Nipin Gangadharan, responsabile di Azione contro la Fame in Bangladesh, riferisce sulla situazione umanitaria tre mesi dopo l’inizio del conflitto.
QUAL È LA SITUAZIONE OGGI NEL DISTRETTO DI COX’S BAZAR?
È in continua evoluzione, così come la scala dei bisogni. Alla fine di novembre, su 8.000 nuovi rifugiati, 1.700 erano molto vulnerabili, una proporzione molto alta: persone in una situazione di emergenza medica, anziani o individui molto deboli per la fame. Alcuni erano feriti, altri neonati. Anche se la comunità umanitaria è stata in grado di contenere la situazione e di anticipare alcuni possibili ulteriori shock, come il rischio di un ciclone, ci troviamo ancora di fronte a una grave emergenza sanitaria, e non parlo solo del colera. Basterebbero un giorno o due di forti venti e piogge perché la situazione sanitaria precipiti.
I RIFUGIATI RICEVONO CIBO ADEGUATO?
I nostri partner del World Food Program sono riusciti a fornire alla maggior parte dei rifugiati rifornimenti regolari di cibo secco tra cui riso, lenticchie e olio da cucina. Azione contro la Fame sta dando la priorità alla fornitura di pasti caldi giornalieri, attraverso le cucine della comunità di Cox’s Bazar, per soddisfare le esigenze alimentari quotidiane dei rifugiati più vulnerabili che non hanno accesso alle distribuzioni del World Food Program e non hanno la possibilità di conservare o cucinare il proprio cibo, in particolare le donne incinte e le madri che allattano. I bisogni sono enormi e nessuna singola organizzazione può affrontare adeguatamente questa crisi. Lavoriamo insieme e, collaborando, siamo stati in grado di fornire alla maggior parte dei nuovi arrivati cibo e altri servizi essenziali almeno una volta al giorno.
IN CHE MODO AZIONE CONTRO LA FAME LAVORA PER MIGLIORARE LE CONDIZIONI DI SALUTE DEI RIFUGIATI?
Diamo priorità alle iniziative in materia di acqua, servizi sanitari e igiene per gestire i rifiuti nei campi e per migliorare l’accesso all’acqua potabile, alle latrine, alle docce e alle stazioni di lavaggio delle mani. Stiamo anche lavorando per garantire un adeguato drenaggio delle acque reflue per prevenire epidemie. Queste rimarranno le nostre priorità nel breve e medio termine.