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UN SECONDO TERREMOTO METTE IN GINOCCHIO IL NEPAL

14 Maggio 2015

Il 12 Maggio, giusto 2 settimane dopo il terremoto devastante che ha causato la morte di oltre 8000 persone in Nepal, un secondo terremoto ha colpito questa nazione, con epicentro a 76 chilometri ad Est della capitale Kathamndu.

I team di Azione Contro la Fame stavano aiutando i sopravvissuti del sisma del 25 Aprile quando un terremoto di magnitudo 7.3 ha causato ulteriore panico e paura per le strade. 

Nura Diez, una psicologa che lavora per Azione Contro la Fame, il 12 Maggio alle 12.35 ora locale era all’entrata dell’ospedale principale di Kathmandu.

Ero sola in strada nei pressi dell’ospedale BIR, dopo aver condotto una sessione di formazione ad almeno 50 infermiere che avevano sofferto di stress e traumi dopo il primo terremoto. 
Improvvisamente uno stormo di uccelli ha iniziato a volare in cerchio e a cinguettare fortemente. La gente ha iniziato a correre verso l’uscita dell’ospedale e giù in strada, urlando e piangendo: tutto era estremamente confuso nel lasso di tempo in cui il terreno sotto i piedi si muoveva, andando da una parte all’altra. Pochi minuti dopo il terremoto, una folla di feriti si è riversata nell’ospedale mentre altri cercavano di venire fuori dalle abitazioni”.

Come altri operatori umanitari, Nura Diaz deve prestare attenzione all’impatto emotivo di un evento del genere: due disastri ad appena due settimane di distanza. Tutto questo può influire sulla capacità di risposta della popolazione civile e sulla capacità di recuperare e ricostruire ciò che è andato distrutto.

“Sono personalmente e professionalmente molto preoccupata per le conseguenze che queste ultime scosse porteranno non solo al coraggio, agli animi e alla capacità di resilienza dei nepalesi, ma anche allo spirito delle persone che stanno lavorando per loro, come ad esempio le infermiere a cui stavo facendo le sessioni di formazione” conclude Nuria Diaz. 

Chiara Saccardi, coordinatrice delle operazioni di emergenza in Nepal, spiega che “il secondo terremoto non cambia la sostanza del nostro lavoro, né le linee guida di intervento che seguiamo. Questo, sia perché abbiamo continuato a lavorare in tutte le zone colpite durante questi giorni, sia perché, in sostanza, questo è il motivo per cui siamo qui con il nostro lavoro e le nostre attività. Ma sì, è un passo indietro per molte persone ed uno sforzo ulteriore per noi”.

A Kathmandu, la gente che prima era tornata a casa, ora è di nuovo in cerca di un riparo sicuro e molti stanno tornando ai campi di fortuna. Tutto questo ha un forte impatto sul morale della popolazione nepalese.

Durante il nostro lavoro abbiamo riscontrato una forte capacità di risposta al sisma ed una voglia di mettersi all’opera in ogni città e villaggio nepalese, ma è importante mantenere alta l’attenzione allo stress e ai traumi, perché direttamente collegati con gli sforzi per la ricostruzione del paese. Questo perché le persone che vogliono ricostruire le proprie case, città e villaggi, hanno bisogno di essere sufficientemente in salute e forti – sia fisicamente che mentalmente – ed essere preparati a fronteggiare un altro terremoto”.

Nelle zone gravemente colpite dall’ultimo terremoto, come Sindhupalchock, c’è stata una distruzione massiva e Azione Contro la Fame sta portando aiuti ai più vulnerabili, specialmente madri e bambini.

Dopo il secondo terremoto abbiamo bisogno di lavorare ancora più intensamente e velocemente prima che arrivino i monsoni. E’ necessario inoltre essere consapevoli dei rischi di epidemie di colera ed iniziare a offrire opportunità e programmi per ripristinare l’economia locale e recuperare i mezzi di sussistenza” conclude Chiara Saccardi.

I bambini del Nepal hanno bisogno ora più che mai del nostro sostegno. Stiamo facendo molto, ma molto resta ancora da fare.

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