frequenza e la potenza delle tempeste tropicali. Un esempio è il fenomeno di El Niño, che provoca un riscaldamento anomalo delle acque oceaniche e quindi una variazione delle temperature globali, aumentando l’intensità nelle manifestazioni di questi eventi estremi.
Nel 2024, abbiamo assistito alla formazione di 18 tempeste tropicali, 11 delle quali sono diventate uragani. A destare preoccupazione è la manifestazione sempre più violenta di questi fenomeni. Ma queste calamità naturali non si limitano solo a devastare le infrastrutture, ma aggravano anche la crisi alimentare globale, colpendo in particolare le comunità più vulnerabili. Insieme ai conflitti e alle disuguaglianze, le tempeste oceaniche sono tra le maggiori cause della diffusione di fame e malnutrizione nel mondo e penalizzano in particolar modo le popolazioni più vulnerabili e i bambini.
Le conseguenze dei cicloni tropicali
Gli eventi collaterali dei cicloni tropicali che causano effetti devastanti sono:
- Onde anomale.Il livello del mare si alza in modo anomalo inondando le zone costiere e travolgendo tutto. Gli impatti più drammatici includono l’annegamento delle persone e degli animali, l’erosione del suolo agricolo e delle spiagge, la distruzione della vegetazione e la riduzione della fertilità del suolo;
- Forti venti. La potenza distruttiva di una tempesta tropicale è legata ai venti impetuosi. La forza di un ciclone può far crollare recinti, capanni, alberi e tralicci, persino edifici, causando la morte delle persone che vengono travolte.
- Le forti e prolungate piogge tropicali causate dalla tempesta si trasformano in alluvioni che sommergono le aree a bassa quota. Quando sono interessate dal fenomeno le zone costiere, vengono inquinate le falde acquifere con conseguente nascita di focolai epidemici e malattie legate all’acqua come la diarrea e altre infezioni.
Le ripercussioni di questi fenomeni sulle popolazioni più vulnerabili sono drammatiche. Ad essere più minacciati sono infatti i Paesi che già soffrono di insicurezza alimentare.
A livello politico si sta facendo troppo poco, sia per contrastare le emissioni di gas serra nel mondo, sia per sostenere i Paesi che sono più esposti agli effetti devastanti dei cambiamenti climatici, come quelli dell’Africa Subsahariana, come Etiopia, Somalia, Sudan, ma anche Haiti, Myanmar, Siria, Cile, Filippine e questo solo per citarne alcuni.
La COP29, la Conferenza delle Parti sui Cambiamenti climatici che si è svolta a novembre 2024 a Baku, in Azerbaigian, si è conclusa con accordi vaghi e insoddisfacenti. I Paesi più industrializzati si sono impegnati a destinare ai Paesi in via di Sviluppo 300 miliardi di dollari entro il 2035, per supportare interventi utili a far fronte alle conseguenze dei cambiamenti climatici. La cifra stabilita è però troppo bassa per rispondere alle reali necessità imposte dalla crisi climatica.
Il ciclone Chido che dall’Oceano Indiano ha colpito Mayotte, le Comore e il nord del Mozambico nel dicembre 2024, è un chiaro esempio di quanto possono essere devastanti le conseguenze di questi fenomeni.
Questo ciclone tropicale – di intensità senza precedenti – ha avuto un impatto devastante su 454.000 persone.
Noi di Azione Contro la Fame abbiamo subito attivato i nostri team di Risposta Rapida alle Emergenze (RRM) e Acqua, Igiene e Sanificazione (WASH) nel distretto di Mecufi per eseguire una rapida valutazione dei bisogni. Dopo pochi giorni abbiamo distribuito 2400 kit di sopravvivenza alle famiglie di Natuco e installato serbatoi di acqua per servire 4.000 persone. Abbiamo inoltre realizzato 72 servizi igienici d’emergenza e coinvolto 7.500 persone attraverso campagne di sensibilizzazione sull’igiene.
Abbiamo poi distribuito kit agricoli con semi di mais e strumenti da lavoro a Nanlia e Nkija.
Se condividi il nostro impegno, puoi unirti a noi per sostenere le comunità colpite dai cambiamenti climatici estremi: basta un piccolo gesto per fare la differenza nella vita di una persona!
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