Dopo quasi quattro anni di guerra e nonostante tutti gli sforzi per porre fine allo sfollamento, alla fame e alle malattie, lo Yemen rimane il teatro della peggiore crisi umanitaria al mondo. La sofferenza inflitta agli yemeniti è interamente causata dall’uomo e continuerà a peggiorare se non vengono intraprese azioni concrete. Oggi, in occasione della 73ª Assemblea generale delle Nazioni Unite, 10 ONG tra cui Azione Contro la Fame chiedono alla comunità internazionale di premere per la fine delle violenze.
UN PAESE SULL’ORLO DELLA CARESTIA
L’ondata di combattimenti, inclusa l’escalation della violenza intorno al porto di Hodeida, mette in pericolo la vita dei civili e minaccia la fornitura di carburante, cibo e medicine al resto del Paese. Questo rischia di far precipitare lo Yemen nella crisi più nera.
- 17,8 milioni di persone, o il 60% della popolazione, non sa quando consumerà il suo prossimo pasto.
- 8,4 milioni, per la metà bambini, sono sull’orlo della carestia.
- 1 altro milione di bambini rischia di essere aggiunto a questo numero, a causa dei prezzi del cibo e del gas che continuano a salire.
La metà dei bambini yemeniti già soffre di malnutrizione cronica: non ha accesso alle sostanze nutritive di cui i loro corpi hanno bisogno per crescere, riducendo la loro capacità di apprendere e prosperare.
La malnutrizione mette direttamente in pericolo la vita delle persone, indebolendo anche il sistema immunitario. Nello Yemen, le persone muoiono a causa di malattie normalmente curabili come il colera o la polmonite. Le madri che allattano, i bambini e gli anziani sono particolarmente vulnerabili.
SONO I CIVILI CHE PAGANO IL PREZZO DI QUESTA GUERRA
Infrastrutture come mercati, ospedali, scuolabus e fabbriche continuano a essere bersaglio di attacchi da parte delle varie parti in conflitto, con impunità, come confermato dal gruppo di esperti ONU in Yemen.
1.800 scuole sono state direttamente colpite dal conflitto, di cui 1.500 sono state parzialmente o totalmente distrutte e 21 sono state occupate da gruppi armati. È un’intera generazione di bambini yemeniti che vengono sacrificati. A causa degli sfollamenti e della mancanza di sicurezza, 2 milioni di bambini non vanno a scuola: sono privati dell’istruzione, esposti alla violenza e ai rischi di sfruttamento.
PIÙ DI MEZZO MILIONE DI SFOLLATI DA GIUGNO
Oltre all’incertezza sull’accessibilità dei porti dello Yemen, in particolare a Hodeida, l’aeroporto di Sana’a è stato chiuso ai voli commerciali da agosto 2016. Ciò limita ulteriormente la mobilità del popolo yemenita. Il nuovo accordo “airbridge medical” è una buona cosa, ma è solo una piccola concessione che lascia la maggioranza degli yemeniti senza possibilità di cure mediche all’estero.
1,4 milioni di persone, 200.000 in più rispetto a febbraio 2018, vivono ancora in aree difficili da raggiungere e non possono accedere all’assistenza salvavita. L’escalation di violenze a Hodeida ha ulteriormente esacerbato la situazione spingendo centinaia di migliaia di persone a fuggire dalle loro case negli ultimi mesi, tra cui mezzo milione da Hodeida solo dal mese di giugno.
L’ECONOMIA GIÀ IN DIFFICOLTÀ CONTINUA A COLLASSARE
La recente svalutazione del ryal yemenita (YER) limita ulteriormente la capacità delle persone di acquistare cibo e medicine. Molti devono fare scelte dolorose tra i due, altri non hanno nemmeno abbastanza denaro per fare una scelta. I conflitti prolungati e il peggioramento delle condizioni economiche hanno lasciato milioni di yemeniti senza accesso ai mezzi di sostentamento e alla capacità di far fronte agli shock economici. Si stima che 1,2 milioni di dipendenti pubblici, in particolare nei governatorati settentrionali, non abbiano percepito lo stipendio abituale per più di due anni.
La comunità internazionale deve fare pressioni su tutte le parti in conflitto per:
- Rispettare gli obblighi previsti dal diritto internazionale e adottare misure immediate per prevenire e porre fine alle gravi violazioni nei confronti dei bambini;
- Fornire accesso umanitario e commerciale a beni e servizi essenziali;
- Trovare una soluzione politica pacifica, sostenibile e attuabile che coinvolga donne, giovani, gruppi di minoranza e società civile.
“Solo una soluzione politica può porre fine alla guerra e ristabilire la pace nello Yemen. Tutte le parti devono immediatamente cessare le ostilità, accettare un completo cessate il fuoco e cooperare “in buona fede” nel processo di pace avviato dall’inviato speciale delle Nazioni Unite,” ha dichiarato l’inviato speciale alle Nazioni Unite Martin Griffith.
FIRMATARI:
Action contre la Faim (ACF)
Adventist Development and Relief Agency (ADRA)
CARE
Global Communities
Islamic Relief Worldwide
Norwegian Refugee Council (NRC)
Relief International
Save the Children
War Child
ZOA