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Il COVID19 in America Latina creerà 29 milioni di nuovi poveri

28 Maggio 2020

L’impatto su un’area in cui una persona su tre già viveva una condizione di insicurezza alimentare e che ora rischia di patire gli effetti della più grave crisi dell’ultimo secolo

L’America Latina, oggi, ha più paura della fame determinata dal coronavirus che della pandemia stessa. Gli effetti dell’emergenza-Covid creeranno in questa area 29 milioni di nuovi poveri. 

“In una regione in cui una persona su tre viveva una condizione di insicurezza alimentare già prima della comparsa dei primi casi di Covid-19, la contrazione del 5% dell’economia e l’aumento di oltre 11 punti del tasso di disoccupazione, secondo un recente rapporto redatto dalla Commissione economica per l’America Latina e i Caraibi, renderà quella attuale la più grave crisi dell’ultimo secolo”, hanno dichiarato Simone Garroni e Benedetta Lettera, rispettivamente direttore generale e responsabile geografico dell’America Latina di Azione contro la Fame

Perù

Qui, per esempio, le limitazioni agli spostamenti e la chiusura dei confini hanno esercitato un impatto negativo sulle comunità locali e sulla loro capacità di alimentarsi: “A Lima, i mercati ambulanti non hanno tardato a riattivarsi dopo oltre 40 giorni di lockdown e, già oggi, non si rispetta più il distanziamento sociale obbligatorio”, ha aggiunto América Arias, direttrice nazionale di Azione contro la Fame in Perù, dove sono stati rilevati 88.000 casi di COVID19.

Nel Paese, peraltro, sta prendendo forma anche una sorta di “sfollamento interno”: 165.000 persone, infatti, hanno richiesto un trasferimento al Governo per ragioni umanitarie. Il loro obiettivo è quello di lasciare la capitale e rientrare nelle città di origine per far fronte alla perdita del lavoro e all’impossibilità di mantenersi. “In questo momento, gruppi di persone transitano sui cigli delle strade principali del Paese in attesa di un mezzo di trasporto. Sono già stati segnalati casi di minori deceduti durante i viaggi, nonché incidenti mortali”, ha spiegato Arias.

Colombia

Dalla Colombia, il direttore nazionale di Azione contro la Fame, John Orlando, ha manifestato la sua preoccupazione per le centinaia di venezuelani che stanno cercando di rientrare nel proprio Paese: “Gli autobus arrivano da diverse zone fino alle aree di confine come, Norte de Santander, e in queste circostanze è fondamentale garantire dispositivi di protezione per ridurre al minimo il rischio di contagio”. Desta preoccupazione anche la situazione vissuta dalle popolazioni indigene nella regione amazzonica e, in particolare, nella città di Leticia. 

Guatemala

In Guatemala, dove lo stato di emergenza è stato esteso fino al prossimo 4 giugno, l’allarme riguarda la mancanza di una concreta capacità diagnostica e il crescente fenomeno del rientro dei migranti. “Alla debolezza strutturale di uno dei sistemi sanitari più fragili dell’America Latina (13 medici e infermieri per ogni 10.000 abitanti, ndr) si aggiunge anche una incertezza economica che riguarda oltre il 70% della popolazione priva di una occupazione e di ammortizzatori sociali e che, di fatto, dipende dai guadagni giornalieri del proprio lavoro”, ha affermato Miguel Ángel García, direttore nazionale di Azione contro la Fame in America centrale. In considerazione della impossibilità di disporre di un reddito adeguato, è lecito attendersi, purtroppo, anche un aumento della malnutrizione infantile, che ha già colpito la metà dei bambini al di sotto dei cinque anni nel Paese prima della pandemia.

La preoccupazione socioeconomica e sanitaria è importante tanto quanto quella che riguarda le criticità connesse all’immigrazione: “L’invio di denaro dai migranti guatemaltechi all’estero diminuirà di almeno il 25% e tanto più le famiglie avranno bisogno. Inoltre, i governi degli Stati Uniti e del Messico hanno continuato a trasferire, in Guatemala, migranti detenuti ai loro confini senza effettuare i necessari controlli sanitari. Ciò ha causato il rientro di migranti affetti da Covid-19, in un momento in cui il sistema sanitario è sottoposto a forti pressioni”, ha aggiunto García.

Il piano di Azione contro la Fame

Le esigenze delle popolazioni in America Latina sono diverse, pertanto Azione contro la Fame ha adattato una risposta adeguata a ciascun Paese. In Perù, il team dell’organizzazione, in collaborazione con realtà peruviane e venezuelane, ha dato vita a una rete di coordinamento che, ad oggi, ha distribuito 40.000 chili di cibo donato dal settore privato e dalle istituzioni del Perù. Inoltre, sta lavorando con il Ministero della Salute sul versante della prevenzione dei contagi attraverso campagne di sensibilizzazione e donazioni di dispositivi di protezione e prodotti per l’igiene.

In Colombia, Azione contro la Fame ha attuato una intensa attività di distribuzione di cibo e continua a seguire, attentamente, lo stato nutrizionale dei bambini nelle aree di confine. È anche attiva nell’ambito della promozione di azioni finalizzate a generare consapevolezza in tema di igiene, fornendo kit in quartieri altamente popolati all’interno delle aree urbane, come nella città di Bogotá. Opera, infine, in stretta collaborazione con gli enti locali nel quadro di attività di igienizzazione a supporto delle strutture sanitarie, come nel caso della città di Soacha, nel dipartimento di Cundinamarca.

In Guatemala e Nicaragua è impegnata nella distribuzione di alimenti e nella fornitura di kit-igiene. La formazione per l’igienizzazione delle strutture sanitarie, nonché la promozione dei protocolli di cura e prevenzione e la consegna di cibo, sono ulteriori iniziative promosse dall’organizzazione.

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