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COVID19: in Pakistan e Afghanistan, emergenza sanitaria e crisi alimentare

4 Luglio 2020

A causa delle misure di blocco, l’aumento dei prezzi aggrava ulteriormente l’accesso al cibo delle famiglie vulnerabili che già vivono al di sotto della soglia di povertà

 

Azione contro la Fame esprime la sua preoccupazione per la minaccia della fame, aggravata dalla pandemia di Covid-19, che incombe sulle popolazioni vulnerabili di Afghanistan e Pakistan già indebolite da conflitti, cambiamenti climatici e povertà. 

Mentre la crisi sanitaria nella regione si sta rapidamente intensificando con oltre 30.000 casi confermati in Afghanistan e oltre 200.000 registrati in Pakistan, l’organizzazione, impegnata nella lotta alla malnutrizione nell’area, chiede uno sforzo ulteriore e immediato per assistere e proteggere donne, uomini e bambini. 

Occorre una risposta integrata

“Quella di Covid-19 è una crisi di lunga durata che necessita di una risposta integrata – ha dichiarato Simone Garroni, direttore generale di Azione contro la Fame. Alla luce della fine dei blocchi e della difficoltà di garantire il distanziamento sociale, occorre favorire l’adozione di politiche chiare che considerino le conseguenze economiche e sanitarie della pandemia. Quanto sta accadendo in Pakistan è molto simile alla situazione vissuta in Europa nel mese di marzo”. 

Azione contro la Fame, in particolare, si rivolge ai donatori e alle istituzioni nazionali e internazionali affinché si impegnino a fornire mezzi adeguati e strategie a lungo termine utili per la lotta contro la pandemia. In Afghanistan e Pakistan, con un aumento del numero dei contagi, occorre sostenere le comunità locali in considerazione dell’allentamento o, addirittura, della revoca delle misure promosse per contenere la pandemia, che espongono le popolazioni inevitabili rischi per la salute.

“In Afghanistan, nonostante siano state revocate le misure di blocco, abbiamo rilevato una diminuzione del numero di persone in cerca di aiuto nei nostri centri sanitari, principalmente a causa della paura di incrociare persone contagiate – ha aggiunto il direttore di Azione contro la Fame in Afghanistan. Poiché questa tendenza avrà gravi ripercussioni e conseguenze a lungo termine, dovremo passare da un approccio di risposta d’emergenza a breve termine a nuovi modi di operare”. 

A causa delle chiusure delle frontiere e delle misure di blocco, l’aumento dei prezzi nella regione aggrava, ulteriormente, l’accesso al cibo delle famiglie vulnerabili, che già vivono al di sotto della soglia di povertà. Solo in Pakistan, i prezzi di grano e farina di grano hanno subito, rispettivamente, un incremento del 4,9% e dell’8,4%. L’Afghanistan ha, addirittura, assistito ad aumenti tra il 10 e il 20%, con un impatto negativo sul potere d’acquisto di lavoratori occasionali e agricoltori. Ma non solo: oltre alle difficoltà di accesso al cibo legate agli effetti del Covid-19, un’altra emergenza rischia di aggravare la situazione, cioè l’impossibilità di effettuare test nelle aree rurali dei due Paesi

Azione contro la Fame in Pakistan

Dall’inizio della pandemia, nonostante le misure di blocco promosse dalle autorità locali, 68.876 bambini gravemente malnutriti hanno ricevuto le cure necessarie. L’organizzazione opera a Sindh, la seconda più grande provincia per produzione alimentare del Paese: qui il 46% dei bambini è affetto da rachitismo il 23% soffre di deperimento. I siti terapeutici ambulatoriali e i centri di stabilizzazione operano ancora in otto distretti della regione, offrendo, ogni giorno, alle popolazioni “attività salvavita”. 

Azione contro la Fame in Afghanistan

In Afghanistan, dove quasi 10 milioni di persone vivono una condizione di insicurezza alimentare grave, Azione contro la Fame continua a promuovere i suoi programmi in tema di salute e nutrizione. Le violenze continuano a rappresentare una minaccia non solo per la sicurezza delle comunità, ma anche per la salute pubblica, in quanto potrebbero ostacolare il rilevamento di malattie e, contestualmente, la fornitura delle cure mediche necessarie. Dall’inizio della pandemia nel mese marzo, 9.469 bambini malnutriti hanno ricevuto cure. L’organizzazione, inoltre, lavora nelle comunità di quattro province diffondendo informazioni sulla prevenzione ai contagi e promuovendo sessioni di sensibilizzazione sul lavaggio delle mani. Infine, ha avviato un percorso di comunicazione di buone pratiche coinvolgendo le radio e i mullah locali, per incoraggiare le comunità a rivolgersi alle strutture sanitarie in sicurezza. 

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