La Somalia è in uno stato di pre-carestia. Il Paese è esposto a una grave siccità e a conflitti violenti da parte di gruppi armati, che lo stanno portando verso una pericolosa crisi alimentare. Nel 2011, quando la carestia è stata ufficialmente dichiarata in condizioni simili, il mondo è stato troppo lento a rispondere e più di 250.000 persone hanno perso la vita.
“Negli ultimi mesi tutti i segnali ci hanno avvertito di una catastrofe imminente. Dobbiamo agire ora. C’è ancora tempo per evitare il peggio a queste famiglie, distribuendo immediatamente aiuti su larga scala”, ha detto il direttore regionale delle operazioni di Azione Contro la Fame, Hajir Maalim.
Oggi 3 milioni di persone, un quarto della popolazione della Somalia, stanno soffrendo un’acuta carenza di cibo, a livelli di crisi o di emergenza, e i tassi di malnutrizione tra i bambini sono molto alti.
Quasi la metà della popolazione, 6.2 milioni di persone, richiedono assistenza umanitaria. Il governo centrale sta lottando per garantire una rete di sicurezza e cibo per le famiglie più vulnerabili. Il neo-eletto Presidente Mohamed Abdullahi Mohamed ha dichiarato la siccità un disastro nazionale.
PERSONE E ANIMALI DIPENDONO DAlla PIOGGIA PER sopravvivere
Se le piogge mancano stagione dopo stagione, le colture muoiono, gli animali muoiono, le persone muoiono. Comunità dipendenti dall’agricoltura e dall’allevamento sono state lasciate senza cibo e senza reddito. L’aumento dei prezzi per il cibo e altri beni di prima necessità continuano a impoverire le famiglie e a mettere a repentaglio la loro capacità di soddisfare le esigenze di sopravvivenza quotidiana.
Le famiglie hanno visto il loro bestiame indebolirsi e morire. Gli animali sopravvissuti sono deboli e sottili, il che rende difficile venderli ad un prezzo accettabile (e questo quando riescono ad essere venduti). Pochi mesi fa, una capra poteva essere venduta al mercato per circa 40 dollari, oggi per 15.
L’ACQUA È SCARSA E SEMPRE PIÙ COSTOSa
Come le fonti d’acqua si prosciugano, le condizioni igieniche peggiorano e il rischio di contrarre malattie mortali causate dall’acqua sporca, come diarrea o colera, aumenta. I nostri team hanno già segnalato 40 morti in un villaggio. In alcune zone, gli abitanti si sono riuniti insieme e hanno messo in comune i loro magri risparmi per comprare un camion d’acqua, ma i fondi scarseggiano. Con una media di 5,20 dollari per 200 litri, il costo dell’acqua è quadruplicato con la siccità. Per la maggior parte delle persone colpite, che vivono in condizioni di povertà con meno di 1 dollaro al giorno, un costo simili per uno dei bisogni fondamentali dell’uomo è enorme.
LE NOSTRE PRIORITÀ
Azione Contro la Fame è presente in Somalia dal 1992, con un team di 160 persone che lavora in cinque aree del Paese.
Stiamo spostando molti dei nostri programmi esistenti in modalità di risposta rapida, fornendo cibo di emergenza, distribuendo forniture di acqua potabile e migliorando i servizi igienico-sanitari per evitare focolai di malattie. La nostra priorità è quella di fornire un trattamento salvavita ai bambini gravemente malnutriti, proteggere la salute delle gestanti e delle madri che allattano. Nelle prossime settimane, il nostro obiettivo è di raggiungere 30.000 persone con screening di emergenza e trattamenti per la malnutrizione acuta grave.
Il nostro obiettivo è di aumentare la nostra risposta per raggiungere più aree e soddisfare le esigenze urgenti delle popolazioni più vulnerabili vicino alle loro case. Siamo pronti ad aiutare oltre 200.000 persone nelle prossime settimane. In alcune aree all’interno della Somalia, Azione Contro la Fame è l’unica organizzazione che fornisce assistenza alle comunità.
“NON ABBIAMO PIÙ ACQUA, ABBIAMO BISOGNO DI AIUTO”: RISPONDERE ALL’emergenza
Il conflitto in corso, che ha contribuito a innescare questo stato di pre-carestia, impedisce anche all’assistenza umanitaria di raggiungere le persone bisognose. Il conflitto e l’insicurezza mettono gli operatori umanitari e – altre persone che forniscono aiuto – in pericolo. Gli attori umanitari non possono salvare vite e alleviare sofferenze, senza un accesso sicuro e incondizionato ai civili in difficoltà.
Ayan ha 50 anni e vive nel villaggio di Qarhis. Ci ha detto: “Io mando un messaggio a tutti coloro che possono sentire la mia voce. Non abbiamo più una fattoria né l’accesso al mare per pescare. Non abbiamo più acqua. I nostri cammelli e le nostre capre stanno morendo. Abbiamo bisogno di aiuto.”