A pochi giorni del prevertice delle Nazioni Unite sui sistemi alimentari (UN Food Systems Pre-Summit), che si terrà a Roma dal 26 al 28 luglio, Azione Contro la Fame esprime la sua preoccupazione sulla direzione intrapresa dalla comunità internazionale.
“Mentre la FAO e molte ricerche hanno dimostrato il ruolo essenziale dell’agroecologia per rispondere alle sfide sociali, alimentari e ambientali contemporanee, gli organizzatori del summit stanno virando su una forma di ‘agricoltura high-tech’ incentrata su soluzioni che essi stessi dipingono come rivoluzionarie ma che, in realtà, sono fintamente ‘verdi’, incapaci di contrastare il fenomeno dilagante della fame nel mondo”, ha dichiarato Simone Garroni, direttore generale dell’organizzazione umanitaria internazionale specializzata nella lotta alla fame e alla malnutrizione infantile nel mondo.
“Abbiamo la sensazione – prosegue Garroni – che l’influenza dei grandi gruppi agroalimentari e tecnologici abbia dato l’illusione dell’efficacia di alcune loro proposte: OGM, digitalizzazione dell’agricoltura, carne in vitro, droni spray, agricoltura di precisione e climate-smart. Riteniamo che tali soluzioni, che peraltro hanno già dimostrato la loro inefficacia, vadano, senza mezzi termini, a scapito del diritto al cibo e dell’autosufficienza dei piccoli produttori, estendendo la presa delle multinazionali su terra, acqua, semi, generi alimentari e vegetali”.
Al contrario, l’agroecologia contadina ha dimostrato il suo valore, contribuendo in modo significativo alla riduzione della fame e della malnutrizione e sulla capacità di generare autonomia.
“Nelle fattorie familiari – ha aggiunto Garroni – le comunità locali producono più del 70% del cibo consumato nel mondo, utilizzando meno del 20% delle risorse produttive. Le pratiche miste coltura-allevamento sono molto più efficienti dal punto di vista energetico rispetto alle monocolture industriali e agli allevamenti intensivi. Inoltre, mentre pesticidi e fertilizzanti chimici devastano il suolo e la biodiversità, l’agroecologia mira a trovare una simbiosi con l’ambiente: oltre all’assenza di prodotti fitosanitari, all’uso del compost e alla ricerca della complementarità tra le specie, questa tecnica fa propri alcuni importanti parametri di gestione ecologica, come l’uso parsimonioso dell’acqua e dello spazio coltivato, la riforestazione e la lotta all’erosione”.
Peraltro, è stato ampiamente dimostrato che l’insicurezza alimentare nel mondo non sia più legata alla mancanza di produzione bensì alle crescenti disuguaglianze. In tal senso, le scelte politiche operate a livello internazionale sono, oggi, più che mai decisive per guidare l’agricoltura e i sistemi alimentari. Eppure, le “innovazioni tecnologiche” delle multinazionali agricole e alimentari e le realtà dell’agribusiness ricevono centinaia di miliardi di sostegno pubblico; al contrario, l’agroecologia è sottofinanziata.
“L’Expo 2015 ospitato sei anni fa dall’Italia – continua Garroni – ci ha ricordato che per nutrire in modo sano le popolazioni di tutti i Paesi, dovremmo tutti puntare a una più equa gestione delle risorse agricole e ittiche. Sarebbe, finalmente, l’ora di promuovere una forma di ‘sovranità alimentare’, intesa come la capacità di ogni Paese di decidere democraticamente come, e da chi, il loro cibo sia prodotto ed elaborato. Le politiche agricole e alimentari, del resto, non devono essere dettate dalla regola, considerata onnipotente, del libero scambio, che penalizza i più vulnerabili ma dall’obiettivo di eliminare la piaga della fame nel mondo e creare una società più equa”.
L’Italia, che quest’anno ospita importanti consessi internazionali, dal pre-summit di lunedì fino al G20 di ottobre, può davvero giocare, tramite il suo Governo, un ruolo di primo piano per invertire la tendenza e proporre soluzioni alla fame adatte alle popolazioni vulnerabili, facendo in modo che la comunità internazionale non ceda ancora alle sirene dell’agribusiness.
“Noi tutti ci auguriamo che l’entusiasmo contagioso espresso dagli italiani per la recente e meritata vittoria dell’Europeo di calcio non esaurisca, nel Paese, il desiderio delle sue istituzioni politiche e della società civile di una leadership anche su altre partite internazionali: la partita della lotta alla fame, per esempio, non rappresenta un campionato inferiore ma una finale da vincere a tutti i costi per il benessere dell’umanità – ha concluso Garroni -. Chiediamo al Governo Draghi di mettere sul tavolo proposte capaci di incidere, nel lungo termine, sulla resilienza delle popolazioni più vulnerabili, puntando sulla valorizzazione di sistemi innovativi e di successo, come appunto l’agroecologia, e sulla valorizzazione dei sistemi alimentari locali, per una trasformazione sostenibile ed equa”.