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Bambini in un campo in LibanoBambini in un campo in Libano

Un altro gelido inverno per i rifugiati in Libano

2 Febbraio 2016

“Se riusciamo a lavorare, allora mangiamo; se invece non lavoriamo, non mangiamo: la situazione è semplicemente questa” ci racconta Abu Talal, un rifugiato siriano che vive in un campo nella valle di Bekaa, in Libano.

Questo inverno è il quarto che lui e la sua famiglia hanno trascorso nel Paese. Originario della città di Raqqa, nel 2012 è fuggito insieme ai suoi cari dal conflitto che ha sconvolto la Siria, ma da quel momento in poi ha dovuto adattarsi a condizioni di vita molto difficili.

“Lo scorso anno l’inverno è stato molto freddo – ricorda Abu Talal – c’erano tempeste di neve e inondazioni e non avevamo carburante per il riscaldamento”. Lui e sua moglie hanno raccolto tutta la legna che sono riusciti a trovare e l’hanno accatastata vicino al loro rifugio; ma molte famiglie non sono state così preparate. “Col passare degli anni, le persone hanno speso tutti i risparmi” ha concluso.

Aiutare le famiglie 

Le tempeste dello scorso inverno hanno colpito molte famiglie, causando centinaia di vittime. Per evitare che quest’anno la situazione si ripeta stiamo cercando di gestire i bisogni immediati delle famiglie nella valle di Bekaa. 

“Molte famiglie sono a rischio perché non hanno nemmeno coperte e fornelli per far fronte alle temperature estreme – ci racconta Rui Oliveira, direttore paese di Azione Contro la Fame in Libano – Negli anni scorsi l’inverno ha causato tante vittime, specialmente tra i bambini sotto i due anni e gli anziani e un gran numero di tende sono state danneggiate dalle inondazioni o dalla neve”. 

A causa della mancanza di lavoro e di altri guadagni, diverse famiglie di rifugiati fanno affidamento solo sugli aiuti umanitari. Per mettere queste persone in condizione di superare l’inverno, stiamo distribuendo coperte, materassi, carburante, fornelli, attrezzatura per riparare le tende e vestiti; inoltre continuiamo a monitorare i diversi campi della valle di Bekaa. “Queste valutazioni ci danno un quadro chiaro delle condizioni delle strutture e del livello di preparazione delle famiglie” ha concluso Rui Oliveira.

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