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Waste Upcycle, progetto inclusivo al femminile

15 Maggio 2018

Questo articolo è stato pubblicato su Lifegate

“Puoi trarre beneficio dai tuoi rifiuti.”

Con questo motto e il sostegno di GIZ, fornitore di servizi di cooperazione internazionale per lo sviluppo sostenibile, abbiamo lavorato con donne giordane e rifugiate siriane a un progetto pluriennale incentrato sulla raccolta e il riutilizzo dei rifiuti.

La prima fase ha avuto inizio nel 2017 e si è concentrata sulla raccolta e lo smistamento dei rifiuti. All’inizio di quest’anno, invece, è cominciata la seconda fase, incentrata sul riciclo dei rifiuti stessi: gli operatori di Azione contro la Fame hanno portato un primo gruppo di donne aderenti al progetto in un laboratorio di Amman, dove un altro gruppo di donne ha insegnato loro a distinguere i diversi tipi di rifiuti e il loro possibile utilizzo.

Incoraggiate dalla formazione ricevuta da un gruppo di pari, le donne del progetto Waste Upcycle hanno cominciato a lavorare insieme per produrre una svariate serie di oggetti (come borse o accessori per la casa) usando plastica, giornali, carta e lattine di fagioli.

Azione contro la Fame ha anche organizzato un piccolo bazar per queste donne, dove hanno potuto esporre i loro prodotti e venderli alla comunità. Tutto il ricavato delle vendite rimane alle beneficiarie, che così possono provvedere ai bisogni primari delle loro famiglie.

ABBATTERE UNO STIGMA

“Sono rimasta davvero stupita nel vedere con quanto entusiasmo e in che modo queste donne hanno trasformato prodotti di scarto in nuovi oggetti ricchi di dettagli molto belli,” dice Natalie Abu-Eisheh, Regional Communication Officer di Azione contro la Fame in Medio Oriente.

“Durante il primo workshop ad Amman ho avuto la possibilità di parlare con molte di loro e sentire le loro storie. Quella che mi ha toccata di più è la storia di una vedova con un problema agli occhi che la rende quasi cieca. Faceva fatica a trovare un lavoro, nessuno voleva assumerla a causa della sua disabilità. Era così felice di poter lavorare con noi e supportare i suoi figli!” continua Abu-Eisheh.

La maggior parte delle beneficiarie vive nel campo profughi di Azione contro la Fame ad Azraq ed è di origine siriana, ma il progetto è rivolto anche alle famiglie giordane più vulnerabili. Questo si deve, in parte, a un tentativo di appianare le tensioni tra la comunità ospite e la comunità ospitante.

La comunità nel suo insieme sostiene queste donne. Sono tutti orgogliosi del lavoro che fanno, perché così hanno sconfitto un doppio stereotipo: quello della vergogna di essere profugo e quello di lavorare con i rifiuti. Queste due comunità stanno lavorando mano nella mano per pulire l’ambiente e produrre bellissimi prodotti,” conclude Abu-Eisheh.

GIZ è rimasta colpita dai loro sforzi e ha deciso di finanziare i progetti di Azione contro la Fame per un altro anno (2018), ampliando l’iniziativa alla zona di Irbid.

OLTRE LE DISABILITÀ

Il progetto di Waste Managment avviato a Irbid coinvolge sia donne sia uomini della zona, giordani e siriani, dando lavoro anche a persone disabili. Ogni lavoratore riceve un salario mensile, assistenza sociale e i permessi di lavoro necessari.

“Sono molte le persone con disabilità che partecipano al progetto. Ho conosciuto un uomo che ha perso la gamba in Siria ma lavora tutti i giorni, con l’appoggio degli uomini della sua squadra. Tutti lavorano mano nella mano per sollevarsi l’un l’altro e per fargli sentire che non è diverso, ma che è uno di loro,” racconta Natalie Abu-Eisheh.

Grazie al supporto di GIZ, Azione contro la Fame ha potuto tenere 120 sessioni di sensibilizzazione in materia di ambiente e il progetto di smaltimento e riciclaggio coinvolge oggi 1.000 persone di nazionalità siriana e giordana.

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