- Si stima che circa 30.000 persone siano già fuggite dagli scontri; 60.000 gli sfollati. Oltre la metà della popolazione nel 2021 rischia di soffrire l’insicurezza alimentare.
- 1 persona su 9, quest’anno, potrebbe essere condotta sull’orlo della carestia.
- L’organizzazione: “I bisogni sul campo stanno crescendo rapidamente, ma l’entità della violenza rende l’accesso, nel migliore dei casi, difficile. In molti luoghi, però, resta impossibile”.
Una escalation di violenze è scattata in tutta la Repubblica Centrafricana dopo le controverse elezioni del 27 dicembre scorso. Le principali vie di approvvigionamento sono state chiuse e questa circostanza ha determinato una carenza di cibo, oltre che l’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari, in particolare nelle principali città (scarica le foto).
Si stima che circa 30.000 persone siano già fuggite dalle violenze; per l’Onu, inoltre, sono più di 60.000 gli sfollati all’interno del Paese. Con oltre la metà della popolazione (2,3 milioni di persone) che nel 2021 rischia di soffrire l’insicurezza alimentare e con 1 persona su 9 che potrebbe essere condotta sull’orlo della carestia (fase 4 IPC), le esigenze umanitarie erano già significative. Il conflitto in corso rischia, adesso, di creare ulteriori drammi, soprattutto se l’accesso umanitario venisse limitato.
Parlando da Bangui, il direttore della Repubblica Centrafricana di Azione contro la Fame, Mathilde Lambert, ha dichiarato: “Anche prima che scoppiassero le violenze, la situazione della sicurezza alimentare stava deteriorandosi. Più della metà della popolazione affronterà nei prossimi mesi una grave crisi sul versante dell’accesso al cibo. Le necessità sul campo erano già preoccupanti e l’aumento della violenza potrebbe essere la goccia che fa traboccare il ‘vaso di Pandora’”.
“La gente – ha aggiunto Lambert – fugge dalle proprie case con i soli vestiti addosso e, quando finalmente arriva a destinazione, molti di loro scoprono di non poter più permettersi di sfamare le proprie famiglie. Il cibo sta diventando insufficiente e i prezzi, ad oggi, sono alle stelle. Nel frattempo, centinaia di camion di che contengono generi alimentari cibo sono fermi nei pressi del confine Camerun, incapaci di raggiungere le popolazioni intrappolate nelle zone della violenza”.
“I bisogni sul campo – conclude Lambert – stanno crescendo rapidamente, ma l’entità degli scontri rende l’accesso, nel migliore dei casi, difficile e in molti luoghi addirittura impossibile”.
L’organizzazione è presente nella Repubblica centrafricana dal 2006. Fino allo scorso anno, Azione contro la Fame ha sostenuto più di 300.000 persone nei settori della nutrizione e della salute, dell’acqua, dei servizi igienici e dell’igiene, della sicurezza alimentare, dei mezzi di sussistenza e del sostegno psicologico.