Lo sblocco del grano ucraino è certamente un fatto importante, ma il rischio di un'escalation della fame non sarà eliminato da questi 20 milioni di tonnellate.
La fame non dovrebbe mai essere usata come arma di guerra: questo accordo rappresenta un primo passo, che potrebbe contribuire a ridurre la pressione sui mercati e i tassi di inflazione e, quindi, migliorare l’accesso al cibo specie in Paesi dove la fame è già una realtà.
Le conseguenze per i Paesi africani
Per avere impatto sulla crisi alimentare in corso, il grano “sbloccato” dovrebbe essere reindirizzato verso i Paesi in cui la domanda è drammaticamente alta. Ad esempio, in Somalia, dove noi di Azione Contro la Fame siamo presenti dal 1992. Qui, da gennaio 2022 a oggi, il numero di bambini gravemente malnutriti che abbiamo curato nei 51 centri medici e ambulatori di nutrizione che gestiamo in tutto il paese, è aumentato del 60%.
I Paesi del Corno d’Africa sono tra i più colpiti dall’aumento dei prezzi e dell’inflazione. Qui abbiamo attivato e stiamo rafforzando una risposta di emergenza attraverso il personale locale e i partner. Stiamo fornendo servizi sanitari e nutrizionali salvavita con una particolare attenzione per i bambini e le donne in gravidanza e in allattamento.
Un pericoloso mix di fattori
La crisi alimentare che stiamo vivendo non dipende dalla guerra in Ucraina, ma ha iniziato a manifestarsi ben prima del conflitto, trovando terreno fertile in due anni di pandemia, crisi economiche, crisi del debito, problemi di governance e conflitti locali, dipendenza netta dalle importazioni, ecc.
A tutto questo vanno aggiunte le misure unilaterali adottate da alcuni Stati in chiave protezionistica, e che si ripercuotono sulle regioni più vulnerabili (ad esempio, ci sono Paesi che riducono o addirittura vietano le esportazioni di cibo per nutrire la propria popolazione, come la Cina, che detiene il 50% delle riserve mondiali di grano).
Il nostro appello per l’Ucraina
Se si considera che l’Ucraina è un importante produttore di colture, tra cui grano, olio e semi di girasole e mais, l’attuale crisi di accesso al cibo potrà in futuro aggravarsi e trasformarsi in carenza.
Anche per questi motivi, è assolutamente necessario preservare la capacità produttiva agricola del Paese, facilitando in ogni modo le esportazioni, proteggendo i civili e le infrastrutture vitali in conformità con il diritto umanitario internazionale e le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Non da ultimo, sarà essenziale potenziare gli sforzi diplomatici per porre fine al conflitto che, come tutte le guerre, è una delle tre cause strutturali della fame nel mondo.