Di un’operatrice umanitaria di Azione Contro la Fame a Gaza
Sono un’operatrice umanitaria con Azione Contro la Fame nei Territori Palestinesi Occupati. Per ragioni di sicurezza non posso rivelare il mio vero nome. Ma, in questa Giornata Internazionale della Donna, voglio raccontare la resilienza e la forza delle donne di Gaza, un popolo ferito che continua a lottare.
La vita a Gaza tra distruzione e speranza
Conosco bene questa terra. Vivo a Gaza da quasi due anni e, dall’inizio del conflitto, sono riuscita a entrare nella Striscia cinque volte. L’ultima volta è stata a gennaio 2025, dopo l’inizio del cessate il fuoco. Sono passata attraverso il valico di Kerem Shalom con una valigia pronta per sopravvivere tre settimane. Qui bisogna portare con sé tutto: il necessario per l’igiene, vestiti, cibo.
La vita a Gaza somiglia a un film apocalittico, con edifici distrutti e macerie ovunque.
Questa volta, rispetto ai mesi precedenti, ho percepito un cambiamento: la tensione è diminuita e nell’aria si respira una speranza cauta. Il panorama, però, resta devastante: famiglie senza casa, persone che hanno perso tutto. La ricostruzione sarà lunga e difficile.
Le donne di Gaza: simbolo di resilienza
Eppure, nonostante tutto, la vita continua. Ho visto persone tornare nelle loro case distrutte. Moltissime donne, di tutte le età, darsi da fare. Scavare con le mani tra le macerie, cercare qualcosa di riutilizzabile. Dedicano tempo, fatica e le poche risorse rimaste per ricostruire.
Questo atto di resistenza è ciò che mi dà forza.
Sono tornata a trovare una madre che aveva partecipato a uno dei progetti di Azione Contro la Fame. Nonostante la mancanza di materie prima e gas, è riuscita a mantenere viva la tradizione della panetteria di famiglia. Suo figlio aveva questo sogno, ma è stata lei ad avere la visione e la forza per portarlo avanti. Il suo è solo un esempio di come le donne siano pilastri fondamentali delle loro comunità.
L’impegno di Azione Contro la Fame a Gaza
Lavoro in Azione Contro la Fame, qui con le mie colleghe e i miei colleghi siamo impegnati a fornire aiuti essenziali alla popolazione di Gaza. Distribuiamo acqua, cibo, kit igienici e tende, ma il nostro lavoro va oltre la semplice assistenza.
Qui lavoriamo per trovare soluzioni a lungo termine, come la riabilitazione di pozzi e dei sistemi sanitari.
Nel nord di Gaza, lavoriamo per ripristinare i servizi essenziali, permettendo alla popolazione di ritrovare una parvenza di normalità. Ripariamo tubature, riabilitiamo pozzi, garantiamo l’accesso all’acqua potabile.
Ci diamo da fare. Ma non è abbastanza: le necessità sono ancora enormi. Le famiglie vivono in tende che non riescono a proteggere da pioggia e freddo. La mancanza di servizi igienici, l’assenza di servizi sanitari adeguati, l’acqua contaminata minacciano la salute della popolazione. La situazione peggiora con le piogge e il gelo, che allagano i campi e diffondono malattie.
La forza della solidarietà
Nonostante le difficoltà, siamo qui e lavoriamo instancabilmente. Molte persone hanno perso tutto, ma non si arrendono. La loro dedizione e il loro coraggio sono per me una fonte di ispirazione.
Come donna operatrice umanitaria, sono orgogliosa di far parte di questo team. Credo fermamente che le donne abbiano un ruolo essenziale nel lavoro umanitario: portano una prospettiva diversa, una sensibilità speciale e una grande empatia.
A Gaza, ho incontrato donne straordinarie, donne che hanno perso tutto ma continuano a lottare per le loro famiglie e comunità. Sono forti, resilienti, piene di speranza. Il loro esempio mi tocca profondamente e mi motiva a continuare.
Oggi, nella Giornata Internazionale della Donna, voglio rendere omaggio a tutte loro.
La loro solidarietà e determinazione ci danno la forza di andare avanti.
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