La situazione in Yemen è al limite. Attacchi aerei e di terra stanno portando la popolazione, già in condizioni disperate, allo stremo delle forze. Da una parte, la guerra fra i ribelli houthi e le truppe del presidente arabo Abd Rabbo Mansur Hadi. Dall’altra, gli attacchi aerei della coalizione guidata dall’Arabia Saudita iniziati il 26 Marzo. E’ un conflitto che coinvolge tutti. Anche l’ONU, che ha imposto un embargo sulle armi agli houthi. I quali hanno condannato la risoluzione.
E le vittime sono sempre le stesse: i civili. Metà della popolazione dello Yemen è colpita da insicurezza alimentare cronica e il conflitto sta facendo peggiorare questa situazione provocando centinaia di morti e migliaia di feriti.
Già prima dell’inizio degli attacchi dell’operazione a guida saudita denominata “Decisive Storm”, 16 milioni di yemeniti avevano bisogno di assistenza umanitaria. Di questi, 10,6 milioni avevano già necessità di assistenza alimentare. Fra questi, i bambini sotto i 5 anni sono oltre 800.000 e queste sono cifre destinate a salire. Tutte queste persone hanno bisogno di assistenza continua e sono dipendenti dagli aiuti esterni.
Gli sfollati interni, lontani dai centri abitati e dai mercati già poveri di merci, corrono un grande rischio di disidratazione e malnutrizione, e le persone più vulnerabili sono le prime vittime delle violenze e degli sfollamenti obbligati.
In questa situazione disperata, dove tutti cercano di sfuggire agli spari e ai bombardamenti, gli operatori umanitari si trovano nel mezzo della tempesta.
Non senza conseguenze.
Diversi sono infatti rimasti uccisi dall’inizio degli attacchi e molte organizzazioni umanitarie hanno dovuto far evacuare il loro staff internazionale. Anche Azione Contro la Fame ha dovuto agire in tal senso.
Alcuni operatori di ACF presenti sono stati trasferiti dallo in Yemen a Gibuti. Ma nonostante la paura e il dramma di convivere con un conflitto armato, restano in Yemen circa cento operatori umanitari per continuare ad aiutare la popolazione locale. Gli operatori già presenti nel Gibuti e quelli evacuati stanno già ricevendo i primi sfollati yemeniti. Nonostante le misure di sicurezza improntate, è comunque pericoloso operare in questi contesti. Ma è necessario, se non vogliamo che migliaia e poi milioni di persone si ritrovino senza assolutamente nulla nell’arco di pochissimo tempo.
Attualmente ACF sta distribuendo 71 tonnellate di prodotti terapeutici nel Nord del Paese. Gli operatori umanitari hanno anche distribuito razioni alimentari a bambini in stato di malnutrizione acuta grave, in vista di un inasprimento delle violenze e di una riduzione della possibilità di accedere alle popolazioni presenti. Si stanno distribuendo inoltre 36 tonnellate di alimenti terapeutici nelle zone di Aden, nel Sud del paese, dove i mercati cominciano a non avere più scorte.
Il direttore di ACF in Yemen Hajir Maalim, che è rimasto e che continua a fornire notizie aggiornate sulla situazione della popolazione e degli operatori umanitari ancora presenti, ha detto “Anche la scarsità di carburante ha un impatto diretto nei confronti dei nostri programmi e limita le attività dei nostri team”. La scarsità di carburante è infatti determinante per l’efficienza con cui gli aiuti vengono distribuiti e rappresenta anche un pericolo per l’incolumità degli operatori.
Azione Contro la Fame rinnova quindi il suo appello urgente di rispettare il diritto internazionale umanitario che garantisce la sicurezza e la sopravvivenza dei civili. Devono essere ugualmente rispettati gli operatori umanitari e deve essere permesso un corridoio umanitario per le popolazioni in stato di bisogno.