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Il Sahel e la stagione della fameIl Sahel e la stagione della fame

Il Sahel e la “Stagione della fame”: triplicate le persone a rischio di insicurezza alimentare

10 Giugno 2021

“Anche se riponiamo molta speranza nel controllo della pandemia nel Sahel, il ritorno alla normalità, la tanto attesa uscita dal tunnel, potrebbe essere compromessa dalla ‘stagione della fame’ che inizia proprio nel mese di giugno, a dimostrazione del fatto che il Covid-19 rappresenti molto più di un problema sanitario”, ha dichiarato Simone Garroni, direttore generale di Azione contro la Fame, organizzazione umanitaria internazionale specializzata nella lotta alla fame e alla malnutrizione infantile.

La “stagione della fame” – il periodo compreso tra l’esaurimento delle riserve e l’inizio del raccolto – è iniziata e, ora, va a peggiorare una situazione già drammatica, certificata da cifre mai raggiunte nel corso degli ultimi anni: 29 milioni di persone, nel Sahel, hanno bisogno di assistenza e protezione, un dato triplicato nel giro di due anni; inoltre, il numero di persone che richiedono un intervento immediato è aumentato di quasi otto volte, da 143.000 persone nel 2019 a una stima di 811.000 nel 2021.

COVID-19 E INSICUREZZA ALIMENTARE, LA DIMINUZIONE DELLA COPERTURA SANITARIA

“Rispetto alle carenze registrate negli anni scorsi, il 2021 sarà diverso e ancora più grave. Oggi, le popolazioni arrivano a questo periodo già molto indebolite fisicamente e mentalmente, perché non hanno ricevuto le necessarie consultazioni mediche “, ha dichiarato Mamadou Diop, rappresentante regionale di Azione contro la Fame in Africa occidentale.

Le misure restrittive legate alla pandemia, così come la paura del contagio e lo stigma della malattia, hanno un impatto sull’attuazione dei programmi di nutrizione, a tutti i livelli. Si è verificata l’interruzione delle catene di approvvigionamento di prodotti nutrizionali o di prevenzione, ma non solo.

“La risposta al Covid-19 è andata a scapito delle spese necessarie per altre coperture, come quelle che riguardano la malaria e il morbillo per esempio. Inoltre, la paura e le credenze delle popolazioni influenzano le campagne di vaccinazione classiche come BCG o polio”, ha aggiunto Mamadou. La pandemia è, peraltro, aggravata dall’attuale numero di sfollati interni e rifugiati: 5,3 milioni di persone.

La violenza, inoltre, provoca un “doppio problema” di accesso: da un lato, quello delle comunità ai servizi di base (assistenza sanitaria, istruzione, infrastrutture idriche e sanitarie) e, dall’altro, quello degli attori umanitari, che sono sempre più esposti alle conseguenze del conflitto e dell’insicurezza, che impediscono agli operatori di accedere laddove è necessario per aiutare le popolazioni vulnerabili.

LA STAGIONE DELLA FAME, IL CROLLO DEI MEZZI DI SUSSISTENZA

“Come possono le famiglie prepararsi alla ‘stagione magra’ quando i mesi precedenti sono stati segnati da un costante aumento del prezzo degli alimenti di base?”, si chiede Paloma Martin de Miguel, responsabile geografico del Sahel di Azione contro la Fame. L’inflazione è ora stimata a più del 10% rispetto alla media degli ultimi cinque anni.

La pandemia ha determinato un allarmante aumento dell’insicurezza alimentare con la chiusura dei mercati, il calo della produzione agricola, l’interruzione delle attività economiche delle famiglie, la riduzione o, peggio, la fine delle opportunità di lavoro formali e informali ma anche le gravi interruzioni dell’approvvigionamento e delle catene del valore. “L’analisi mostra che più della metà delle famiglie nel Sahel hanno difficoltà di accesso o non sono in grado di procurarsi cibo nutriente a prezzi accessibili”, ha concluso Martin de Miguel.

AGIRE ORA

Con l’arrivo della “stagione della fame” stiamo entrando in una situazione di elevata emergenza, che mette in pericolo la vita dei più vulnerabili, soprattutto donne, bambini sotto i cinque anni di età e anziani. Senza un intervento urgente e, soprattutto, senza finanziamenti adeguati, la situazione legata a chi vive una condizione di grave insicurezza alimentare (più di 13 milioni di persone) continuerà a peggiorare. Il numero di affamati aumenterà e più di 1,6 milioni di bambini gravemente malnutriti non saranno curati. Molti di loro potrebbero morire o subire danni mentali e fisici per tutta la vita.

AZIONE CONTRO LA FAME IN SAHEL

L’organizzazione, che nella regione ha dato vita a un “sistema di allerta precoce” capace di indirizzare i pastori verso terre adeguate e comunicare in tempo reale le zone in cui le scorte di acqua sono quasi esaurite, è presente dal 1995 in otto Paesi del sahel. Azione contro la Fame è impegnata nelle seguenti attività: la costruzione di infrastrutture idrauliche per trattenere l’acqua piovana (note come “mezzelune del deserto”), la promozione di colture più resistenti adatte anche a zone colpite dalla siccità e l’agroecologia che, insieme con la distribuzione di aiuti monetari, consentono di riattivare le economie locali, evitando così gravi crisi come quelle vissute dalla regione negli anni 2005, 2008, 2012 e 2018.

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